Pubblichiamo (di seguito) l’intervento di Donatella Gallone al ventesimo convegno tradizionalista di Gaeta organizzato dalla rivista L’Alfiere e dalle edizioni Controcorrente sul tema “La Storia, le storie; l’identit  e la tradizione; l’indipendenza e la sovranit  politica e monetaria, la difesa del territorio, della lingua, della cultura, dell’economia e del lavoro”.

Comunicare significa essere visibili. Attenti però a quanto scriveva Vico che aveva la saggezza dello sguardo lungo “l’uomo possiede un’innata disposizione a comunicare… mediante la comunicazione può progredire dalla condizione primitiva d’isolamento verso l’istituzione progressiva delle varie forme di societ .(…ma) se la comunicazione occulta la verit , l’umanit  piomba nella barbarie e nella decadenza”.
L’omissione e l’occultamento della verit  possono essere scandalosi e offensivi. Il sud ha la lingua mozzata dai luoghi comuni e dalle mezze verit  diffuse da giornali e televisioni nazionali. La sua autenticit , il suo mondo, la sua realt  ha il diritto di esistere-quando ce l’ha- solamente su scala locale. Cancellato il dialogo, la comunicazione pilotata è imprigionata da gruppi di potere che determinano la visibilit  e l’invisibilit  di persone, fatti, situazioni.
Un esempio, l’arte contemporanea a Napoli.
Per quindici anni, dalla met  degli anni novanta, fino a poco tempo fa, il talento degli artisti napoletani era snobbato da chi organizzavaeventi mediatici molto costosi, con cene riservate a pochi partenopei, grandi frequentatori della stanze che contavano. Punto di riferimento celebrato dai quotidiani “importanti”, oltre a piazza del plebiscito dovevenivano allestite installazioni dispendiose, estranee a uno spazio cos imponente, Palazzo Donnaregina, nuova casa restaurata per gli artisti coccolati dal sistema internazionale del mercato. Adesso, il Madre si è adeguato al vento del cambiamento politico regionale e sta riscoprendo i napoletani, con poco clamore di voce.
Quello che è successo e che succede tuttora a livello di comunicazione nazionale è possibile grazie all’alleanza di professionisti e intellettuali "in loco", interessati all’accumulo di incarichi economicamente solidi e al presenzialismo. Del resto, questa non è una novit . Gi  Gramsci aveva messo in rilievo come fosse stato possibile al capitalismo del Nord dominare il mezzogiorno grazie allo stretto collegamento non solo con la borghesia agraria, ma anche per la complicit  di una classe colta, tenuta al guinzaglio a colpi di favori clientelari e nomine politiche.
Cos si costruiscono a tavolino successi editoriali e artistici, con il consenso e l’appoggio di chi gestisce la divulgazione delle notizie, controllando anche quello che dovrebbe essere incontrollabile, la creativit , la fantasia, l’immaginazione. Chi va controcorrente è neutralizzato dalla sua condizione di minoranza e, quindi, non incide sulla massa dell’opinione pubblica.
Ma le sorprese hanno la cattiva abitudine di scombussolare le consuetudini. E la vera sorpresa è la crescente affermazione della rete che ha cominciato ad aprire le porte alla libert  delle parole e a far conoscere talenti sconosciuti. La rete è (ancora)democratica e supera la barriera della manipolazione e dell’occultamento. La notizia naviga e arriva dovunque, sulle sponde più impensate. Creando una ragnatela. Come quella che hanno intessuto le donne italiane, intonando la rivoluzione di se non ora quando e cominciando a indignarsi in un paese che le relega al ruolo di comparse. Alzando la voce per richiamare l’attenzione sulla dignit  della persona, considerata un’inezia in tempi di apparenza e disuguaglianza mediatica. Su quella dignit  che il Sud deve riscoprire, comunicando il suo modo di essere Mediterraneo. Oltre il monopolio di un’informazione ammaestrata.

In foto, il Madre, museo di arte contemporanea nato nel cuore della Napoli antica

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