Eccola, un’altra indimenticabile dimenticata. Amelia Faraone. Ventenne, nel 1891, debuttò come generica in una compagnia di operetta, si esibisce come cantante con un repertorio prettamente partenopeo. Da quel momento iniziò la sua ascesa. Sempre nello stesso anno, infatti, al Salone Margherita di Napoli riscosse un grande successo diventando “stella” e duettando insieme a un altro artista del palcoscenico napoletano dell’epoca Nicola Maldacea (il noto comico che in seguito sposer  la sorella di Amelia). Con lui il sodalizio durò a lungo. Insieme portarono in scena indimenticabili brani come “O cuntrattino” di Ferdinando Russo e, ancora dello stesso autore, una famosa macchietta “Pozzo fa ‘o prevete?” oppure “A signora lura” di Salvatore Di Giacomo. In precedenza aveva affiancato Bernardo Cantalamessa, uno dei precursori del caffè-concerto.
DUO INSUPERABILE CON MALDACEA
Amelia fu la prima chanteuse napoletana, poeti e scrittori fecero a gara per dedicare versi al celebre duo. Il loro crescente successo fece epoca. Faraone-Maldacea, un modello insuperabile per gli spettatori che applaudivano calorosamente. Nel 1901, in occasione di una serata d’onore, il re della macchietta la invitò a esibirsi, sempre al Salone Margherita, con la canzone "Jett’o bbeleno” (un brano che diventò un cult, ripreso dai grandi artisti del panorama teatrale partenopeo). Diventarono famosi anche altri testi realizzati per lei, come” Voglio sisc  ” del sorrentino Aniello Califano, ” Lariul ” firmata da Di Giacomo sulle note di Pasquale Mario Costa e “Quanno chiove passe e fiche” di Ferrara/De Gregorio.
PROTAGONISTA SUI PALCOSCENICI ITALIANI
La canzone che segnò la sua prima apparizione in pubblico fu `A pacchianella”, scritta da Giambattista De Curtis e musicata da Vincenzo Valente. Oltre a essere protagonista del noto Caf Chantant napoletano, Amelia cantò nei più importanti teatri italiani come il Balbo di Torino, l’Olympia di Roma, l’Unione di Milano. Apprezzata per le sue doti artistiche, ma anche per la sua avvenenza, per lei perse la testa il poeta Ugo Ricci, che la definiva «serena e matronale». Confessando «Quella pace che mi venne di perdere nel 96, nell’ignara mia prima gioventù».

A CENA CON MAMMA’
Di lei si racconta un divertente aneddoto. Una sera, dopo uno delle tante esibizioni che mandarono in delirio il pubblico del Margherita, mentre in tanti si accalcavano per complimentarsi con lei, un aristocratico torinese, facendosi spazio tra la gente, le si avvicinò. «Signorina vorrei avere il piacere di cenare con voi».
Amelia gentilmente accettò. «Ma a una condizione- aggiunse- che sia invitata anche mia madre. Sapete Altezza, io i duetti li faccio solo a teatro».
INTELLIGENTE E SPONTANEA
Interprete profonda e appassionata dell’anima partenopea, intelligente, spontanea, aveva un folto seguito di ammiratori e spesso veniva chiamata a sostituire artiste straniere. Ma non rinunciava mai al suo stile tanto da venire riconosciuta come l’artefice della rinascita della canzone napoletana a cavallo dei due secoli. Si conosce poco della sua vita privata che custodiva gelosamente anche durante la carriera breve ma folgorante. Abbandonò le scene intorno agli inizi del Novecento e mor nel 1929 a Napoli dove era nata da una nota famiglia partenopea.

Nelle foto, il salone Margherita e Amelia Faraone che ne fu una delle più celebri protagoniste

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