Pubblichiamo per gentile concessione dell’autrice
Il palazzo, dal passato glorioso, si avviava ad una dignitosa decadenza. Anche il prestigioso Istituto di Cultura che vi era ubicato attraversava una fase critica e non richiamava più le folle di un tempo.
Sull’ampia scalinata che conduceva all’ingresso Alberto Oppini attendeva, impettito, l’arrivo degli altri relatori.
Come di consueto, si era anticipato di una buona mezz’ora e, in preda ad un palpabile nervosismo, passeggiava avanti e indietro. Pur non essendo un novellino, Alberto manifestava una profonda insofferenza per i momenti morti che precedevano l’inizio di un convegno. Era proprio in queste occasioni che immaginava il proprio futuro e cadeva in una profonda depressione nel vedersi, a cinquant’anni suonati, solo, senza famiglia n amici.
S, perch Alberto era disinvolto solo in apparenza le inibizioni ed i complessi di cui soffriva lo rendevano, al contrario, un tipo sospettoso e indolente.
Ai colleghi mostrava sempre il suo lato migliore quella disponibilit  che, scambiata erroneamente per sensibilit , non va oltre la buona educazione. Di questa finzione Alberto era estremamente consapevole e, con il passare degli anni, si era calato nel personaggio con la furbizia dell’attore consumato fino a considerarlo una parte di s.
Quel pomeriggio l’evento era cos rilevante da attirare un folto pubblico. Su quei volti smorti, dalle labbra esangui abituate a sfiorare le guance altrui in una parodia di saluto, gi  si leggeva l’ombra della menzogna. Loro Napoli se l’erano venduta da un pezzo, strisciando ai piedi dei potenti e svendendo la propria dignit  in cambio di un po’ di visibilit  su qualche quotidiano locale; ora, armati di ombrelli e di sciarpe, avanzavano determinati verso Alberto che, soffocando un moto di disgusto, si preparava a riceverli. Una di quelle mummie, dalle spalle ingobbite dai troppi inchini, con un sorriso d’intesa gli infilò in tasca un invito.
Alberto non ebbe bisogno di vederlo per capire di che si trattava. La settimana successiva, al Teatro Partenopoli, si sarebbe tenuta l’ennesima manifestazione politica un mucchio di ciance per fare il punto sull’inesorabile degrado cittadino. A quegli obblighi Alberto si era sempre sottratto ma quanto a lungo poteva ancora tergiversare, nascondendo dietro qualche scusa pietosa il proprio dissenso?
Con le pupille dilatate dall’ansia e la sudorazione a livelli vertiginosi, si guardò attorno per assicurarsi di non essere visto e accartocciò l’invito.
Intanto, gli invitati stavano iniziando a prendere posto. Sconfortato, Alberto si affrettò a seguirli e, come da copione, sal sul palco per dare il via alla serata.
Finalmente la recita stava per aver luogo. Fra un’ora sarebbe giunta alla conclusione tra i complimenti di rito e le immancabili false promesse di cui, al mattino seguente, si sarebbe perso il ricordo.
Alberto, però, si era estraniato dai presenti e, colto da uno strano torpore, immaginava di essere gi  al Partenopoli come una Cassandra impazzita, indifferente all’imbarazzo dei presenti, preannunciò un fosco scenario in cui le esalazioni prodotte dai rifiuti tossici costituivano l’ultimo stadio del lento processo autodistruttivo della citt .
Fu un violento scroscio d’acqua a riportarlo alla realt , giusto in tempo per porre fine, con qualche parola di commiato, all’incontro.
Nel ripensare all’assurdit  del sogno Alberto si toccò istintivamente la giacca. L’invito era ancora l, per nulla gualcito, mentre della lista della spesa non vi era più traccia. Possibile che il futuro gli stesse sfuggendo di mano?
Fischiettando, si incamminò per la strada in discesa, incurante della pioggia che aveva allagato i marciapiedi e gli bagnava i pantaloni fino al ginocchio. Pochi passi ancora e avrebbe raggiunto la Funicolare Centrale; tuttavia, quando sal sul vagone, il suo malessere si acu di fronte al silenzio tombale, a quei visi spenti che attendevano il ritorno a casa per addormentarsi davanti al televisore acceso.
Egli stesso un ambizioso non lo era mai stato la sua era un’esistenza di rinunce e di attese infinite; persino il talento, semmai l’aveva avuto, era stato offuscato dalla sua arrendevolezza.
A un tratto ripensò al sogno e provò il desiderio di esserne all’altezza. E si nutr di quell’idea nei giorni successivi e in quelli a seguire, deciso a far s che almeno quella fantasia potesse realizzarsi.

