Il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri (nella foto) sar  oggi in aula, alle 16 in Senato e alle 17.30 alla Camera, per spiegare la sua posizione nel caso Giulia Ligresti. Sulla questione, pubblichiamo di seguito, l’opinione dell’avvocato Riccardo Polidoro, presidente dell’associazione "il Carcere Possibile Onlus -Camera Penale di Napoli"

L’intervento del ministro in favore degli amici Ligresti, la solidariet  incondizionata dimostrata nel momento in cui gran parte della famiglia – non un solo componente – era destinataria di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, l’aver segnalato al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria le precarie condizioni di salute della detenuta Ligresti, sono comportamenti che ancora destano stupore, ma che rappresentano il normale modus vivendi dei c.d. "Poteri forti".
Meravigliarsi è un bene, ma è necessario analizzare, con attenzione, la condotta dei protagonisti per poter poi eventualmente chiedere che vi siano conseguenze a livello istituzionale.
Nel caso di specie, l’analisi complessiva della storia politica del prefetto diventato ministro, per quello che possiamo apprendere dai media, pone più che un problema.
Fra questi, il minore è l’aver sollecitato personalmente l’intervento in favore della detenuta sofferente di gravi patologie. Come rimproverare il capitano di una nave che sta affondando se nella scialuppa di salvataggio fa salire prima i malati gravi e tra questi prima un suo parente o un amico ? Ai sentimenti non si comanda.
Il ministro che dirige tutto il sistema Giustizia, di cui è responsabile, conosce bene le realt  della detenzione in Italia e, pertanto, non poteva sopportare che una persona cos vicino a Lei potesse soffrire le pene dell’ Inferno e non quelle previste dal nostro ordinamento. Dunque un gesto umanitario, personalizzato ma umanitario. Sul punto sarebbe interessante conoscere l’iter processuale della storia.
La segnalazione di un ministro non basta – fortunatamente (per ora) – a ridare la libert  a un detenuto. Se questo è in attesa di giudizio, come Giulia Ligresti, occorre il provvedimento di un giudice e, ancora prima, il parere della procura della repubblica, provvedimenti che devono fare riferimento ad una consulenza sullo stato di salute della persona. Avr  pure fatto valere tutto il suo potere il ministro, ma, invero, quello che poi è avvenuto è stato voluto da altri. Non avrebbe dovuto farlo, perch quell’opportunit  – il contatto diretto con lei – non era per tutti, ma un ministro ha pur sempre un cuore. Ma come dicevamo, ciò rappresenta il male minore.
Ben più grave, invece, l’assicurazione data ai Ligresti di poter contare su di lei. Non solo perch un ministro ha il dovere di prendere immediatamente le distanze dagli indagati, a maggior ragione se destinatari di misure cautelari, ma sopratutto perch suo figlio aveva ricevuto dai predetti un trattamento economico che, al di l  delle capacit  della persona, era certamente molto significativo, trattandosi di milioni di euro, guadagnati in brevissimo tempo.
Gi  nel 2011 venne alla ribalta suo figlio, quando la mamma era ministro dell’Interno. Vi fu un contrasto tra lei e l ‘allora Guardasigilli, per aver confermato il contratto con la Telecom per vari servizi di comunicazione elettronica, tra cui i braccialetti per il controllo dei detenuti agli arresti domiciliari. Il precedente contratto con Telecom prevedeva la spesa di 110 milioni di euro, dal 2001 al 2011, ma le apparecchiature non avevano mai garantito efficienza, dissuadendo i giudici a disporne l’utilizzo. Il nuovo contratto voluto dal ministro, non aveva tenuto conto di tale criticit  e prevedeva altri 100 milioni per Telecom. Dopo poco, al figlio viene affidato il settore di Administration , Finance and Control di Telecom. Sempre il ministro proporr  l’uso degli inefficaci braccialetti per gli stalker.

Questi palesi conflitti d’interesse sono la base per valutare le dimissioni, ma da soli non rappresenterebbero una valida ragione
perch vi sono altri politici, ben più autorevoli e di lungo corso, con i medesimi problemi.
Quando però il conflitto d’interessi giunge a interferire con il buon funzionamento della Giustizia, allora le dimissioni sono necessarie e inevitabili. L’aver garantito la sua disponibilit  a intervenire in favore dei Ligresti getta un’ inevitabile ombra di sospetto su tutto l’iter processuale, passato e futuro. Su ogni decisione dei magistrati peser  l’ingombrante frase del ministro e i provvedimenti, sopratutto se favorevoli agli indagati, saranno oggetto di feroci critiche.
Questa è l’unica ragione per cui la responsabile della Giustizia, anche per garantire ai suoi amici un giusto processo, deve dimettersi. Non vi è altra strada.

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