Dopo la storia, il teatro e l’arte, che sono stati al centro degli appuntamenti delle scorse settimane, l’ultima conferenza del ciclo di lezioni organizzate dall’Associazione Musicale Maggio della Musica, in collaborazione con il Polo Museale Partenopeo, ha visto la presenza del filosofo napoletano Aldo Masullo. Il pensatore ha tratteggiato, anzi pennellato, come egli stesso ha simpaticamente detto, la Napoli barocca attraversando con grande chiarezza espositiva e con un fascino senza eguali, le evoluzioni del pensiero che hanno caratterizzato questo periodo storico. Napoli è stata descritta e raccontata attraverso le correnti e le accademie che hanno rappresentato il punto di snodo di movimenti culturali e di pensiero che hanno avuto in Europa un respiro di grande rilievo. Il tema del Barocco a Napoli mette in gioco la stessa idea di questo periodo storico che rappresenta un momento di passaggio dal Rinascimento all’Illuminismo. Un periodo di crisi che ha rappresentato un momento prezioso per il coraggio che si ha dato alle menti di affrontare il mare aperto della conoscenza. Il Barocco comincia con il crepuscolo del ‘500 e termina con la nascita dell’Illuminismo, ma una data di grande importanza è quella del 17 febbraio del 1600, quando fu messo al rogo Giordano Bruno, colui che ha voluto rovesciare una visione del mondo aristotelicamente concepita, che rivoluzionò una cultura sommersa dalla negativit  di una concezione troppo spesso dogmatica e statica, dominata dal formalismo.

Il pensiero di Masullo passa dalla filosofia all’arte incontrando la pittura di Caravaggio: “Caravaggio e Bruno sono gli indicatori di questa nuova cultura che andr  sotto il nome di Barocco”. “Io penso senza nessuna accezione negativa – che il Barocco sia un grande frullatore dentro il quale le forme nobili vengono macerate e ricomposte in nuove figure. Napoli ancora una volta mostra una grande sensibilit  verso la cultura europea. Un grande centro che riceve e riflette i fasci di luce che provengono da altre realt  culturali”.

Il filosofo cita dei passi da “Lo Spaccio de la Bestia Triunfante” di Giordano Bruno accostandoli ai versi dell'”Adone” G. B. Marino, per dimostrare lo scendere nelle minuziosit  della vita quotidiana per obbedire ad un principio filosofico per il quale la realt  è una molteplicit  di momenti tutti degni di essere considerati. Il mondo non è un’architettura perfetta, ma una molteplicit  di valori unici e irripetibili.

Il pensiero napoletano del secolo decimosettimo si collega a queste idee come laboratorio di pensieri e filosofie. Napoli all’epoca era un grande centro di cultura. Era un fulcro di idee non chiuso nelle beghe del provincialismo locale, ma la citt  riceve e riflette grandi linee culturali provenienti dalla Francia e dall’Inghilterra.

Nasce nel 1663, nel pieno del processo di trasformazione del Barocco, l’Accademia degli Investiganti, un luogo di ricerca e di studio dove le intelligenze possono fecondarsi e approfondirsi, quello che dovrebbe essere oggi una universit  moderna. Esponente di spicco e uno dei fondatori principali di questa Accademia è Tommaso Cornelio, vivo sostenitore di Cartesio. Senza dimenticare l’atomismo di Hobbes. Le contaminazioni di queste scuole di pensiero fonderanno la scienza moderna, giungendo fino alla nascita, nel 1623, del “Saggiatore” di Galilei. Ma una ricerca militante ha bisogno di un quadro ideologico libero e stabile.

In fondo il Barocco macera le grandi ideologie precedenti e aiuta a restituire alla filosofia la sua libert  e intraprendenza traghettando il pensiero dell’uomo.

La libert  non è un concetto astratto, ma la risposta alle occasioni che il mondo ci pone. G.B. Vico gi  si proietta al mondo nuovo e moderno e come il Barocco è passato dall’ antico al futuro scoprendo che il vero destino dell’uomo non è guardare al prima, ma osservare il presente, il fenomeno. Presente come proiezione verso il futuro. L’uomo è avventura è un Ulisse e non può fermarsi alle colonne d’Ercole.

La nostra dimensione umana è una prospettiva, un’apertura al futuro: mentre noi crediamo di essere nel presente, infatti, gi  siamo proiettati verso il nuovo, anzi gi  siamo nel futuro. un principio fermo, che neppure le tecnologie- afferma Masullo- hanno potuto intaccare.

Nella foto, Aldo Masullo

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