Il tempo nella storia è un susseguirsi di eventi concatenati tra loro, scandisce la vita e rappresenta le vite di ognuno. Ed è il tempo la cifra predominante di Baara, film di Giuseppe Tornatore, presentato alla sessantaseiesima Mostra del Cinema di Venezia. Il tempo è la cifra del racconto della vita di Peppino Torrenuovo, protagonista del film, interpretato da Francesco Scianna, un interprete che, come afferma il regista nel corso della presentazione del film al cinema Modernissimo, nella sua giornata dedicata per intero alla citt  di Napoli, non poteva che fare l’attore. Un tempo, questo del film, che più che accompagnare per mano gli spettatori durante la visione del film li tiene desti per i passaggi, a volte repentini, tra il passato e il presente e viceversa. Il tempo, infine, racchiude in s la storia politica di un’Italia nell’arco di un cinquantennio, dagli anni trenta agli anni ottanta, attraverso il fascismo, i bombardamenti della seconda guerra mondiale e lo sbarco degli americani. Il titolo Baara deriva dal dialetto siciliano e sta per Bagheria, attualmente un popolato comune della provincia di Palermo. Ed qui che è ambientato il film, anche se è stato girato quasi interamente in Tunisia, come svelano i colori e i paesaggi, che non si discostano molto dalla nostra Sicilia. “Una scelta – spiega il regista dettata da motivi logistici, non un capriccio. Sarebbe stato troppo complicato, anzi impossibile, chiudere l’intero centro storico della citt  per mesi e mesi per girare il film, per cui è stato più semplice ricostruire i luoghi e gli ambienti”. La riuscita è stata davvero eccellente. Quadri di paesaggi di una Sicilia montuosa fatta di pastori più che di pescatori, ti avvolgono in un velo di tristezza.

Il regista è stato accolto da un lungo applauso, anche se gli interventi sono stati, in alcuni casi, tanto inopportuni quanto disinformati. I dialoghi serrati, come li definisce lo stesso Tornatore, hanno imposto un doppiaggio che non ha deturpato il folklore del dialetto siciliano, anche se alle volte le battute, gli intercalari, risultano ripetitivi. Ma esiste, per gli appassionati del film in lingua originale una versione non doppiata. Le musiche portano la firma di Ennio Moricone e ci sembra di conoscerle gi  tanto sono parte intrinseca del film. La colonna sonora sembra essere nata con il film stesso. Non certo, come qualche poco informato afferma in sala, e ci che sia nata prima la sceneggiatura e poi il film. A parte che spiega il regista solitamente nei film di cassetta avviene il contrario, ma nello specifico la musica è nata con il film attraverso scelte ponderate e sedimentate, nel corso di tempi molto distesi e lunghi. Una musica nata dalla ricerca di sonorit , di strumentazioni diverse, valutate e riviste di volta in volta, riprogettate e modificate fino a giungere al capolavoro di cui possiamo apprezzare i risultati.

La politica è uno dei temi centrali del film, una politica vissuta, sentita, condivisa appieno da chi sceglie di abbracciare una ideologia. Una politica che si impegna e della quale il protagonista, giunto alla maturit , scorge gli errori e i problemi: la storia dell’ascesa del partito comunista che è attraversato dalle lotte e dalle battaglie reali, con gli scontri durante le campagne elettorali tra comunismo e socialismo e di pensiero, con la scelta di votare per i comunisti contro la malavita dell’epoca che gi  mieteva vittime, viene spiegata con lucidit  e rigore. Sullo sfondo, tra i sogni e i pensieri di Peppino, ci sono il fato e la malasorte che possono far sorridere lo spettatore, quando serpenti neri e uova rotte lanciano presagi di cattivi eventi che sembrano stare sempre all’orizzonte, come i mostri di Villa Palagonia che spaventano i bambini. L’infanzia ha un’attenzione particolare del regista. I bambini, tra l’altro bravissimi, rappresentano quel filo rosso che lega la vicenda. Forse qualche salto tra il prima e il dopo poteva essere evitato agli spettatori forse un po’ stanchi verso il finale, ma la riuscita del film è garantita e i numeri delle sale cinematografiche lo dimostrano. Non sempre un film italiano riesce a raggiungere certi risultati, ma quando raccoglie in s il meglio degli attori italiani (e qui ci sono quasi tutti), il risultato non può essere che ottimo. Qualche animale morto ha suscitato le proteste degli animalisti: a questi Tornatore ha consigliato di rifuggire dall’ipocrisia e di considerare che a nessun animale è stato fatto del male per realizzare il film.

Nelle foto, immagini dal film

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