In occasione della Giornata Nazionale dedicata alla donazione degli organi il 26 maggio scorso si è svolto nella sala dei Baroni al Maschio Angioino una seduta solenne del Consiglio Comunale di Napoli sulla sensibilizzazione della donazione degli organi, nell’ambito della campagna “Dona gli organi Dona la vita”.

il primo Consiglio Comunale in Italia che si riunisce per discutere della donazione degli organi.

Napoli dimostra cultura della solidariet  ed è capace di mettere assieme cittadini, istituzioni sanitarie e testimonianze attive su un tema che tocca direttamente le coscienze individuali e collettive.

In sala vi erano numerose presenze e sicuramente le più toccanti avvolgevano la dolce tristezza dei genitori di Annalisa Durante, uccisa in un agguato di camorra a Forcella, la famiglia di Mariarca Terracciano, l’infermiera dell’ospedale San Paolo di Fuorigrotta che per protestare contro la mancanza dello stipendio dell’ASL NA 1 si è fatta prelevare sangue fino a perdere la vita ed infine la toccante testimonianza del padre di Manuel Addeo, il minore di 5 anni che è passato dal coma alla morte in appena 9 giorni.

Tre esempi brillanti che hanno inteso donare la vita perdendo la vita. Il più alto e gratificante gesto che un essere umano possa compiere per far trionfare questo bene prezioso. Per dirla con le parole del responsabile della struttura complessa di chirurgia epatobiliare e trapianto di fegato dell’A.O. Cardarelli, prof. Fulvio Calise:” la morte che soccorre la vita”.

Un dato su tutti ha fatto sperare: a 5 anni di distanza da un trapianto di fegato o di cuore la percentuale di sopravvivenza va dal 75 al 90%.

Ma non manca purtroppo una percentuale pari al 40% di opposizioni a donare gli organi nella Regione Campania. Un numero molto più alto della media nazionale.

Ed è proprio qui che bisogna puntare per superare una “non cultura” che colloca la nostra regione tra le ultime in Italia per tempo in lista d’attesa per un organo vitale, creando incidentalmente morte e non vita.

Il cortometraggio proiettato in aula ha coniato uno slogan:”chi perde la vita può donare la vita”.

Abbiamo imparato anche che le tre principali religioni monoteiste del cristianesimo, ebraismo e religione islamica sostengono pubblicamente che la donazione di organi è un “atto d’amore” verso il prossimo.

Insomma una scelta di libert  che può riaccendere la vita, un modo per sentir vivi i propri familiari in altre persone. La civilt  di un paese si misura anche e soprattutto dalla generosit  verso il prossimo, dagli aspetti comunitari solidali ed altruistici.

Napoli sa essere anche questo, sa interpretare i più positivi messaggi d’amore e non si tira indietro, dall’interno del suo tormento quotidiano riesce a tirar fuori segni di cultura che non hanno eguali, approcci di speranza alla vita, tendenze anticipatorie di forte emotivit  ed umanit .

Bisogna continuare ad esternare in ogni luogo della citt , nelle piazze e nelle strade di periferia la cultura della donazione degli organi poich uno dei problemi affrontati ha dimostrato la non conoscenza dell’intero meccanismo: dalla legge di riferimento, all’assenza di costi per chi dona e alla dichiarazione di volont  alla donazione di organi e tessuti.

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