La "cosa" in prima piano. Balza sulla scena di Napoli con “La natura morta rappresentazione dell’oggetto, oggetto come rappresentazione”, convegno internazionale di studi all’Accademia di Belle Arti di Napoli (via Bellini 36) oggi e domani (gioved e venerdi 11 e 12 dicembre 2008). Le due giornate di lavoro riuniscono i maggiori studiosi italiani e stranieri che hanno dedicato le proprie ricerche alla natura morta, allo scopo di proporre una riflessione sul tema, con particolare attenzione alla sua evoluzione nel tempo. Un’occasione di dibattito e approfondimento su un motivo onnipresente nell’immaginario degli artisti di tutte le epoche la rappresentazione degli oggetti quotidiani, da quelli essenziali come il cibo e gli utensili domestici fino alle icone dell’odierno consumismo. Le relazioni del convegno mettono a fuoco un confronto tra le creazioni artistiche dell’epoca antica e le opere della cultura contemporanea, un vivace e stimolante excursus nei secoli per analizzare analogie e cambiamenti nella rappresentazione della natura morta. In occasione del convegno domani alle 18 si inaugura una mostra nel laboratorio “La Galleria del giardino”, all’interno dell’Accademia (fino al 22 dicembre).
“L’esposizione si intitola “Made in Accademia” e propone una selezione di lavori prodotti da alcuni allievi intorno al tema proposto durante il convegno”, spiega il professore Marco Di Capua, che insegna storia e fenomenologia dell’arte contemporanea all’Accademia e, insieme a Valerio Rivosecchi, ne è il curatore. “Non si tratta di una mostra didattica. Presentiamo un’esposizione molto pulita, essenziale, scegliendo artisti diversissimi sia nel linguaggio che nei mezzi scelti fotografie; installazioni; dipinti figurativi; oggetti plastico-architettonici e video”.
Professore Di Capua,, nel suo intervento di domani parler  della “natura in sospeso”…
“Farò un’introduzione all’opera dell’artista Gregorio Botta, seguir  una mia breve conversazione con lui e poi lasceremo lo spazio a interventi e domande da parte del pubblico.”
Gregorio Botta è un’artista napoletano che ha raggiunto fama e notoriet . Quali sono i caratteri peculiari del suo lavoro artistico…
” l’artista che, a mio avviso, risponde pienamente alle esigenze dell’epoca contemporanea. L’essenzialit  della sua forma artistica, la semplicit  dei mezzi che lui adopera per le opere, in particolare l’utilizzo della cera…una materia calda, malleabile, neutra, ma anche fragile e delicata come un essere umano. Botta ha molto della tradizione del 900 in s, ma riesce a colorarla di attese tipiche del 2000. Oggi c’è un grande bisogno di silenzio, di pausa rispetto alla velocit  dei nostri tempi, e le sue nature morte soddisfano queste attese. La dimensione privata e silenziosa della sua arte si manifesta anche nelle opere realizzate per la collettivit  per esempio le bocche di luce ideate per la stazione Vanvitelli della metropolitana sono concepite come un momento di pausa e riflessione in un contesto tipicamente frenetico.”
In Italia molti fra i più importanti artisti del ventesimo secolo e di oggi hanno dedicato, e dedicano, un’attenzione particolare alla natura morta, come terreno di ricerca…
“S, la natura morta ha vissuto mutamenti importanti. Da mero genere pittorico, spesso condannata all’inconsistenza decorativa, si è trasformata in design, progetto, ricerca linguistica ed espressiva. L’arte del 900 ha celebrato tutto questo e il convegno organizzato dall’Accademia di Belle Arti intende analizzare gli slittamenti nel tempo, i passaggi temporali che hanno determinato questa trasformazione.”
Qual è l’importanza della natura morta nella tradizione artistica napoletana?
“Il 600 napoletano ha sviluppato molto questo tema, in particolare grazie all’influenza delle opere di Caravaggio, ed è stato sempre presente nella tradizione partenopea fino a tutto l’800. Nei tempi più recenti la natura morta ha perso di importanza nella produzione artistica napoletana. Da questo punto di vista il 900 è stato il secolo di Giorgio Morandi, quindi si è affermata in un’area che definirei padana.”

Nella foto sopra, un’opera di Gregorio Botta. In basso, un murale pompeiano

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