Ma gi  prima di giugno (edizioni e/o pp. 208, euro 16,50,foto) è il nuovo romanzo della scrittrice Patrizia Rinaldi, di recentissima uscita.
Bisogna subito rimarcare che questa nuova prova della Rinaldi è totalmente diversa dalle altre.
Mi riferisco, in specie, ai romanzi gialli Blanca, Tre numero imperfetto, Rosso Caldo, (tutti editi da e/o) che ruotano intorno alla figura della ipovedente Blanca, del commissario Martusciello, l’ispettore Liguori e degli assassini che i tre sono chiamati a risolvere, sullo sfondo di una Napoli che si tinge spesso di noir. Patrizia Rinaldi è, però, anche autrice di romanzi e racconti per ragazzi che hanno vinto numerosi premi, di pièce teatrali, è pubblicata in diverse antologie di racconti, oltre a essere stata una valente illustratrice.
Una scrittrice e una donna versatile, dunque, che riesce a calarsi in vari generi con maestria e che, a mio avviso, riesce a interpretare la vita e a restituirla in forma di scrittura con assoluta profondit .
E’ questo soprattutto il caso dell’ultimo romanzo, si diceva diverso, e diverso lo è, infatti, poich questa volta Patrizia Rinaldi racconta la memoria che è personale ma può diventare collettiva, perch riguarda tutti noi, la nostra Storia passata, ciò che non va dimenticato.

La vicenda che viene raccontata parla di due donne
una madre (Maria Antonia) e una figlia ormai sul finire dell’esistenza (Ena) e ha soprattutto come scenario l’ultima guerra, la tragedia di Spalato, del tristemente famoso massacro delle “foibe” (formazioni carsiche che si aprono in profondi crepacci), dove tante persone, tra cui moltissimi italiani, furono scaraventate anche vive, durante la seconda guerra mondiale e nell’immediato dopoguerra, a causa della ribellione del popolo iugoslavo e slavo, e della susseguente presa di potere del maresciallo Tito.

Il romanzo si sviluppa su due piani e due momenti di scrittura
la prima riguarda la storia di Maria Antonia, che si dipana con toni e linguaggi diremo quasi “neorealistici”, tanto è convincente e sapiente la mano della Rinaldi nel raccontare la vicenda di una donna – comune a tante di allora – travolta dalla guerra, dai lutti e dalle problematiche che ne scaturirono.

Leggendo di Maria Antonia viene da pensare a tutte quelle nostre conterranee che, come “La Ciociara” di Moravia (da cui lo straordinario film di Vittorio De Sica, con una indimenticabile Sophia Loren) affrontarono con coraggio quei giorni terribili che portarono violenze, fame e disperazione.
Però Maria Antonia, nella sua caparbia e, a tratti, sbrigativa forza d’animo, sa anche essere ironica, mettendo, talvolta, in campo una salutare e saggia distanza da un dramma dal quale in ogni modo bisognava uscirne, e affronta la vita la muso duro anche dopo, quando tutto è terminato. Un personaggio con tante sfumature, affascinante e coinvolgente che “si vede” nella sua prismatica personalit .
Bisogna rimarcare, tra l’altro, che nelle vicende raccontate dalla Rinaldi, la Storia, quella con la “S” maiuscola, appunto, non è mai un mondo a parte ma s’innesta con le vicende del romanzo, diventando cosa viva e non solo Storia da leggere.
Altro momento è quello di Ena, la figlia, ormai vecchia, donna difficile, spigolosa, somigliante alla madre per quel carattere forte che nulla concede e quella ironia salvifica.
La donna, travolta dai ricordi, racconta in prima persona fatti e accadimenti lontani nel tempo, della madre, della sua famiglia, di lei stessa, si rincorrono come una forma di travolgente confessione.

Le due donne, i due momenti del romanzo s’intersecano di continuo alternandosi con i loro brani di vita, le loro diverse e, nel contempo, speculari umanit .

Intorno a loro altri personaggi, comprimari della storia, raccontati e descritti da Patrizia Rinaldi con sapienza attraverso le loro intime verit .

Un romanzo affascinante,
una storia che si legge d’un fiato ma, innanzitutto, la pregevolezza di un linguaggio scabro, vero, che non fa sconti e rappresenta la vita che si consuma vivendo, non quella che si racconta soltanto. Un linguaggio moderno e immediato ma nello stesso tempo ricco e letterario, pieno di invenzioni, di passaggi, sfumature, di rimandi e di veri assedi delle parole, che la Rinaldi usa e sa usare anche in multiformi invenzioni. Un romanzo trascinante, da leggere.

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