La strada dei Tribunali, a Napoli, è uno dei tanti palcoscenici del mondo. Si potrebbe stare immobili, semplicemente ad assistere allo spettacolo di gente che va e che viene, che urla, suona, canta e sbraita; in una cornice d’architetture del passato, pareti dove sono scivolati i secoli come l’acqua della pioggia scivola e terge i marmi dell’antichit .

Il palazzo più antico in questa strada – che ricalca in superficie il sepolto decumano maggiore dell’et  romana – è quell’edificio dal largo porticato dell’et  ducale. E’ indicato come Palazzo dell’Imperatore di Costantinopoli, perch in origine appartenuto a Filippo II di Valois, fratello del re Roberto d’Angiò (1278-1343) e figlio del re Carlo II d’Angiò (1248-1309), un principe che acquis "maritali nomine" questo titolo imperiale, per aver sposato Caterina, figlia del ricco Baldovino II imperatore di Costantinopoli. Il palazzo fu ereditato dal loro figlio Luigi, principe di Taranto, per poi passare nel periodo aragonese alla Casa Cicinello, principe di Cursi, imparentati con gli Acquaviva d’Aragona, come testimonia uno splendido stemma marmoreo sulla parete nel cortile.

In una delle botteghe di questo palazzo, al numero 341, è la galleria-laboratorio di due giovanissime artiste, che nell’arco di dieci anni hanno portato in giro per il mondo, alto il nome di Napoli. Sono Anna e Rosaria Corcione, due sorelle che vivono insieme un’avventura artistica molto singolare, sono complementari, la prima si occupa della pittura, la seconda della scultura. Riescono a far rivivere il gusto del passato attraverso la terracotta, il gesso, il legno, il metallo anche prezioso e molti altri materiali. bene chiarire che non ci troviamo di fronte ad un semplice fenomeno d’artigianato, anche perch le due giovani sorelle hanno alle spalle studi accademici e storico artistici. Le loro realizzazioni sono precedute da uno studio che definirei filologico. Realizzano oggetti che partono dal semplice pastore d’ascendenza settecentesca, per poi giungere ad una statua o a un bassorilievo, ma anche oggetti più minuti, compositi e d’oreficeria.

assai curioso il loro atelier, non facilmente definibile. una galleria, ma anche uno studio e un laboratorio. Forse hanno inventato un nuovo modo di fare arte, dove la creativit  dei napoletani gioca un ruolo fondamentale. I loro pastori sono realizzati avendo fede all’arte del Settecento napoletano. La loro arte creativa è ben lontana dalla mera formazione di bottega. Innamorate della scultura classica, si aggiornano attraverso la frequenza a corsi di restauro, sia su terracotta, sia su tessuto, portando con le loro opere Napoli nel mondo.

L’arte contemporanea si veste d’antico

di Riccardo Aldobrandini

Anna e Rosaria Corcione sono da dieci anni nel mondo dell’arte. Un’arte contemporanea con le forme e il gusto dell’antico.

Come mai da artiste contemporanee, formate nella scuola, avete deciso di virare verso lidi classici?
Abbiamo guardato un attimo indietro, pensando che con il nostro tipo di cultura potessimo guardare a ritroso realizzando oggetti d’arte classica. Un oggetto d’artigianato pensato con l’occhio dell’artista diventa un’opera d’arte, perch gli è impresso un significato. Tutto quello che noi realizziamo ha un significato che noi gli abbiamo impresso, si tratta di un’installazione contemporanea o di allestimento presepiale o scultura affine.

In cosa consiste la vostra produzione artistica?
Il nostro lavoro prevede l’emozione di fronte alla scultura, ne siamo profondamente innamorate. una cosa che dovrebbero avere tutte le persone che fanno arte, in modo da affrontare l’esecuzione di un’opera d’arte tenendo conto dell’insegnamento dei maestri del passato. dal patrimonio artistico che si è sedimentato nei secoli che traiamo le forme per la nostra arte.

Che cosa volete esprimere con le vostre opere?
Cerchiamo di raccontare la nostra storia, i nostri sentimenti, il nostro stato d’animo. Ad esempio, la scultura di una figura installata sul plexiglas, di primo acchito potrebbe dare l’impressione di un reperto antico per la sua particolare lavorazione, invece si può scorgere in essa un forte messaggio moderno, che conduce al crollo, alla decadenza, alla morte, quindi che denuncia i mali dell’et  contemporanea, ma anche i caratteri del bello, deviati dal tempo. questo il metodo seguito per tante altre opere, come per la significativa installazione "Forens fotos", un’opera esposta al nuovo Museo Diocesano di Donnaregina. Si tratta di una scultura realizzata nel 2007 per una mostra personale a Castel Nuovo. Rappresenta una figura di sembianze umane a frammenti che vuole significare il passaggio tra una condizione all’altra della vita, in cui si possono riconoscere tutti gli spettatori.

