La sua musica ha radici nell’urlo. E rosso è il colore della sua pittura che ondeggia tra vita e morte. Come Napoli, citt  dell’eterna commedia umana, scena dell’archivio/laboratorio dedicato a lui, appena aperto (13 settembre 2008) dall’amico Peppe Morra, gallerista, negli anni 70, dello studio di via Calabritto dove Hermann Nitsch compone una trasgressione che lo far  espellere dall’Italia. Sensuale e drammatica, la citt  del Vesuvio lo abbraccia da allora in una stringente affinit  elettiva che nasconde il suo segreto nell’intensit , attrice di rango nell’anima dell’artista viennese in cerca della propria natura, tra le emozioni della realt . Che sia cos emerge parlando con lui stesso nella ex centrale elettrica di vico lungo Pontecorvo, nell’antichit  napoletana, non lontano da piazza Dante, su un magnifico squarcio tra i palazzi e il mare. Qui, a fine mese (sabato 29) sar  ospite della serata dedicata al premio nazionale di letteratura intitolato agli italianisti Giancarlo Mazzacurati e Vittorio Russo, tra le stanze di un’opera totale, che si autodefinisce nel dialogo con i (numerosi) visitatori. Nella sua seconda casa d’arte (l’altra gliel’ha gi  dedicata la sua nazione d’origine a Mistelbach), costruita dopo scandali, carcere, provocazioni, sfide, attacchi, che (dall’Austria) lo costringono a trasferirsi in Germania nel 1968. Lo “spaventaborghesi” adesso al centro di un simbolo borghese per eccellenza, i musei. Allo scoccare dei settant’anni, raggiunti il 29 agosto di quest’anno.

Ma i musei lui non li ha mai rinnegati “Vi ho trascorso la mia vita, imparando un sacco di cose…”. Spazi del mondo dove il cuore di geni ribelli come Caravaggio ha acceso la fiamma di un patrimonio inestinguibile. E, forse, la sua irresistibile attrazione per l’anima napoletana nasce sulla scia disegnata dall’aquila imperiale asburgica volando sopra il golfo per oltre venticinque anni (1707- 1734), sfiorata dal vento dell’esagerazione partenopea. Tra rumori, sapori, odori forti che s’impongono anche nel suo cammino verso l’arte assoluta. Abbozzata gi  nel 1957 con l’idea dell’ Orgien Mysterien Theater (Omt, teatro delle orge e dei misteri) che per lui ha una sola unica perfetta scenografia, il castello di Prinzendorf, familiare da quando è un ragazzino e va a trovare parenti nei dintorni. Quel desiderio di farne la cornice dei suoi passi artistici non si spegne nemmeno dopo il successo delle performance statunitensi. Riuscir  ad approdarci nel 1971, comprandolo grazie alla sua seconda moglie che riceve una piccola eredit  e acquista il diritto di abitarci per un pugno di soldi. ” costata meno di una garonnière a Monaco”, la storica dimora dove, da sacerdote dell’esistenza, nel 1998, intreccia sei giorni con altrettante notti in una sbornia d’arte che attraversa tutti sensi e celebra il mito della creazione, tra fiori e frutta, con la solennit  di cori e orchestra.

Appassionato di tutto ciò che è inesauribile e sovrabbondante, si spinge nella profondit  della natura sollecitando vibrazioni dell’anima, a colpi di choc. Come quella sera del giugno 1965, quando in un locale di una stradina viennese piomba grondante di sangue e budella di agnello se le cosparge sui vestiti finch non interviene la polizia a interrompere l’azione. L’inizio di un braccio di ferro estenuante con una mentalit  decisa a difendersi da inafferrabili rotture con un’arte tranquillizzante e soporifera. La memoria di riti cristiani si fonde con quella di culti antichi per espandersi nell’ebbrezza di danze e banchetti con scenografia di corpi nudi messi (simbolicamente) in croce e animali squartati cos il maestro dell’azionismo racconta la storia della coscienza umana, mostrando le visioni del mondo interiore. Raccogliendo consensi di pubblico e proteste fino a diventare, da pecora, nera, celebrato protagonista persino in patria. Nessuna amarezza per quel passato di dura reazione alla volont  di (ri)svegliare sensazioni e suggestioni. Superare le difficolt  e saltare gli ostacoli della normalit  è il compito di chi viaggia nell’arte. Ascoltando, come Nitsch, i rumori dell’anima.

Per saperne di piùwwww.museonitsch.org

Nella foto sopra, Hermann Nitsch. In basso, un momento dell’inaugurazione del museo (13 settembre 2008)

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