Reattivo e intransigente, anticonformista e determinato è il genio di Giuseppe de Nittis, uno del tanti meridionali a Parigi. Pugliese di nascita (Barletta, 1846) da una famiglia di ricchi proprietari terrieri, ebbe un’infanzia segnata dalla prematura morte dei genitori.
Fu educato dai nonni e da suo fratello maggiore Vincenzo. Intraprese da giovanissimo lo studio della pittura presso la bottega dell’artista Giambattista Calò che ben presto prese atto delle eccezionali doti del suo allievo. De Nittis, per nulla scoraggiato dagli ammonimenti del fratello in merito al prosieguo degli studi artistici che lo avrebbero a suo dire condannato a una “endemica condizione di indigenza”, si trasfer a soli 15 anni a Napoli per approfondire le discipline pittoriche all’Accademia di Belle Arti partenopea, sotto la guida di Gabriele Smargiassi e di Giuseppe Mancinelli.
L’ATMOSFERA NAPOLETANA
a Napoli che l’artista s’immedesima nella natura, riportando sulla tela “l’atmosfera cangiante delle stagioni e delle ore del giorno”. Come scrisse nel suo Taccuino di memorie, “l’atmosfera io la conosco bene e l’ho dipinta tante volte. Conosco tutti i colori, tutti i segreti dell’aria e del cielo nella loro intima natura”.
De Nittis scopr tuttavia un parco interesse per le nozioni e gli esercizi di stile accademici, legati a una concezione conformista e restrittiva dell’arte. Il suo atteggiamento gli costò nel 1863 l’espulsione dall’Accademia per indisciplina. Il suo spirito libero e sincero si rivelò intransigente nei confronti della scuola napoletana d’impronta accademica, allora dominata dalle figure di Filippo Palizzi e Domenico Morelli.
LE VEDUTE DEL VESUVIO
L’amore per la natura e per pittura en plein air fece s che nel 1864 De Nittis fondasse insieme ai pittori De Gregorio e Rossano la cosiddetta "Scuola di Resina", praticando una pittura attenta alla resa atmosferica e alla soluzione tonale dei rapporti cromatici. Appartengono al soggiorno napoletano le vedute del Vesuvio, superbi scorci del vulcano, per lo più su tele di piccolo formato in cui la straordinaria perizia tecnica congiuntamente a un occhio da reporter condussero alla realizzazione di vedute dal procedimento quasi fotografico che non hanno pari nella pittura italiana dell’epoca.
Risale al 1864 la sua prima presenza alla mostra Promotrice Salvator Rosa di Napoli, con due piccoli studi intitolati L’avvicinarsi del temporale.
Successivamente, incoraggiato dal suo amico e scultore Adriano Cecioni, presentò nel 1867 le opere Una traversata negli Appennini e Nevicata alla Promotrice di Firenze, suscitando una profonda ammirazione tra i Macchiaioli.
Le differenze tra le soluzioni compositive dei pittori di scuola toscana, e quelle di De Nittis sono notevoli. In particolare, mentre per i macchiaioli il disegno serviva a "contenere" il colore, in De Nittis il disegno era un principio fondante.
FORTUNA E AMORE A PARIGI
Si potrebbe definire un comune atteggiamento polemico nei confronti dell’Accademia il filo rosso che lega il pittore pugliese a i toscani, più che una convergenza poetica vera e propria. Sempre nel ’67 il De Nittis si trasfer a Parigi. In Francia trovò la sua fortuna e l’amore della sua vita. Qui fece preziose conoscenze con mercanti d’arte del calibro di Adolphe Goupil, il quale curò l’aspetto commerciale delle sue opere.
A Parigi, De Nittis documento l’evolversi del costume del tempo, ritraendo i luoghi in cui si svolgeva la vita scintillante di quella societ  dinamica e i volti dei suoi protagonisti. Fra i soggetti preferiti delle sue opere parigine, le donne occupavano un posto di rilievo. Fra esse Lontine Gruville, sua futura sposa, che De Nittis ritrasse più volte.
UNA MOSTRA CON GLI IMPRESSIONISTI
La sua produzione non mancò di suscitare l’interesse degli impressionisti. Il suo fascino e la sua capacit  di intrattenere gli ospiti trasformò la sua casa parigina nel punto d’incontro di intellettuali e artisti, come Zola, Oscar Wilde, Daudet, Dumas figlio, Manet, Degas.
Nel 1874 fu invitato da quest’ultimo a esporre alla prima mostra degli Impressionisti. De Nittis accettò esponendo i quadri Gridando al Bois e Che Freddo!. Ben presto si pent di questa scelta, che gli costò la rottura del suo contratto con Goupil che non fu d’altro canto compensata da un ingresso a pieno titolo del pittore nel circolo degli impressionisti.
Una serie di viaggi a Londra gli aprirono le porte del collezionismo inglese; nel 1875 partecipò con grande successo all’Esposizione Universale di Parigi. Negli ultimi anni di vita si dedicò al pastello, con tecnica magistrale e con anticipo sulle ricerche analoghe di Degas. Iniziò la pratica del pastello intorno al 1970, alla ricerca di un mezzo alternativo alla pittura ad olio, meno inflazionato, per la realizzazione di opere in scala reale.
MAESTRO DEL PASTELLO
Fu probabilmente ispirato dal rivoluzionario trattamento delle riproduzioni a stampa con strati di pastello osservati nelle xilografie giappo            6                 è« «    oè  á«sptBLlibrineBlinkBBd dBd d«BpGBB«7Be«BEBBèMODEBHlèNOèBB» OJBe
BtnBBBBRpeBKKKBYBBTBB DBeS pHKnesi. Un esame sistematico delle opere in pastello di De Nittis e Degas eseguite tra la fine degli anni ’70 e gli inizi degli ’80 rivela affinit  d’interessi e punti di divergenza
De Nittis usava sporadicamente il supporto cartaceo, preferendo le stoffe finemente intessute e preparate industrialmente con fondo grigio-beige; Degas utilizzava le carte in tutte le texture e varianti tonali.
De Nittis preferiva bloccare le forme con i colori della composizione mentre Degas dava un incipit con una base monocromatica a carboncino. Entrambi impiegavano il metodo tradizionale delle sfumature per creare passaggi graduali di tono e lasciavano a vista la naturale tramatura del supporto che consideravano parte integrante dell’opera. Le capacit  di Giuseppe De Nittis di manipolare il mezzo pittorico in immagini di straordinaria armonia compositiva, con un approccio tecnico che si diparte dalla tradizione accademica, fanno del pittore pugliese uno dei più grandi maestri di questa forma d’arte.

Nelle foto, tre opere firmate De Nittis
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