«Per l’arte del canto occorrono due strumenti, la voce e l’espressione: come due grandi fiumi che scaturiscono da due sorgenti diverse, ma confluiscono in un solo magico momento della rappresentazione teatrale o dell’esecuzione concertistica di un pezzo classico o di una canzone napoletana (quest’ultima, poi, costituisce il banco di prova di tutti i grandi cantanti). Perché l’arte del canto consiste proprio nel colorire la parola con espressione, dominando il proprio strumento naturale, la voce ». Giuseppe Di Stefano.  Un semplice “Buongiorno” può catturare la tua curiosità e allora vuoi scoprire se ciò che hai intuito è vero. Poi, musica, tanta musica, ascoltata, provata. Capisci così che la tua intuizione è corretta perché colui che riesce a fare di un saluto un momento musicale è un tenore.
Salvatore Minopoli, ventuno anni, napoletano, vive di musica e di canto, sempre. A partire dai quindici anni, si prende cura della sua voce per farla maturare nella maniera corretta. Ognuno ha una voce diversa composta dal proprio timbro e dalla propria estensione e ognuno canta facilmente certe note e altre no. Oltre quel limite c’è la tecnica che aiuta ad aggiungere alcune note in alto e in basso, sicché lo sbocco naturale di Salvatore e del suo impegno vocale è il Conservatorio.
La sua maestra di canto, Marilena Laurenza, insegna al “Conservatorio Giuseppe Martucci” di Salerno e invita Salvatore a iscriversi. Durante il triennio ministeriale, Laurenza individua quattro allievi coetanei del laboratorio lirico, un soprano e tre tenori: Francesca Manzo, Daniele Lettieri, Raffaele Scocozza e Salvatore che formeranno il gruppo “Opera 4th“  con un  repertorio  che spazia dalla musica leggera, alla canzone classica napoletana, al musical, alla lirica.
Alcune esperienze vissute sul territorio nazionale lo portano a prendere contatti con un’associazione giapponese che gli farà fare la sua prima esperienza internazionale a Kyoto ed a Himeji, precisamente al Castello Imperiale, divenuto Patrimonio Unesco nel 1993.
Si esibirà, Salvatore, a Kyoto davanti a un pubblico di circa tremila persone, ma l’esibizione mozzafiato la farà a Himeji alla presenza di seimila persone.

Salvatore Minopoli | ilmondodisuk.com
Il giovane tenore con Daniel Oren

Inevitabile chiedergli le sensazioni che porta con sé di quella esperienza, lui mi parla dell’importanza del confronto, di quanto al di là della teoria il palcoscenico possa insegnare, dell’ansia che genera la giusta concentrazione, del controllo sulle proprie emozioni e della gioia vera.
Altra esperienza formativa, il giovane Salvatore, l’ha fatta al Verdi di Salerno, riconosciuto Teatro di Tradizione dopo una lunga battaglia fatta per la promozione e la tutela della cultura con un investimento sull’eccellenza della produzione e della proposta artistica. E’ lì che incontra il Maestro Daniel Oren, personaggio di risonanza internazionale, che ha per il Verdi funzione di direttore artistico.
Rimane affascinato dal suo gusto musicale, dalla sua cultura, da quanto ha cura dei dettagli, di come possa essere magnetico. Assiste, al Verdi, all’esibizione del più grande baritono vivente, Leo Nucci, settantaquattro anni, e rimane ammaliato dall’enorme sintonia con Oren.
Colpisce Salvatore, così giovane, umile, autentico e con una personalità precisa, definita. Anche quando gli rivolgo alcune domande non delude le mie aspettative.
Gli chiedo, cosa è per te la bellezza? Mi risponde, la curiosità e il fascino, e poi, cosa è brutto? e lui, la delusione dalle aspettative.
La vocalità del tenore è limpida, cristallina, acuta e spesso molto estesa, nella maggior parte dei casi è il paladino della giustizia, l’eroe dell’opera, Salvatore vive da tenore sul palco e nella vita. Il suo sogno? Emozionarsi e far emozionare.

 

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