Connessioni Mediterranee, cultura e arte contemporanea per l’integrazione dei popoli dell’area mediterranea. Si è tenuto a Napoli, a cura di Cidac Associazione Citt  d’Arte e Cultura, nella suggestiva cornice del Convento di San Domenico Maggiore, il convegno concentrato to sul tema con sguardo al patrimonio culturale e alle arti contemporanee nei processi per l’integrazione dei popoli e dell’area mediterranea.
Un’iniziativa sorta all’interno del Forum delle Culture che mette a confronto le esperienze e le competenze di direttori di alcuni musei di arte contemporanea con studiosi e curatori.
Il convegno si è aperto con l’intervento dell’assessore alla cultura e al turismo di Napoli, Gaetano Daniele, che ha sottolineato come lo spirito dell’iniziativa incroci l’attuale vitalit  di Napoli nell’ambito dell’arte contemporanea.
A nostro modesto parere la vitalit  artistica tout court, non ce ne voglia l’assessore, incontra spesso difficolt  a continuare una propria operazione di resilienza ed affermazione sul nostro territorio. Di certo ci sembra assolutamente condivisibile l’invito, in un momento in cui le diversit  sembrano essere solo fonte di attriti e conflitti, a renderle invece fonte di conoscenza.
L’intervento di Daniele Pitteri, Commissario Fondazione Forum, ha illustrato l’idea di creare reti tra Napoli ed altre realt , da cui per esempio la collaborazione tra Napoli ed Expo. Secondo Pitteri il Mediterraneo, che oggi sembra non essere altro che un luogo geografico, può trarre dalle arti contemporanee nuova linfa vitale. Esse possono diventare, infatti, motori di nuovi processi aggreganti basati su una poetica più dinamica delle relazioni. E con il Forum delle Culture si cerca, a detta di Pitteri, di portare proprio le pratiche culturali nelle pratiche della quotidianit .
Sul ruolo dei musei dedicati all’arte contemporanea si è soffermato Ledo Prato, segretario generale Associazione delle Citt  d’arte e Cultura (CIDAC). Spesso, infatti, i musei dedicati all’arte contemporanea sono riusciti ad aiutare la citt  a rigenerarsi, ridefinirsi, basti pensare a citt  come Bilbao o Marsiglia, dove le politiche di sostegno all’arte contemporanea le hanno ricollocate a livello internazionale. Sarebbe auspicabile, quindi, collocare questo tipo di esperimento in un contesto mediterraneo più ampio.

Molto interessante l’intervento del professor Ludovico Solima, professore di Economia e Gestione degli Enti Culturali.
Una panoramica sul mondo dei “numeri” che fornisce molti spunti interessanti. Partendo dalla definizione di museo come attore dello sviluppo locale e dei percorsi di rigenerazione urbana e protagonista del dialogo interculturale e dei processi di integrazione sociale, i numeri sui quali è interessante soffermarsi sono questi
Quasi dei musei di arte contemporanea si trova nel centro Nord Italia.
Circa 2/3 sono di origine pubblica con una forte componente comunale.
Il 70% è stato aperto negli ultimi 20 anni.
Alla luce di questi dati, le parole di Andrea Viliani, direttore del Madre, da un lato infondono ottimismo, quando si soffermano sulle attivit  e sul riscontro di pubblico del Madre a Napoli, dall’altro decisamente meno quando sottolinea la difficolt  economica che i comuni (e quindi i musei da essi dipendenti) affrontano a causa del patto di stabilit , o quando ricorda che non esiste una informazione esaustiva sull’offerta culturale del distretto d’arte contemporanea.

A nostro avviso, basta solo questo per pensare che Bilbao e Marsiglia siano più lontane di quanto sembri
e che fare del Mediterraneo uno strumento di connessione non è solo auspicabile ma necessario.

In foto, un momento del convegno

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