Napoli, città dall’eleganza contemporanea. Che ha sfidato Angelo Fingus a dare il meglio di sé nell’allestimento creativo (carico di emozioni, colori, sfumature) della tappa napoletana dedicata a “Longobardi. Un popolo che cambia la storia” all’Archeologico di Napoli. Oggi pomeriggio (mercoledì 20 dicembre) l’inaugurazione della mostra, alle 17,30 dopo un’intensa conferenza stampa che ha visto schierate non solo figure redivive di  pittoreschi longobardi nella sala della Meridiana ma anche tutte le energie che hanno contribuito a creare una rete organizzativa italiana e internazionale.
L’esposizione, che è cominciata a Pavia, su due piani del Castello Visconteo, con 63mila visitatori in tre mesi,  il 27 aprile 2018 arriverà nel magnifico palazzo d’inverno, una volta residenza degli zar, adesso sede dell’Ermitage, lungo il fiume Neva.  E’ la prima  volta  dei Longobardi al museo di San Pietroburgo: ad annunciarlo lo stesso direttore Yuri Piotrovsky,  orgoglioso di poter rafforzare la cooperazione con l’Italia per altri progetti e iniziative.
Emozionato, il padrone di casa, Paolo Giulierini, che ha accettato la sfida di accogliere nel tempio sacro della “romanità” una riflessione sul “dopo impero romano”, sull’evo antico che ha lasciato profonda traccia in Campania nelle tre capitali della Longobardia minor, Capua, Benevento, Salerno. « A una più attenta ricerca- sottolinea- anche per lo stesso centro della città partenopea, a seguito dei recenti scavi delle linee metropolitane, i confini culturali si fanno più sfumati, ma soprattutto emerge una straordinaria occasione di rilettura complessiva anche dei manufatti aurei, delle epigrafi, degli oggetti di età altomedievale che giacevano da tempo nei nostri depositi».


L’evento si proietta nel futuro per le tematiche  quanto mai attuali che affronta: il rapporto tra popolazioni differenti, migrazioni di massa, costruzione di una federazione di stati. E propone un universo meraviglioso da esplorare ai visitatori che sono accompagnati in un suggestivo itinerario multimediale attraverso le otto sezioni.
Un po’ i numeri: oltre 300 le opere esposte; più di 80 i musei e  gli enti che hanno prestatole loro “creature”; 3 le cripte longobarde pavesi, aperte al pubblico per la prima volta in itinerario ad hoc; oltre 50 gli studiosi che hanno partecipato allo studio e alla pubblicazione del megacatalogo edito da Skira, imponente analisi di quello che accadde a seguito dell’invasione dei Longobardi, con la frammentazione dell’Italia sul piano territoriale e politico.
Una mostra di ampio respiro, dalla metà del VI secolo alla fine del primo millennio, che  ci fa immergere nel mare di un’eredità lasciata da quel popolo. Guidati da Alboino, nel 568 i Longobardi varcarono le Alpi Giulie per espandersi in terra italiana e determinare mutamenti profondi in Europa.
La mostra resterà al Mann fino al 25 marzo 2018.
Per saperne di più
http://www.coopculture.it/heritage.cfm?id=73

Nelle foto, in alto, i “Longobardi redivivi”, nel salone delle Meridiana. Al centro, i reperti esposti nelle sale adiacenti

 

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