b>Non si sono mai fermati. Continuano a marciare quei piedi nudi fotografati nel 1970. Quando Fabio Donato è studente alla facolt  di architettura dell’Universit  di Napoli e la sua voglia di rivoluzione lo porta in India, sulla strada del cambiamento e della conoscenza, viaggiando in furgone, pullman, treno. E in autostop. On the road, sulla strada. Affascinato dal messaggio artistico della beat generation, attraversa il paese, da Nuova Delhi a Bombay e poi, sulla strada del ritorno a Kabul, in Afghanistan, derubato anche dei documenti, è costretto a rivolgersi al consolato italiano che lo fa rimpatriare. Ciononostante riesce a portare a casa la sete di sperimentazione impressionata sulla pellicola.
Niente seduzioni da paesaggi orientali o istantanee di povert , con sguardi struggenti e labbra inaridite dalla fame.Ma l’emozione di un momento vissuto per caso, sulla strada, quando il suo compagno di viaggio comincia a suonare la chitarra e alla spicciolata si forma una piccola folla intorno a loro di persone da non dimenticare, una realt  umana da conservare nella mente e nel cuore. E che diventa una installazione nella saletta rossa di Guida a Port’Alba. Formano un cerchio quei piedi catturati dalla pellicola e la citt  si spacca che cosa vorranno mai dire quelle immagini senza corpo n testa? Incompetenza o genialit ?
Quarantatr anni dopo, quei piedi non smettono di dividere la citt , riproposti nella spazio Nea (conteso da via Costantinopoli e piazza Bellini), lungo le pareti, evocando l’atmosfera vissuta da un giovane fotografo che dopo due anni , grazie a quel lavoro, avrebbe ricevuto la targa d’argento alla Biennale del fotoreportage.
Basta scorrere le pagine del quaderno dove i visitatori depositano firme e pensieri. Mancano quelli dell’inaugurazione, perch, presi tutti dall’evento, nessuno ci ha pensato a collocarlo l per raccogliere impressioni, ricordandosene solo il giorno dopo. “Semplicemente straordinario…” scrive qualcuno, mentre in un’altra pagina l’opinione “cagna mestiere” è subito rimproverata da un lapidario “cafone”.
Ieri come oggi, quei piedi creano discordia e stupore. Lo stesso che dovette provare Artura Fratta, autorevole firma del Mattino e ottimo fotografo, che non scrisse una sola parola sulla mostra nella sua rubrica settimanale dedicata alle recensioni. Riprendendosi, però, dal senso di sbigottimento, due anni più tardi, dalle colonne del quotidiano e ammettendo di non aver saputo cogliere l’innovazione di quella proposta.
Perch Fabio Donato ha deciso di ritornare su un’idea che può sembrare antica almeno per il tempo che ha? stata la rassegna “Pelle e pellicola”, ideata dalla galleria Nea con la partecipazione di artisti quasi tutti docenti dell’Accademia di Belle arti (dove lui insegna ) che è proprio a pochi passi di distanza, a suggerirgli l’opportunit  di mostrare quegli scatti a ventenni (tra questi anche i suoi allievi) che non li hanno mai visti. Scatti che restano una testimonianza rivoluzionaria di quell’epoca in cui l’unica vera sorpresa dell’obbiettivo resta la performance di Franco Vaccari alla Biennale del 1972 “Lascia su queste pareti una traccia fotografica del tuo passaggio” con l’esposizione di una cabina Photomatic per fototessere e una scritta in quattro lingue che invitava il pubblico a lasciare un segno della propria presenza.
Se l’India è il passato, il presente si chiama Cina. Fabio è da poco partito per Pechino, in missione con un altro collega dell’Accademia (Mario Franco) per selezionare studenti che studieranno all’ombra del vulcano. In cerca di talenti e pronto a girare tra gli studi degli artisti un po’ dovunque, anche in due citt  sotto l’Himalaya, per riprenderli mentre lavorano. E pensa alla prossima mostra, che sar  un omaggio autunnale al surrealista Man Ray, mentre c’è un po’ dell’effetto distese colorate elargite sulla canapa dal celebre artista statunitense Mark Rothko (settembre 1903- febbraio 1970) nell’immagine che ha regalato alla mostra/asta del progetto Incendium (organizzato dall’associazione culturale TempoLibero), contributo alla ricostruzione di Citt  della Scienza, il polo tecnologico di Bagnoli distrutto dalle fiamme il 4 marzo 2013. Un pezzo di citt  con i panni stesi, dagli squillanti contrasti cromatici, una foto recente tra una ventina dello stesso genere che, prima o poi, troveranno vita in un’esposizione.
Intanto, il Madre, porto del contemporaneo in via Settembrini, orfano della collezione allestita dal precedente direttore artistico Eduardo Cicelyn, ne sta costruendo una nuova, sotto la guida dell’attuale, Andrea Viliani. Attingendo dal suo archivio visivo un angolo di "Paradise now", sensazionale messinscena del living theatre di Julian Beck ( il 29 e 30 novembre 1969) al Mediterraneo (insieme ad altre istantanee). Frammenti di quanto è successo a Napoli durante la seconda met  del Novecento. Memoria nella luminosit  del bianco e nero.

INDIA 70
Di Fabio Donato
A cura            6                 è« «    oè  á«sptBLlibrineBlinkBBd di Pasquale Lettieri e Isabella Valente
Allestimento Tonino Di Ronza
Nea via Costantinopoli 53 – piazza Bellini 59 Napoli
Fino al 3 luglio 2013
Tutti i giorni, dalle 10.00
Ingresso libero

E per saperne di più sull’archivio fotografico dell’artista
www.madrenapoli.it

Nella foto in alto, lo spettacolo "Paradise now" del living theatre di Julian Beck fotografato da Fabio Donato nel 1969. In basso, i piedi nudi degli indiani e una foto senza titolo del progetto "Incendium"

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