La voce vellutata e carezzevole da crooner di Dean Martin si propone in Sway (ondeggiamento), un irresistibile invito ad abbandonarsi a un molle e sensuale ritmo di marimba che promette amplessi. Parole e note scivolano suadenti, gi  prima della rappresentazione. Quasi fossero una anticipazione sonora. Ma in “Jucature” l’ondeggiamento si configura come il pericoloso oscillare dei personaggi tra le onde del destino.
Nella cucina disadorna di un modesto appartamento, il tavolo multiuso ricoperto da una tovaglia cerata a quadretti raccoglie attorno a s quattro uomini, accomunati da un compulsivo attaccamento al gioco. Quattro storie di sconfitte professionali e esistenziali storie di ordinaria sopravvivenza, segnate dal continuo mentire a se stessi prima che agli altri per rendere la vita più sopportabile; l’amore o assente o presente in forma distorta. Un barbiere (Giovanni Ludeno) che preferisce sopportare le infedelt  della moglie pur di non vivere nella solitudine. Un attore (Tony Laudadio) smargiasso, ladro e millantatore in caccia di scritture improbabili, dato l’esito dei provini; uno sfrontato che non esista a confessare che la canzone in questione ha favorito le sue fantasie masturbatorie e il primo orgasmo adolescenziale ispirato da Dean Martin.
Un professore di matematica (Renato Carpentieri), il personaggio più paradossale la fredda razionalit  sopravanzata da un temperamento irascibile, da un inconscio minaccioso e dai conti mai regolati con la figura paterna, ormai ridotta in ceneri racchiuse in un’urna d’oro, ma ancora incombente nei sogni. Un becchino balbuziente e insicuro (Enrico Ianniello) che surroga il suo bisogno d’amore nel rapporto mercenario con una ucraina che dispensa dolcezze post coitum a pagamento.

I personaggi non hanno nomi, quasi a sottolineare che la loro condizione è un male della contemporaneit  del mondo occidentale più frutto di un contesto storico-geografico preciso. L’indicatore spaziale è dato dalla lingua un misto di italiano e di napoletano. L’indicatore temporale è dato dalla canzone Sway. L’atmosfera napoletana è rafforzata dal motivo di “Serenata napulitana” di Salvatore Di Giacomo.
Gli ingredienti per un mlo, con relativa riflessione sul mal di vivere ci sarebbero tutti, se l’humus culturale fosse di taglio esistenzialistico alla francese. Ma “Jucature” discende da “Els Jugadores” del drammaturgo catalano Pau Mir, intriso di atmosfera e umori sulfurei venati di grottesco alla Almodvar, cantore le assurdit  della vita, colta nei suoi aspetti più paradossali e nel suo indistinguibile intreccio tragicomico. Ianniello invece gioca a favore della leggerezza, guadagnandosi vivi consensi da parte del folto pubblico e ripetuti applausi di sortita nel corso della rappresentazione della storia, racchiusa in cinque momenti significativi nell’ultimo dei quali irrompe una nota di realismo magico che affiora nelle improbabili modalit  con cui i quattro scassinano una banca per risollevare le loro sorti. Tentazione del gioco permettendo.

Vincitore nel 2012 del Premio Butaca quale miglior testo il lingua catalana e nel 2013 del premio Ubu 2013 quale miglior testo straniero,
Els Jugadores ha trovato un felice prolungamento nella traduzione italo-partenopea di Enrico Janniello che, oltre a riservare per s il ruolo del becchino, ha curato anche la regia dello spettacolo, cui si deve ritmo sostenuto e senza cedimenti che ha dato alla splendida recitazione dei quattro interpreti l’adeguato risalto.

Si replica fino al 6 gennaio 2014
Per saperne di più
www.teatronuovonapoli.it

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