Nato a Pozzuoli, Giovanni Brancaccio nel febbraio del 1903 lavora giovanissimo presso la fabbrica d’armi Armstrong come apprendista disegnatore meccanico. Ma il suo destino aveva in serbo altri viali e cos cambia il vento seguendo i corsi di grafica tenuti da Francesco Galante all’Istituto d’arte di Napoli, dove si diploma nel 1923. Il suo amore più profondo e radicato fu per la pittura e la sua scuola il museo dove, attraverso la contemplazione e la copia dei capolavori esposti al Museo Nazionale acquis una competenza e una completezza tecnica in materia di discipline pittoriche. Nel 1920 egli espone alcune opere ad una mostra d’Arte Giovanile napoletana e nel 1921 partecipa alla prima Biennale Nazionale d’Arte di Napoli.
GIOVANNI L’OSTINATO
Nel 1927 insieme ad altri artisti coetanei, Brancaccio crea un gruppo chiamato “Gli Ostinati”, con la puntuale intenzione portare una nuova ondata di creativit  da contrapporre a quel retaggio artistico che ancora fungeva da impianto costruttivo della pittura napoletana, in ritardo rispetto alle tendenze della produzione nazionale e d’oltralpe. Con il gruppo, attivo fino al 1929, riusc ad organizzare la prima mostra del sindacato di Belle Arti, importante passo in avanti nel cammino verso lo svecchiamento della cultura artistica partenope. Appassionato estimatore della pittura spagnola che influenza i suoi lavori manifestandosi nella tendenza a ricreare nei suoi dipinti un’atmosfera in cui il senso di solitudine interiore è palpabile ed astratto al contempo.
BAGNANTI COME STREGHE
Dal 1925 al 1935 insegna Incisione all’Istituto d’Arte di Napoli coltivando, contemporaneamente, molteplici forme d’arte. La Biennale del ’38 segna la definitiva affermazione del Brancaccio sullo scenario nazionale. In quella occasione è invitato a presentare una mostra personale per la quale espone ben 16 opere di cui i ritratti furono molto apprezzati per la loro plasticit  e pulita essenzialit . La ricerca di Brancaccio si muoveva su due fronti da un alto la necessit  di guardare al passato per la composizione uno stile dal solido impianto novecentista; dall’altro la continua ricerca di linguaggio più libero che traeva le sue ispirazioni sa guardare anche, e soprattutto, da quell’arte contemporanea che in Italia settentrionale aveva tra i propri paladini nomi come Anselmo Bucci e Mario Sironi e dai pittori francesi moderni quali Renoire e Czanne. Dal 1940 il tema czanniano delle bagnanti diverr  il fil rouge di tutta la sua produzione di bozzetti che presentò nelle cinque edizioni delle Quadriennali romane. Nel dopoguerra le spinte verso uno stile più libero valicarono i confini di ogni schema; le sue bagnanti divennero streghe dalle fattezze sgarbate. La tavolozza si arricch di nuove sfavillanti cromie e di impasti sempre più densi, stesi su tavole di legno, un supporto adeguato a raccogliere una maggiore quantit  di colore. Dal 1951 al 1971 fu direttore dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, il luogo privilegiato delle sue ricerche che condusse per un ventennio con amorevole spirito di dedizione.
I PAESAGGI DI VINCENZO CIARDO
Studia all’Accademia di Belle Arti di Urbino dal 1908 al 1913, sotto la guida di Luigi Scorano, pittore leccese di soggetti sacri. Dopo la guerra, nel 1918, si trasferisce a Napoli, nella citt  di Pozzuoli e da allora prese parte alla vita artistica italiana. Dal 1920 si dedicò al genere artistico del paesaggio, e dallo stesso anno fu ordinario di disegno nella Scuola tecnica di Pozzuoli. Al fine di liberarsi dai tratti distintivi del bozzettismo tanto cari alla tradizione napoletana Ciardo cercò di indagare e approfondire quei fattori di novit  pur presenti nella pittura di paesaggio napoletana, nella scuola di Posillipo e di Resina, in De Nittis e nei paesaggisti fino al Casciaro. Fu altres influenzato dagli insegnamenti del pittore puteolano Leon Giuseppe Buono e dipinse una serie di paesaggi della zona Flegrea, da Pozzuoli a Torvergata. Nel 1925 espose in una mostra personale all’Accademia di Belle Arti di Lecce. I dipinti, per lo più paesaggi veneziani, furono realizzati en plein air e intitolati “Impressioni” a voler sottolineare il carattere luministico, memore dell’importante episodio artistico impressionista e post-impressionista parigino. Nel 1927 prese parte al “”Gruppo flegreo che lasciò l’anno successivo in favore degli “Ostinati”, i quali si rifacevano apertamente ai principi dell’arte di Cèzanne per la ricerca di una costruzione dello spazio reso per piani geometrici.
