E’ veramente possibile insegnare ad una donna come essere donna? E’ possibile indottrinarla su come riappropriarsi di una dignit  perduta tra le pieghe di una relazione sentimentale?

A sentire Simona Vitale, professoressa di sociologia delle comunicazione e processi culturali al Suor Orsola Benincasa ed esperta di Pnl (programmazione neurolinguistica) e di comunicazione persuasiva e Roberta Cotronei, naturopata, specialista in discipline olistiche tra cui l’ayurveda, il “women’s power” è a portata di lezione.

Un seminario, svoltosi alla libreria caf “Evaluna” a met  strada tra l’impegnativo e l’informale, dal titolo “Il Risveglio della Dea” ha prestato il fianco alla teoria secondo cui poche, incisive “dritte” possano ridestare la dea sopita con il suo bagaglio di autostima, controllo dell’emotivit , indipendenza, tutto naturalmente in barba ad un universo maschile ottuso, fermo dall’altra parte della barricata.

Benessere fisico ed equilibrio psicologico sono al centro di un incontro, durante il quale si alternano slide mirate al perfezionamento della comunicazione e della personalit , consigli su come gestire il rapporto con se stesse e con gli uomini, pillole di filosofia e tecniche orientali, in primis l’ayurveda (conoscenza della vita), una miscela di fisioterapia, processi di purificazione, massaggi, oli essenziali, che mira alla cura della sofferenza e delle sue cause.

Studi specifici e teorie di genere si occupano dell’universo donna gi  dalla fine del settecento, quando in Inghilterra Mary Wollstonecraft esord con il suo “A vindication of the Rights of Woman” e rimarcano con decisione una condizione di disagio, di liminalit  delle donne rispetto ai diritti ed ai sentimenti.

Una migliore conoscenza delle grandi e inesplorate potenzialit , della diversit  come fondamento su cui costruire relazioni e parit  fra i sessi, dunque, non possono che giovare alle donne. Tuttavia è doveroso diffidare dalle frasi fatte e scontate neanche più tanto ad effetto, che battono il ferro caldo di signore e ragazze impelagate in storie d’amore morbose, squilibrate, all’interno delle quali si travestono da crocerossine e mettono da parte l’inesauribile patrimonio dell’amore per se stesse.

Moderne “Towanda”, dal soprannome di una delle protagoniste di “Pomodori verdi fritti alla fermata del treno”, film tutto al femminile, sono alla ricerca di un punto di equilibrio e di svolta, che difficilmente coincide con fugaci incontri e appunti presi alla rinfusa su come raggiungere i propri obiettivi e gli uomini ideali. Perch l’inconfondibile sapore del cambiamento possa approdare nelle esistenze più tormentate ed infelici, è necessario un serio ritorno alla vita, all’emotivit  come spunto di arricchimento e non di subordinazione, alla sofferenza in quanto tale ed all’incontro con l’altro, per risvegliare, ma soprattutto per riscoprire le radici della dea.

Nella foto, un ritratto di donna

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