141 pagine, di piccolo formato, e 182 note: riassumere la millenaria storia dell’isola d’Ischia in un così ridotto spazio cartaceo è un azzardo e, se volete, una scommessa; senza sottovalutare il coraggio che occorre soltanto a decidere di affrontare una simile impresa considerando l’enorme bibliografia esistente sull’isola.
Eppure Rosario De Laurentiis, l’autore dell’agile volume, l’undicesimo numero della collana “La coppa di Nestore” promossa dal Circolo “George Sadoul” ( info@sadoul.it) e dall’Istituto Italiano per gli Studi filosofici”, il coraggio lo ha avuto e non c’è dubbio che ha vinto la scommessa anche se, con un gesto di falsa modestia, -quasi una captatio benevolentia- già nel titolo cerca di prevenire le possibili critiche avvertendo che la sua è la Storia di Ischia nei suoi periodi di massimo splendore. E per meglio orientare il lettore spiega l’arco temporale aggiungendo, come sottotitolo: Dalla civiltà greca alla grandezza della corte rinascimentale.
E scusate se è poco verrebbe da dire. Ma Rosario De Laurentiis domina molto bene la materia e con competenza tocca, nei 26 capitoli che formano il libro, gli anni determinanti per la sua isola. Sottolineo l’aggettivo sua poiché non vi è dubbio che questo lavoro sia il frutto di una conoscenza e soprattutto di un amore dichiarato già nei versi riportati, quasi una dedica, che de Laurentis sceglie dalle Ballate liriche del poeta inglese William Wordsworth “ciò che abbiamo amato, altri ameranno…”.
Per descrivere la lunga storia di un luogo, attraverso gli episodi in un certo senso fondativi della vicenda storica, occorre innanzitutto aver presente le difficoltà che una simile operazione comporta. Difficoltà che De laurentis ben conosce, ossia il rischio che ogni selezione comporta.
È chiaro, infatti, che nel caso dell’isola napoletana –così come ogni qualvolta facciamo un’operazione, per così dire, riduttiva- occorre da parte dell’autore un’approfondita conoscenza degli avvenimenti per decidere quali fatti e personaggi hanno determinato la formazione di una comunità così fortemente ancorata al mondo delle civiltà mediterranee, una comunità essa stessa, molto spesso, protagonista della storia.

Ischia | ilmondodisuk.com
Qui sopra, la copertina del libro e, in alto, una panoramica del castello aragonese di Ischia

Solo una consolidata e documentata conoscenza degli avvenimenti può consentire di scegliere quei fatti e non altri. Primo punto a favore dell’autore; leggendo il libro, infatti, appare evidente la sua padronanza degli eventi accaduti nel corso dei millenni, un lungo periodo attraverso l quale egli si muove con disinvoltura, documentando, con una scrittura piacevole e comprensiva, un mare di avvenimenti, date, luoghi e personaggi senza, per questo, RIDURRE la storia ad un semplice elenco.
In tal senso è evidente che la ricca bibliografia che conclude il volume documenta, innanzitutto, l’amplio bagaglio di studio che l’autore ha esaminato e verificato controllando più fonti.
Seguiamo, ora, il filo che lega gli episodi attraverso i quali si snoda l’agile racconto. Il mondo antico è ricordato come un lungo arco di tempo durante il quale l’isola ricopre l’importante ruolo di crocevia del mediterraneo anche prima della civiltà greca anche se è indubbio che con questa e poi con quella romana Ischia abbia svolto un compito determinante per la colonizzazione dell’Italia meridionale.
Anche nel medioevo, nella contesa prima con i Bizantini e poi con gli Arabi, Ischia diventa, soprattutto per la sua posizione geografica, un punto strategico per la definitiva conquista normanna alla quale farà seguito, com’è noto, la dominazione angioina. Ma è con il successivo arrivo di Alfonso che l’isola conoscerà un suo primo lungo periodo di splendore partecipando a quel rinnovamento culturale e sociale di cui la corte aragonese diventerà protagonista.
Certo non sarà un caso se la battaglia del 7 agosto 1465 fra la flotta di Ferrante contro le navi di Giovanni d’Angiò, -episodio ricordato, com’è noto, nella splendida Tavola Strozzi- avvenne nelle acque dell’isola la quale aveva già ottenuto “i privilegi aragonesi”. E proprio con il regno aragonese nell’isola si trasferiranno importanti famiglie catalane delle quali, De Laurentis individua, ancora oggi, i discendenti.
La storia continua ed è sorprendente apprendere quante donne, nel corso dei secoli, fecero dell’isola un importante centro politico e culturale: Maria d’Aragona, Giulia Gonzaga e soprattutto Vittoria Colonna la quale è quella che ha avuto una maggiore visibilità –oggi si direbbe mediatica- dovuta, certo, anche alle sue doti letterarie. La sua vita e le sue amicizie, soprattutto con Michelangelo, hanno in parte oscurato l’attività del marito, Ferrante d’Avalos, le cui capacità, politiche e militari, vengono, giustamente, ricordate da De Laurentis.
Ma la centralità dell’isola, nella cultura italiana, viene rievocata anche attraverso un preciso rimando all’ambiente fisico ossia i luoghi testimoni delle vicende storiche narrate..
In particolare il castello o la torre Guevara, sono rappresentati dall’autore come il genius loci di avvenimenti che hanno segnato la storia non soltanto politica dell’isola. A partire dal XVI secolo, infatti, non vi è movimento politico, religioso o culturale che non abbia avuto nell’isola un centro di riflessione e di originale rielaborazione.
Gli ultimi sei capitoli del libro acquistano un altro passo diventando monografici. Ognuno, infatti, è dedicato ad un personaggio o ad un luogo dell’isola. In particolare De Laurentis si sofferma sulla splendida torre Guevara nella quale dal 2012, per conto del circolo George Sadoul, il prof. Thomas Danzl dell’Accademia di Belle Arti di Dresda, con la collaborazione della prof.ssa Monica Martorelli, ha condotto importanti lavori di restauro degli splendidi affreschi che decorano molti ambienti.
È uno studio di grande interesse che, ancora una volta, documenta il ruolo ricoperto dall’isola anche nella diffusione di una stagione artistica.
Con Andrea d’Avalos e poi con la pace di Utrecht, firmata l’11 aprile 1713, finisce la storia spagnola del regno di Napoli e quindi dell’isola. E finisce anche il testo di De Laurentis al quale, parafrasando Flaubert potremmo far dire, “Ischia c’est moi”. Conclusione che ci da il diritto di chiedere all’appassionato autore: “Quando avremo la seconda puntata con gli avvenimenti degli ultimi secoli”?

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