«E’ davvero un piacere essere qui, in questa meravigliosa città, una delle più affascinanti del mondo». Così il fotoreporter americano Steve McCurry, saluta la folla di giovani che ha riempito la sala dei Baroni del Maschio Angioino. A Napoli per presentare la sua mostra “Senza confini”, visitabile al Pan (via dei Mille, 60) fino al 12 febbraio 2017, McCurry si racconta al pubblico partenopeo intervistato dal giornalista Roberto Cotroneo, alla presenza dell’assessore alla cultura Nino Daniele che apre l’incontro sottolineando come «il titolo della mostra sia qualcosa di estremamente legato all’anima partenopea. Un’anima senza confini, appunto, che ha visto centinaia di napoletani prodigarsi per accogliere la nave carica di immigrati arrivata pochi giorni fa».
«Non c’è nessun altro posto come Napoli», dice il fotografo che, da oltre trent’anni, cattura volti, sguardi, particolari, sofferenze di popolazioni costrette a fuggire dalle proprie terre. «Il mondo è cambiato – spiega. La tecnologia ha ridotto i confini e molti luoghi stanno perdendo la loro unicità, singolarità per conformarsi al mainstream. Napoli è una città unica, che mantiene il suo carattere in un mondo sempre più interconnesso e omologato».
La nuova rassegna allestita nel palazzo delle Arti di Napoli, oltre a presentare le fotografie più famose insieme ad alcuni lavori recenti e altre foto non ancora pubblicate nei suoi numerosi libri, mette in particolare evidenza la sua attività di fotografo impegnato senza confini. Un viaggio nel mondo di McCurry: dall’Afghanistan all’India, dal Medio Oriente al sudest asiatico, dall’Africa a Cuba, dagli Stati Uniti all’Italia. Steve McCurry descrive la vita, le persone e i mondi che le circondano. Le foto, nel suggestivo allestimento di Peter Bottazzi, illustrano un percorso che si apre con una selezione di bianco e nero dei suoi primi scatti in Afghanistan, quando, nel 1979, immortalò i mujaheddin ribelli contro l’invasione russa, passando per il crollo delle Twin Towers e il Giappone dopo lo tsunami. Immancabili le immagini di Sharbat Bibi, la ragazza afgana diventata icona dei profughi e rifugiati di tutto il mondo da quello scatto del 1984, arrestata pochi giorni fa a Peshawar per il possesso di documenti falsi.
L’exhibit, a cura di Biba Giacchetti, è promosso dal comune di Napoli (assessorato alla cultura e al turismo) e organizzato da Civita mostre in collaborazione con SudEst57. Media partner dell’evento sono Il Mattino e Radio Kiss Kiss. Incluso nel biglietto (prezzo intero 11 euro, ridotto per le scuole e i giovani fino a 26 anni, gratuito per i minori di 6 anni), una audioguida in cui McCurry racconta i suoi scatti in prima persona, con testimonianze e filmati dedicati ai suoi viaggi. La mostra è aperta tutti i giorni, escluso il martedì, dalle 9.30 alle 19.30. Per la prenotazione è prevista una tariffa di 1 euro a persona.
Nato a Philadelphia nel 1950, Steve McCurry è uno dei più grandi maestri della fotografia contemporanea e punto di riferimento per molti, soprattutto giovani, che nelle sue immagini riconoscono un artista del nostro tempo. In ogni suo scatto è racchiuso un complesso universo di esperienze, emozioni. Grande fan degli smartphone, scherza sul rapporto tra la fotografia e il digitale scattandosi un selfie. «L’importante è divertirsi e avere passione», commenta.
Premiato più volte con il World press photo award, una sorta di premio Nobel della fotografia, l’artista sta già pensando ai suoi prossimi progetti: un reportage ai confini con il Mexico e un libro.
mccurry

Per saperne di più
Pan – Palazzo delle Arti di Napoli (via dei Mille, 60)
28 ottobre 2016 – 12 febbraio 2017
www.mostrastevemccurry.it
Tel. 199151121 – dall’estero: +0289096942
Orari: tutti i giorni, escluso il martedì, dalle 9,30 alle 19,30 – la domenica dalle 9,30 alle 14,30. Domenica 30 ottobre e domenica 6 novembre apertura dalle 9,30 alle 19,30 – la biglietteria chiude un’ora prima

Nelle foto, in alto, la ragazza afgana fotografata da Steve McCurry e, in basso, il fotoreporter (in camicia blu) nella sala dei Baroni con Cotroneo e un momento della presentazione del suo lavoro

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