Si è sempre detto che il caffè è una vera tradizione napoletana che (solo a napule o sanne fa).

Il mio bar, che si trova nelle vicinanze di piazza mercato a Napoli , è stato aperto nel 1892 (forse anche prima) e si tramanda di padre in figlio.

Mio nonno, torre fattore, fu il primo a lanciare la bustina di caffè da 100 gr e da lui i dieci figli si sono ramificati nel campo commerciale.

Sono il secondogenito della terza generazione di questa famiglia, che lavora in questo settore e con il tempo mi sono specializzato nel fare un ottimo caffè riuscendo a capire perfino il cambiamento climatico che influisce sulla macinazione del caffè.

Il vero caffè napoletano deve essere servito in una tazzina bollente perch cos viene sterilizzata e per tradizione deve essere gi  zuccherato. Quando il caffè entra nella tazzina si caramella con lo zucchero divenendo più cremoso.

A Napoli si dice che il caffè per essere buono deve avere le tre “C” (Comme Cazz Coce ), nel mio negozio le tre “C” sono aumentate, perch le tazze sono immerse in una vasca d’acqua bollente cosi sono sempre bollenti e a volte incandescenti che non si possono prendere in mano.

Nel mio bar entrano molte persone, di vari ceti sociali e nazioni e con il cervello un po’ fuori giro, su questa cosa abbiamo fatto una stima, che in una giornata ne devono entrare per scontato tre , e vengono evidenziati con una frase simbolo: “la ruota di S. Eligio si è persa”.

A volte però ne entrano di più, al che si dice “abbiamo fatto tombola”.

L’inizio della settimana , il luned, per molti è una mazzata in fronte, con tutti i problemi che si portano dietro , dalla settimana precedente.

Di solito il luned entra sempre uno scassaca… che parla della squadra del Napoli e della partita giocata il giorno prima , se ha perso il Napoli lo critica ma se vince è “nu squadrone”.

Ricordo le abitudini di ogni singolo cliente. Come gradiscono il mio caffè, amaro, poco zucchero, schiumato ecc, ecc. A volte vorrei vincere una bella cifra al superenalotto , proprio per mandare affan… tutti i clienti difettosi, dicendogli ” il caffè te lo pago io vattelo a prendere in un altro bar” oppure te lo prendi come dico io.

Sarebbe bello ma in questo lavoro si deve avere molto pazienza e occorre essere anche umili.

Stando a contatto con il pubblico si conosce gli altri, il nostro prossimo… i loro sguardi , i loro pensieri, le loro preoccupazioni. Il caffè si prende anche per sfogarsi , per parlare con il barista, per aperitivo, per digestivo e pure per il mal di testa (amaro con una fettina di limone).

Alcune persone che vengono a gustare il mio caffè, non notano che c’è un cartello di fronte a loro nel quale c’è scritto “per tradizione napoletana il caffè viene servito zuccherato”. C’è chi, specialmente le donne, dopo che io porgo il caffè dicendo che è gi  zuccherato, cercano intorno e chiedono la zuccheriera, io ripeto che è zuccherato , e mi sento rispondere: ma io lo prendo amaro!!! Sorrido e nella mia mente dico : me pare a sore do cazze!!! perch cerchi la zuccheriera??? Ma rifaccio il caffè.

Ed eccolo, lo scemo del momento, con la testa tra le nuvole e la faccia alla scemodiplomato, pone tante domande sul caffè , con aria di esperto… fa lo spavaldo con gli amici, mentre io pronuncio la frase in codice: hai trovato la ruota di s. Eligio?

Ora entra in scena la mia tazzina, la tazzina killer, che è molto calda forse lavica. Lui, splendido e tosto, prende la tazzina tra le dita, si fa rosso e dice la frase delle tre “C”. E va fa mmocche accussi nu fai cchiù o strunz e s’ammosciasconfitto dalla tazzina, dicendo: però il caffè è ottimo.

Inizia un’altra giornata ma da come si presenta non è tanta buona, entrano due scemi in una sola botta, “mo stamme inguaiati” sai quanti entreranno oggi!!

Due caffè con dietor , che poi fa male la gente è convinta che prende il posto dello zucchero e due “graffe” con cioccolato, chiedono. Azz chest perch hai chiesto il dietor!!! Ma dopo aver mangiato la “graffa” il gusto del caffè è più amaro e quindi mi chiede una bustina di zucchero da mettere ancora nel caffè. “Ma allora non ci stai proprio con la testa? ” mi chiedo.

Da lontano entra una signora che dall’ingresso chiede : “C’è il telefono?” E io: ” No, è uscito…”. ” Va bene grazie”. E se ne va.

