Marted 27 gennaio, all’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, presentazione del libro di Giuseppe Bilotta “Trittico per Rosa”(istituto culturale del Mezzogiorno,pagg.285, euro 15 ). Ne parleranno con l’autore (alle 17) Antonio Filippetti, Marco Lombardi e Piero Antonio Toma. Letture di Paola Santucci e Marco de Gemmis.

Sin dall’inizio di "Trittico per rosa", è chiaro che il tema dell’amore è il centro di una trama più grande. Attraverso l’amore romantico, quasi stilnovistico, dell’autore per Rosa, passano secoli di storia, passano le cose, l’uomo e la materia, si rinnova il ciclo della vita e della morte, e l’universo sembra ridursi a un punto. Bilotta, in un’architettura compositiva che tiene insieme cielo, terra, fuoco e aria, cerca in Rosa e simbolicamente nelle tante antiche denominazioni della regina dei fiori (il più lieve degli emblemi massonici) la costante del divenire molteplice, qualcosa sfugga alla quotidianit , all’orizzonte del presente e, attraverso una memoria dinamica del mondo, intercetti “l’oltre”, l’invisibile, ciò che è al di l  della Storia e di ogni rappresentazione.
Cos in questo poema del disincanto, tutto è in movimento e l’innocenza di sguardo si scopre in tutta la sua leggerezza e soprattutto quando l’autore, da amabile flaneur, ci guida nel suo universo con gli occhi stupefatti di un fanciullo che lo osserva e lo scopre, nella sua intima essenza, per la prima volta.
In questo viaggio, Rosa l’amore sognato e perduto è la sua guida misteriosa che non è mai uguale a se stessa, che sfugge, si deterrioralizza, ma poi ritorna e, come una stella polare illumina il nostro cammino in un processo che mette in relazione l’alto e il basso e contamina la fisicit  del mondo con il mistero, la Napoli sotterranea ed esoterica con l’amore sacro per gli umili, i colori cenere di Vermeer con brani classici di Haydn, di Chopin o di Mozart.
Rosa, “emblema dell’uno e del tutto”, si trasforma cos in un medium, in un’entit  misteriosa che agisce nella quotidianit  e permette all’autore di “liberarsi per sempre dal gioco dell’io”. E’ l’angelo custode, regina di purezza che “irradia un sentimento di pace e di fratellanza universale”.Su tutto domina l’amore per Napoli. Ma la Napoli che Bilotta attraversa e ci mostra come “un botanico del marciapiede” per usare le parole di Charles Baudelaire è una citt  “raffreddata”, sgombra da ogni folclore, emendata dalla violenza e dalla sete insaziabile e devastante del potere. Rosa accompagna l’autore in quest’altra Napoli, “con la gente lenta, che va e viene, in bala di un sogno di luce che si perde insensibilmente nell’aria frizzante, con sentore di insaccati, zucchero filato, zeppole di San Giuseppe”.
Nell’uso polifonico dei versi, nell’armonia dei colori, le immagini di Bilotta, a tratti, fanno pensare alle atmosfere gioiose e popolari di Petruska, il capolavoro di Igor Strawinsky.
Alla fine Trittico per Rosa sembra proprio il riflesso di un mondo. Il libro di una vita. E la stessa Rosa ci appare come la proiezione di un sogno (forse di una utopia nascosta) segnato da una dimensione altra del nostro tempo, Un inno sacro alla vita, all’amore, all’esistenza di chi vive ai margini della storia. In un tempo di barbarie globali che parla solo di morte e di merce, il suo orizzonte di senso non piò non sfuggire a chi crede in un tempo altro, in un altro mondo possibile.

In alto, la copertina del libro

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