TRA ORIENTE E OCCIDENTE

Nel ’29 si reca in Albania dove dipinge una serie di paesaggi in cui è manifesta la fascinazione per questa terra dalle esotiche fattezze, in bilico tra oriente e occidente. Negli anni ’30 l’adesione al “Novecento” napoletano indirizza la sua produzione verso una più profonda riflessione sulla costruzione dello spazio e sulla scelta di soggetti meno oleografici. Dal 1940 al 1965, dopo avere insegnato per alcuni anni figura disegnata al Liceo artistico di Napoli, fu direttore della Scuola li            6                 è« «    oè  á«sptBLlibrineBlinkBBd dBd d«BpGBB«7Be«BEBBèMODEBHlèNOèBB» OJBe
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 B   B îî B bera di paesaggio all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Presente alle più importanti esposizioni nazionali, ha tenuto mostre personali nelle principali citt  italiane. Sue opere sono in raccolte pubbliche e private tra cui la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e quella Comunale di Roma, la Galleria di Latina, il Museo provinciale di Bari, quello di Lecce, l’Accademia di Lecce, i Musei Civici di Torino e Milano, la Galleria d’Arte moderna di Palazzo Pitti a Firenze, la pinacoteca civica di Chieti, il Museo civico di Udine, i musei di Capodimonte, di San Martino e la collezione del Comune e del Banco di Napoli a Napoli. Pittore colto, fu anche scrittore d’arte dalla prosa chiara e lucida.
NOTTE E L’EROISMO DEL REALE
Nato A Ceglie Messapica nel 1891 Emilio Notte si trasferisce con i suoi cari in provincia di Avellino frequentando il liceo e contemporaneamente l’Accademia di Belle Arti di Napoli dove il direttore di allora Vincenzo Volpe, colpito dalla straordinaria sensibilit  dell’artista nella resa pittorica, gli concesse uno studio privato. Con il trasferimento in Toscana nel 1907 Notte entra in contatto con l’ambiente fiorentino più stimolante, facendosi esploratore di un “verismo umanitario” ed esordendo con opere dalle tematiche socialmente impegnate come I vecchi e I poveri di Prato. “Il mio metodo è l’odio per l’immagine fantastica, è il realismo, ma un realismo pieno di grandezza, l’eroismo del reale”. La svolta in direzione del Futurismo avviene nel 1913 con due opere, L’orfana e Il soldo che lasciano trapelare le capacit  dell’artista di abbandonare i confini del verismo pittorico. Un incontro significativo nel percorso creativo di Notte fu quello con Boccioni con il quale prese parte nel 1916 alla Biennale di Venezia. Il suo avvicinamento alle premesse futuriste si evidenzia maggiormente nei lavori realizzati a partire dal 1914. Si tratta di un futurismo tuttavia mediato da una concezione più classica dell’arte che resta comunque ancorata a principi costruttivi di ordine geometrico.
MILANO E NAPOLI
Nel 1919 si trasferisce a Milano dove conosce Mario Sironi e poi nel ’22 a Roma dove ha inizio una produzione pittorica contrassegnata da un certo “realismo magico”. Dal 1929 tiene lezioni di Decorazione all’Accademia di Napoli; nel ’40 affresca l’Auditorium della mostra d’Oltremare. Gli anni ’40 sono i più intensi per esperienza e contaminazioni culturali dallo studio degli impressionisti francesi al Picasso di Gernica fino al neorealismo dei muralisti messicani. Dal ’45 al ’61 Notte ottiene la Cattedra di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti partenopea. La produzione artistica di Emilio Notte afferisce a differenti manifestazioni di stile non sempre collocabili in un percorso di contiguit  evolutiva, generando un nomadismo stilistico in cui il confronto e l’ espressione con i più disparati linguaggi dell’arte sono una prassi e una nota distintiva.

Nelle foto, in alto, bambina con fiori di Brancaccio. In basso, da sinistra, la maternit  di Notte e un dipinto di Ciardo
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