Fin dove è possibile e lecito arrivare per amore? È forse questa la domanda implicita che aleggia, a mio avviso, nelle atmosfere del romanzo “L’uomo isola” (Avagliano editore, pagg. 175, 14 euro) di Emanuele Ponturo, avvocato penalista romano che “nei suoi libri esplora, al di là di ogni giudizio morale, il lato oscuro di chi commette azioni irreparabili”. Suoi racconti sono apparsi su diverse antologie. Ha pubblicato L’odio. Una storia d’amore (2011).
Un amore, si diceva, al passo con i tempi, che può nascere attraverso il linguaggio del web: chat, foto scattate con il sistema del selfie, immagini da PC, e dunque attraverso un mondo virtuale.
Martina, giovane insegnante romana precaria, già delusa dalla vita e da amori sbagliati, si ritrova a chattare con Lorenzo, oscuro e sconosciuto personaggio, che vive in una piccola isola in Sicilia gestendo un campeggio e cerca, attraverso il web: “Una farfalla libera e creativa che mi segua nell’acqua e nel mio rifugio […] la cerco perché da sempre mi appartiene. Schiava appassionata ma forte nella psiche.”
Martina decide di rispondere a questa specie di annuncio, nascondendosi dietro il falso nome di Alice. Da questo approccio virtuale, nasce un dialogo fatto di email dai toni intimi, sensuali, dove Martina si fa guidare dal volere di Lorenzo, trasformandosi in una se stessa diversa, disinibita, e dove l’uomo, tra l’altro, inizia a parlarle di Eleonora, un’adolescente che fa parte del suo passato.

piazza Dante
Qui sopra, la copertina del libro. In alto, uno scorcio del bistro di piazza Dante

A latere di questo c’è un quotidiano difficile, in una Roma odierna, caotica, problematica, con un lavoro che le sembra sempre più complicato e la costringe come in una gabbia, mentre la sua mente è occupata da Lorenzo verso il quale ora nutre una attrazione forte, che forse è già amore. Arrivano l’estate e le vacanze, con esse il desiderio di conoscere l’uomo. Così Martina arriva sull’isola dove l’approccio con Lorenzo sarà problematico e dovrà scontrarsi con il fantasma della ragazzina Eleonora, con la quale Lorenzo ha avuto un forte legame fisico e psichico, oltre ad un segreto che ha segnato la sua vita e lo domina.
Con un linguaggio forte, contemporaneo, a tratti tagliente e lucido, a tratti impetuoso, Ponturo costruisce un viaggio iniziatico nei sentieri oscuri dell’amore, dove per arrivare a vedere la luce finale, bisogna attraversare diversi stadi, fare i conti con se stessi, il proprio passato e i fantasmi misteriosi che possono esistere nell’animo umano, quando ci si avvicina alla materia dei sentimenti. Scrive: “L’amore con i suoi luoghi oscuri ti tenta, ti dice di avvicinarti, non puoi fare a meno di sentire il suo richiamo.”
Un viaggio doloroso che Martina percorrerà in tutta la sua interezza alternando al presente i ricordi dell’infanzia, del padre, di un primo amore sconfortante, di una vita vissuta alla ricerca di una se stessa diversa da quella che è. Così Lorenzo, figura maschile a tratti dura, cupa, in altri momenti fragile, che si confonde con l’isola dove vive, dolce ed ospitale ma insieme selvaggia ed isolata quando il tempo cambia e il mare, interlocutore principale, la stringe in una morsa.
Una storia che s’intreccia con diversi elementi e si dispiega su diversi piani di interpretazione. Una storia intensa che confronta il linguaggio razionale della mente, con quello impetuoso del corpo, dove le pulsioni sentimentali si mescolano con quelle fisiche, tangibili. Una storia che può identificare l’isola, il paesaggio intorno, descritto in modo vivido ed eccellente da Ponturo, con l’essenza stessa dei personaggi per cui l’isola diventa ulteriore protagonista della storia.
Un’isola dove arrivano di notte approdi disperati di migranti in fuga che si arrampicano su scogli e rocce o si disperdono in mare. Un’isola dove si mescolano speranze e morte, dove il mare accoglie angosce ma anche ipotesi di nuove esistenze.
Così Martina e Lorenzo in questa fuga dal passato e da se stessi possono ritrovare nel mondo a parte costituito dall’isola e in un amore che nasce, il nuovo modo di affrontare l’esistenza.
Un romanzo affascinante dalle tematiche fortemente attuali, sull’amore che può salvare o distruggere, che induce alla riflessione sul desiderio di fuggire a ciò che ci tiene in gabbia e ci costringe, un romanzo sulla complessità dei sentimenti umani costruito da Emanuele Ponturo con indubbia padronanza della scrittura, bello nell’alternanza del presente e delle atmosfere create dai ricordi, bello da leggere.

“L’uomo isola” (Avagliano) sarà presentato venerdì 10 febbraio al caffè & bistrot letterario di Piazza Dante, n. 44/45,  “Il tempo del vino e delle rose”. A conversare con l’autore, l’editor Gianluca Calvino.
Letture a cura di Paquito Catanzaro e Chiara Esposito

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