“Dov’è Napoli lo sa tutto il mondo”. Nelle parole di Enrico Salza, presidente del consiglio di gestione del gruppo bancario “Intesa San Paolo”, riecheggia la fiducia nel ruolo potenziale della citt  partenopea: la sua vocazione naturale a collegare i paesi europei con quelli della sponda del Mediterraneo. La sala assemblee della sede del Banco di Napoli, ha ospitato il convegno “Il Mezzogiorno nel Mediterraneo, con e per l’Europa”. Un’occasione di riflessione sulla prospettiva mediterranea come opportunit  di crescita per il futuro del Mezzogiorno in un’ottica europea, a cui rimanere aggrappati per non ripetere errori gi  commessi e rimpiangere poi le occasioni perse.

Il convegno è stato preceduto dalla proiezione di un messaggio video registrato dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha sottolineato: “All’indomani della nascita dell’Unione per il Mediterraneo, nel 2008, sono prevalse le potenzialit  inespresse e mancano tuttora le condizioni per una fattiva cooperazione dei paesi del Mediterraneo”.

In un messaggio inviato agli organizzatori del convegno, il presidente della Camera Gianfranco Fini ha posto l’accento sul ruolo dell’Unione Europea, che “con i progetti di partenariato deve continuare a dare forza allo sviluppo della zona mediterranea”.

Le autorit  locali presenti al convegno hanno portato il loro saluto alla platea, sviluppando singoli aspetti del tema: il sindaco Rosa Russo Jervolino ha auspicato la necessit  di “riportare al centro del dibattito il ruolo del Mediterraneo, ripensando all’opera di Fernand Braudel per ridare un senso al legame tra memoria e futuro”, non dimenticando il coraggio de “i padri fondatori dell’Europa, infatti sul modello della Ceca si può pensare a una collaborazione economica capace di superare le divisioni politiche e gli odi religiosi ed etnici”; il presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, ha ricordato “l’importanza dello strumento della fiscalit  di vantaggio, del federalismo fiscale, del buon utilizzo dei fondi strutturali europei per garantire la qualit  della spesa”; l’assessore regionale alle Attivit  produttive, Riccardo Marone, ha lamentato che “il tema del Mezzogiorno è scomparso dall’agenda politica, gli ultimi interventi a favore del Sud risalgono al 1998 ed è necessario una riflessione su questo”.

I lavori congressuali sono stati aperti dal presidente del Banco di Napoli, Enzo Giustino, convinto che “la prospettiva mediterranea può offrire un futuro al Mezzogiorno, ricordando che sul Mediterraneo è stata concepita l’Europa”. Gregorio De Felice, chief economist del gruppo “Intesa San Paolo”, ha presentato i risultati di un’analisi realizzata dall’ufficio studi e ricerche, evidenziando come la crisi finanziaria abbia colpito in maniera poco rilevante i paesi del Sud del Mediterraneo, peraltro la quota di importazioni ed esportazioni italiane verso l’area mediterranea non è coperta in maniera soddisfacente dal Mezzogiorno.

Giuseppe Roma, direttore generale del Censis, ha definito quella degli spazi mediterranei “una piccola boutade sarkoziana” e ha aggiunto: “Abbiamo la necessit  di capire meglio cosa sia il Mediterraneo, ma non nei termini tradizionali. Il Mediterraneo è la nostra Cina a portata di mano, perch presenta grandi fattori di novit , quali la crescita della libert  economica, la diffusione del benessere e lo sviluppo urbano”.

Il rettore dell’Universit  Orientale di Napoli, Lida Viganoni, ha portato il suo punto di vista di studiosa della geografia umana. “E’ necessario evidenziare la diversit  tra l’immagine che noi associamo all’idea di Mediterraneo, quella di una casa comune e di luogo coeso, con la realt  del Mediterraneo”, ha detto la professoressa Viganoni, “il Mediterraneo non si identifica con il mito, nessuna area al mondo possiede un quadro etnico e culturale cos frammentato come quello del Mediterraneo, infatti la geografia mediterranea è una geografia della frattura, relativa ai confini, alla demografia, all’economia e alla politica. Evitiamo le trappole della omogeneizzazione e riconosciamo che non abbiamo modelli di riferimento, condividiamo una visione differenziata”.

La fonte di ispirazione è il filosofo francese Rmi Brague: il passato che abbiamo alle spalle tendiamo a idealizzarlo, ma piuttosto che parlare di scambi fra culture e religioni sarebbe più corretto parlare di prestiti. Come scrive Brague: “Il dialogo fra civilt  non è compito del passato ma del futuro, è un fattore che deriva non dalla memoria ma dalla volont . Noi non abbiamo modelli, prenderne atto ci potrebbe permettere di guardare in faccia le problematiche attuali, l dove sono. Sarebbe gi  un primo passo per tentare di risolverle”.

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