Entra un signore, con faccia bianca e sudorazione fredda, cerca il bagno, sembra che se la stia “facendo sotto”…

Noi gli diciamo che il bagno è adatto solo per fare pip, lui con premura risponde: “S s e mi dia un caffè”, poi si affretta alla toilette. Rimane quindici minuti e il mio caffè diventa freddo. Quindi glielo cambio con unatazzina incandescente. Esce dal bagno soddisfatto, lasciando una scia puzzolente. Si avvicina frettolosamente alla tazzina, la prende tra le dita e quando l’avvicina alla bocca gli dico: hai fatto la cacchina, eh? Lui arrossisce, non riesce a trattenere la tazzina, la lascia sul banco e scappa via…

Un mercoled (dedicato alla Madonna del Carmelo             6                  «    oè è á«sptLlibrined dd dpG7e:EèHlèNO» OJe
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Un cliente abituale mi chiede il caffè in tazza fredda. Ma io, sapendo che può succedere che qualcuno mi faccia una richiesta simile, ho un cucchiaino immerso nella vasca bollente. Il cliente, contento di gustare il caffè a temperatura umana, si accinge a prendere il cucchiaino, ma scotta talmente tanto che non riesce a tenerlo in mano e il cucchiaino finisce a terra. Con aria ironica mi dice : “Mi hai fatto pure sta volta….”.

Entra una bella ragazza, mi chiede un cornetto, le domando come lo vuole, a crema amarena o amarena e crema, lei perplessa e pensierosa, dopo un po’ di tempo, mi d  la risposta. Lo stesso avviene con l’acqua: “Come la gradisce frizzante o gassata?” . A volte la gente ignora le cose che vengono proposte, perch non sa cosa vuole e, altre volte, sta con la mente in un’altra parte.

Forse un giorno per queste stronzate avrò una sputazzata int’all’occhio.

In tarda mattinata si presenta un signore di mezza et  e chiede un cappuccino e un cornetto,mio padre gli fa lo scontrino e gli dice la cifra. Lui, serio, ribatte che non vuole pagare . Meraviglaito, pap  chiede il perch . L’anziano, minaccioso: “Sono un maresciallo della finanza e non devo pagare”.

Mio padre: “Se sei un finanziere, devi dare l’esempio e devi pagare”.

Il signore aggiunge che se non paga chiude un occhio.

Mio padre, pronto: “Tu chiudi l’occhio? Io t’arape ‘o cu … “. Il tizio, spiazzato, alza i tacchi

Un giorno, una signora, con accento provinciale, guardando le pizzette fritte: “Giovine , nel calzone che hai? ”

La mia replica: ” Signò, non ve lo posso dire. C’è troppa gente, poi lo vogliono vedere…”.

Vicino al mio bar, c’era un negozio di materiale elettrico. Ora è chiuso da tre anni. Viene un signore che lo cerca. “Scusate, ma il negozio è chiuso?” .

Rispondo: “No si è trasferito in via del pianto terza nicchia a destra”.

“Va bene, grazie”.

Il solito fesso viene sempre e vuole far vedere agli amici come sconfigge la fatidica tazzina bollente. Fa un cerchio sull’ orlo, credendo che si raffreddi. E che stronzata … anche il manico è incandenscente. La prende, convinto di non scottarsi e invece … sussurra “Che figura e mmer…!!!.

A volte c’è qualcuno che mi chiede se può avere il caffè nel bicchiere monouso, per motivi di igiene , io rispondo: “Non si preoccupi, dopo la tazza la butto…”. Ma non riescono proprio ad afferrare che il sapore del caffè caldo nella plastica cambia completamente.

Mendicanti, persone povere, senzatetto. Chiedono un caffè o un cornetto. L’offriamo senza problemi. Ma, a volte, vengono persone che scroccano senza pudore. Una signora di mezza et  con accento paesano: “Che fine ha fatto la signora?”.

E io: “Quale signora?”.

“La moglie del patrone… E’ una mia amica”.

“Ah, ho capito. Ma è morta”.

Lei si fa il segno della croce: “Sca’llaneme ra patrone toie”. Che in italiano suona più o meno: “Pace all’anima sua…”

Io, ridendo: ” Nun sia mai signò chille o maste s’encazze”… (Non sia mai, il padrone s’arrabbia…)

“Ma comme è morta ‘a signora?”.

“Non è morta per malattia , l’ha uccisa il marito… “.

“ovère ??? e pecchè ??? ”

Io, con la faccia seria : “Siggnò essa a amugliera offriva o caffè a tutte e cumpagne soie e isse o maste nu iorne se sfasteriate e l’accise…”.

Impaurita: “E comme l’ha accise?”.

“L’ha affogata ca’ a capa int’ o cesse e ha giurato che qualsiasi amica sua che vvene e vuole una caffè se n’cazze…”.

“Dammelle zitte zitte nu vère … No no me mette paure… ” . E abbandona il campo.

Infine, come al solito, viene sempre il difficoltoso: poco zucchero macchiato, poi con lo zucchero di canna , il cornetto è buono non è buono…

Lo interrompo dicendo: ” Domani ve lo pago io caffè va bene?”.

Lui sorride contento, come se accettasse. Gli cancello il sorriso : “Il caffè ve lo lo andate comprare da un’altra parte…”.

Tutto l’anno va sempre cosi. Noi ascoltiamo, a volte consigliamo o ….

Il bar è un luogo dove da secoli ci si incontra per parlare. Quando c’è un buon caffè, è più piacevole trascorrere la giornata….

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