*L’AUTRICE
Monica Florio, nata a Napoli nel 1969, è Press Office/Communication & PR Manager. Giornalista pubblicista, collabora con quotidiani e periodici. Ha pubblicato il saggio “Il guappo nella storia, nell’arte, nel costume” (Kairòs Edizioni, 2004). Suoi racconti sono apparsi in diverse antologie.

*IL LIBRO
Il racconto “L’invito” di Monica Florio è tratto da “La giusta collera. Scritti e poesie del disincanto” a cura di Gianmario Lucini (Edizioni CFR , pp. 256, € 18,00), antologia che mira al risveglio delle coscienze, degli artisti e degli intellettuali in primis. “La collera è dunque             6                 è« «    oè  á«sptBLlibrineBlinkBBd dBd d«BpGBB«7Be«BEBBèMODEBHlèNOèBB» OJBe
BtnBBBBRpeBKKKBYBBTBB DBeS pHKBUNIONBLBB time B e
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BB»EWHEREUSINGB B B»RLIKERESETBeNULLBSHAREBSLAVErBPSIGNMIDptkoi8uBBBBRTRIMeROWS pBtxxïïxxxxxxun sentimento profondo, che nasce dal disgusto indotto da una particolare situazione, che monta adagio nel tempo, si radica, cerca un costrutto argomentativo, logico e non soltanto espressivo… La collera è anche presa di coscienza…, è anche responsabilit , ossia rispondere alle generazioni future, oltre che al nostro tempo, di come il mondo sta evolvendo…”. (dalla prefazione di G. Lucini) Al volume hanno aderito i seguenti Autori Ennio Abate, Alberto Accorsi, Sebastiano Adernò, Flavio Almerighi, Domenico Alvino, Stefano Amorese, Francesco Aprile, Luca Ariano, Enza Armiento, Livia Bazu, Alberto Betene, Matteo Bianchi, Federico Buffoni, Antonio Capolongo, Maria Carla Baroni, Franco Casadei, Celestino Casalini, Roberto Cogo, Manuel Cohen, Manuel Comazzi, Clemente Condello, Antonino Contiliano, Laura Corraducci, Vera D’Atri, Fabio D’Anna, Michele De Luca , Davide De Maglie, Giampaolo De Pietro, Adele Desideri Antonio Devicienti Donato Di Poce Francesco Di Stefano Renzo Favaron, Giancarlo Ferraris Monica Ferretti Nunzio Festa Alberto Figliolia Cristiana Fischer, Monica Florio, Fabio Franzin Nerina Garofalo Andrea Genovese, Nicola Ghezzani, Giovanna Giordani, Antonino Giordano, Lorenzo Gobbi, Vanda Guaraglia, Angelo Guarnieri, Barbarah Guglielmana, Carla Guidi, Maria Inversi, Tomaso Kemeny, Letizia Lanza, Vincenzo Lisciani Petrini, Gianmario Lucini, Annalisa Macchia, Francesco Macciò, Loredana Magazzeni, Roberto Maggiani, Ezio Maifrè, Giampaolo Mastropasqua, Vincenzo Mastropirro, Gero Miceli, Emidio Montini, Vincenzo Moretti, Giovanni Nuscis, Franca Oberti, Guido Oldani, Paolo Ottaviani, Claudio Pagelli, Alessandra Palmigiano, Alfredo Panetta , Sergio Pasquandrea, Erminia Passannanti, Massimo Pastore, Daniele Petruccioli, Primarosa Pia, Thomas Pistoia, Manuela Potiti, Nicola Prebenna, Riccardo Quarello, Maria Pia Quintavalla, Federico Ramaioli, Giuseppina Rando, Daniela Rinaldi, Claudio Roncarati, Pietro Roversi, Alessandro Salvi, Francesco Sassetto, Francesco Scaramozzino, Giancarlo Serafino, Maurizio Soldini, Ivana Tanzi, Franco Toscani, Adam Vaccaro, Luciano Valera, Pireralberto Valli, Salvatore Violante, Giacomo Vit, Pasquale Vitagliano, Gianni Zambianchi, Maria Eleonora Zangara.

In foto, la copertina, particolare

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