Quali tipi di restauro vi sentite di affrontare?
Affrontiamo un tipo di restauro consono ai nostri studi. capitato di eseguire restauri sia integrativi sia conservativi d’opere del Cinque-Seicento, ma anche di picco            6                  «    oè è á«sptLlibrined dd dpG7e:EèHlèNO» OJe
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Tra i vostri committenti vi sono anche collezionisti d’opere contemporanee nel senso avveniristico del termine?
Certo, perch i nostri lavori, anche quelli classici, sono visti come opere d’arte contemporanea. Questo accade perch realizziamo cose che sono sia classiche sia moderne, però percepite come contemporanee. In ogni nostra opera c’è un segno che le rende riconoscibili. Un segno che può essere la particolare modalit  di utilizzare la materia, oppure gli innesti, o altro ancora.

Qui vedo un angelo non ancora finito. Con quali materiali ha preso corpo?
stato realizzato in terracotta, stucchi per modellatori, tessuti quali canapa, garze, gesso con diversi altri materiali. colorato con pigmenti, gli stessi che erano utilizzati nel Settecento.

Come siete giunte alla determinazione di fare gioielli?
Sono vari anni che studiamo la cultura del nostro paese, quindi il culto, i miti e la spiritualit , ben riconoscibili nelle opere realizzate quali "Coreus", "Terapia dell’anima" e "Rostra napoletana". Il nostro è innanzi tutto un laboratorio d’idee. Partiamo dai disegni preliminari, a cui seguono la progettazione e la realizzazione. Questo che le mostro è l’antico talismano "Uroboros", è un simbolo rivisitato e rappresentato in chiave moderna, in argento lavorato a mano con diamanti incastonati; può essere utilizzato per una collana, una spilla, insomma lo predisponiamo con agganci diversi. La maggior parte dei nostri gioielli è realizzata con dei materiali ricchi, diamanti, oro, argento, rubini, pietre preziose, tutto associato all’argilla e alla terracotta, materiali poveri che se lavorati e modellati diventano anch’essi materiali ricchi e in grado di conferire al gioiello una valenza artistica.

Ora, qual è l’opera che state realizzando?
Stiamo modellando un altorilievo interamente in terracotta, che occupa un quadrato di un metro e venti centimetri di lato. Rappresenta la scena della "Sacra famiglia", che sar  collocata sulla facciata di un edificio pubblico in costruzione a Como. frutto della scelta dell’architetto progettista che ha voluto l’inserimento d’opere di vari artisti italiani. stato per noi emozionante e ci ha riempito di soddisfazione poter partecipare artisticamente da napoletane ad un lavoro esposto in via definitiva nel nord d’Italia.

Com’è che la scelta è caduta su di voi?
Perch ormai siamo abbastanza conosciute, anche grazie alla nostra partecipazione alla mostra d’arte contemporanea "Il giallo di Napoli", per la quale il curatore Jean Nol Schifano ha selezionato cento artisti in tutto il mondo. Dalla gipsoteca dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, la nostra opera "Salva" è stata trasferita alla sede centrale dell’evento a Castel dell’Ovo. da allora che un pubblico più vasto ha avuto modo di conoscere le nostre opere.

Siete state presenti anche all’estero?
Certo, in Messico al "Forum mondiale delle culture" abbiamo rappresentato l’artigianato artistico campano. Seduti insieme con altre persone che venivano dalla Francia, dalla Spagna, ecc., ci chiedevano delle difficolt  di Napoli; noi rispondevamo con un sorriso, dicendo che noi rappresentavamo la parte positiva, senza lamentarci. Crediamo che sia inutile dire quello che si potrebbe fare, molto meglio raccontare quello che si fa. L’anno scorso a Parigi ci fu uno scambio culturale con Napoli e noi portammo le nostre opere nelle quali i parigini leggevano i segni e i caratteri di Napoli. Ci piace portare in giro per il mondo, la cultura di una Napoli sana con le sue profonde radici storiche.

Sembra di capire che voi due siete artiste contemporanee rivolte al passato. cos?
Gli artisti contemporanei veri hanno sempre guardato al passato. L’artista svolge un ruolo sociale, deve raccontare attraverso le sue opere anche quello che succede nell’epoca sua. Lo può fare solo se ha la consapevolezza di un passato. In Messico abbiamo portato degli angeli multietnici, esprimendo la pluralit  delle razze nel verso del mondo attuale.

Qual è il prossimo evento a cui parteciperete?
Nel prossimo Luglio le nostre sculture saliranno sul palcoscenico. Il regista Giancarlo Cauteruccio, direttore artistico del teatro fiorentino di Scandicci, ci ha coinvolto in una rassegna teatrale; dove, insieme al cantastorie Peppe Voltarelli, si affronta il tema dell’immigrazione. Il titolo dello spettacolo è "Parole scolpite".

Nella foto sopra, una scultura delle sorelle Corcione. In basso (nello scatto di Maria Volpe Prignano) le due artiste al lavoro

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