Amati e apprezzati dai propri contemporanei, Chiancone, Striccoli e Verdecchia, tre grandi menti dell’arte napoletana del ‘900, ben inseriti nel quadro internazionale di un’arte pittorica che non conosce tregua nel suo sviluppo, sono stati tuttavia relegati dalla critica odierna nell’immenso girone dei cosiddetti “artisti minori”.

Chiancone, “espressionista internazionale"
Nasce nel dicembre del 1904 a Porto Santo Stefano (all’Argentario) che lascer  per trasferirsi a Napoli con la sua famiglia. Frequenta il Regio Istituto d’Arte avendo come insegnante Lionello Balestrieri. Si diploma nel 1923 nella sezione di Decorazione e al corso d’Arti Grafiche e da ’33 al ’76 ritorna all’Istituto nel ruolo di insegnante alla cattedra di Decorazione Pittorica. In quarantatr anni di servizio, alla sua scuola, si formeranno numerosi artisti di generazioni successive, tra i quali Guido Tatafiore, Francesco Nazzaro, Benito Gallo Maresca, Corrado Morelli, Giuseppe Desiato.
Il suo primo esordio è da rintracciarsi nella Promotrice di Belle Arti del 1927 dove espone un Interno gi  contenente in s “quell’approccio naturalistico al paesaggio e alle figure” tipico della sua fase giovanile. Tra il ’25 e il ’30 prende parte al gruppo dei Ostinati che si riuniva nel Caffè Tripoli di piazza del Plebiscito e che accordava tra loro artisti animati dalla volont  di svincolarsi dai legami di stile della pittura tardo ottocentesca. Uno dei suoi più grandi capolavori, ormai disperso ma ben documentato, è “Nella Funicolare” il vecchio vagone della prima funicolare napoletana, con i sedili ancora in doghe di legno che trasportava passeggeri immobili e silenziosi, in un’atmosfera severa nella forma come nei toni. Questo soggetto sar  ripreso in un dipinto degli anni ’40, “La Funicolare”, dove una chiara impronta espressionista deforma le figure e porta alla luce una visione che ha poco a che vedere con il dipinto precedente.
Negli anni ’30 è impegnato nella realizzazione di grandi cicli decorativi due dei quattro pannelli della Stazione Marittima di Napoli e il grande fregio a encausto del Teatro Mediterraneo della Mostra D’Oltremare. Negli anni ’40 la sua pittura, pur mantenendo la sua peculiarit  di solidit  nell’impostazione formale delle opere, acquista spessore nella materia che diventa più grassa e pastosa; il rigore degli anni precedenti si scioglie in trasgressioni pittoriche che segnano una tensione verso i grandi modelli dell’Espressionismo internazionale.
Striccoli, tra musica e pittura
Carlo Striccoli nasce nel 1897 ad Altamura (in provincia di Bari). Figlio di un prestigioso architetto del luogo, cresce in un contesto familiare piuttosto colto e raffinato che gli consente di avere un’ educazione musicale oltre che pittorica. Violinista di talento, Carlo Striccoli si trasferisce a Napoli dove decide di seguire i suoi impulsi pittorici diplomandosi all’Accademia di Belle Arti della citt .
Alla musica rimane tuttavia molto legato anche dopo la sua affermazione in ambito artistico. Stimolato dall’arte del passato, approfond le maglie che formano la trama dell’intricata vicenda artistica napoletana, ammaliato soprattutto dal glorioso 600. Quella di Striccoli è una pittura mossa, vibrante, che tende a conferire plasticit  alle forme che al tempo stesso sono modellate con rapidi tocchi di colore.
La predilezione per i neri, gli effetti chiaroscurali in genere aumentano il senso di drammatica impetuosit  con il quale riesce a connotare psicologicamente i soggetti dei suoi dipinti. La figura è assolutamente centrale nei suoi lavori precedenti al secondo conflitto mondiale. In questi ultimi l’adesione al Novecento si palesa nella sobria costruzione della tavolozza e nella monumentalit  dei soggetti che vanno sempre più acquistando spazio all’interno del dipinto fino a colmarlo quasi del tutto.
Dal ’40 il suo stile si fa più concitato; l’accentuato sintetismo e la propensione all’espressionismo lo avvicineranno alle forme dell’astratto in cui il colore prende il sopravvento sulla figura impossessandosene e rendendola nulla in quanto irriconoscibile. Dal 1935 è assistente di figura disegnata al liceo artistico e dal ’41 al ’67 ottiene la cattedra di Decorazione all’istituto d’Arte Palizzi di Napoli.La sua carriera è ricca di esposizioni personali e collettive, sia in Italia che all’estero dalle sindacali di napoli, Milano e Firenze,alla Biennale di Venezia, alle internazionali di Barcellona e Parigi.

Verdecchia e il dramma esistenziale
Nato da padre veterinario oltre che pittore, Verdecchia compie i sui studi all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Il 1927 è l’anno che apre la sua fiorente stagione espositiva che lo vede protagonista in mostre nazionali ed internazionali come le sindacali napoletane, le Biennali di Venezia e le Quadriennali di Roma. impegnato nell’attivit  didattica come insegnante di Disegno dal vero all’Istituto d’Arte di Torre del Greco e poi all’Istituto Palizzi di Napoli fino al 1946. Le sue opere sono esposte nella pinacoteca del comune di Pescar            6                 è« «    oè  á«sptBLlibrineBlinkBBd dBd d«BpGBB«7Be«BEBBèMODEBHlèNOèBB» OJBe
BtnBBBBRpeBKKKBYBBTBB DBeS pHKBUNIONBLBa, alla Galleria comunale di Teramo e in altre pinacoteche pubbliche e private. I primi dipinti, paesaggi rupestri con animali al pascolo, sono animati da figure dal sapore quasi primitivo.
Negli anni trenta è pienamente coinvolto nel gusto e nella poetica novecentista, apprezzabile nella resa plastica delle figure e nella severit  tonale della tavolozza unita a una personale capacit  di resa psicologica dei personaggi. Nel secondo dopoguerra, pur restando fedele ai quei soggetti del mondo rurale che lo accompagneranno per tutta la vita, la sua pittura si trasforma in conseguenza di un assimilato linguaggio d’impronta espressionista. I paesaggi natii sono reinterpretati secondo un’impronta personale, anticonvenzionale che fa anche uso di una attenta deformazione cromatica. La densit  dell’impasto, unitamente all’essenzialit  della forma trasformano il paesaggio agreste in un palcoscenico dove protagonista è il dramma esistenziale.

Nelle foto in alto, un dipinto di Chiancone. In basso, da sinistra, opere di Striccoli e Verdecchia.

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