Tamburi. Suoni di un passato ancestrale, suoni di una terra che si muove sotto i passi sfrenati di una danza. Battiti che reggono, da soli, tutta l’esistenza di questo mondo, battiti che provengono da uno spazio tra la Luna e il Sole, dov’è la Divinit  Primitiva che, con il ritmo del suo tamburo, muove tutte le “cose” dell’Universo. Sono i tamburi, le ciaramelle, le mandole, le tammorre, testimoni di una tradizione che parla di Madonne, di Demoni, di Sirene e Anime del Purgatorio; una tradizione segnata dal battente ritmo di Tamburi sacri che trascinano estatici testimoni in balli senza fine. Ma “Un cattivo giorno, il Potere costituito, intollerante, annunciò di annientare la Memoria innocente della popolazione” e questa tradizione fatta di balli, di canti, di musica che smuove e muove la terra ha corso il rischio di finire perduta, dimenticata nei meandri del tempo.

“Ma guardare alla tradizione è guardare al futuro”. Cos Carlo Faiello presenta al pubblico il suo nuovo album “…tra il Sole e la Luna”, durante il tour promozionale che ha fatto tappa anche al Bluestone di via Alabardieri, dove il musicista napoletano e la sua band hanno eseguito dal vivo brani contenuti nel cd pubblicato su etichetta Rai Trade Blu&Blu Suoni del Sud, distribuzione Halidon. Al centro del progetto che sta alla base dell’album è il recupero di miti popolari quasi scomparsi, miti che parlano di luoghi fantastici dove si dialoga con l’aldil , della storia popolare della Madonna di Piedigrotta, di “Parthenias”, lo Spirito di Napoli, del legame con la Madre Terra simboleggiato dalla Tammurriata, tutto racchiuso nella raffinata elaborazione musicale di un susseguirsi di canzoni che trasportano lo spettatore in una favola, sospeso tra sacro e profano. Autentica perla dell’album è l’interpretazione di “Aonna o mare”, adattamento in napoletano di “Creuza de M” di Fabrizio de Andrè, in cui Carlo Faiello contestualizza il testo del cantautore genovese nel mito marinaresco della “pietra del pesce”. Qui la tradizione torna a vivere, chiara, nitida, rappresentata dalla storia di Virgilio che, raccogliendo le preghiere dei marinai napoletani, scolpisce una pietra a forma di pesce da bagnare nelle acque del golfo, per godere di una pesca abbondante.

“Mi sento un artista del terzo millennio, alle prese con una sapienza antica che si rinnova giorno dopo giorno” ha dichiarato Faiello, “Ho realizzato questo disco pensando che la ricerca debba essere finalizzata a rendere la tradizione materia viva e non semplice conservazione”. Lo sguardo al passato, dunque, per fondare le basi del futuro perchè oggi, che il sacro è stato sostituito da un profano volgare, ovvio, non ci dobbiamo dimenticare di una tradizione che vive come allora, solo seppellita dall’universo capitalistico. Una tradizione che è fatta di musica, di danze, simboli di vita e di fede che hanno radici lontanissime e che ci mettono in contatto con la natura, radici che sono in attesa di qualcuno che ne colga i segni: il lamento di una Sirena in lontananza, il risveglio della vita e dell’ebbrezza nel momento in cui il sole sembra fermarsi sull’orizzonte, un tamburo battente che batte e ribatte per tenere in equilibrio l’Universo, una tarantella che è “ritmo interiore”, richiamo del sangue, che mette in contatto corpo e anima. Anima di una tradizione, di una cultura popolare, quella napoletana, che non morir  mai. Tamburi.

Nella foto, Carlo Faiello. In basso, due momenti del concerto

LA NOTIZIA Il ragno sotto il soffitto. Da Treves

La dura vita nei vicoli della Napoli del dopoguerra raccontata da un ventenne innamorato e abituato a vivere alla giornata. Domani, mercoled 19 maggio (ore 18) alla libreria Treves in piazza del Plebiscito 11/12 a Napoli, si presenta il romanzo “Il ragno sotto il soffitto” di Marco Liber (Kairòs Edizioni). All’incontro, moderato da Maurizio Sibilio, interverranno Annella Prisco e Nando Vitali. Letture di Gerardo Vozza. Sar  presente l’autore.

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