Sabato 20 gennaio al teatro Tram  alle 18, in via Portalba,30 (Napoli) sarà  presentato il nuovo romanzo di Pasquale Ferro, “Bambola di stracci” (ilmondodisuklibri, pagg. 120, euro 10). L’evento rientra nella rassegna “Trame al Tram. Gli scrittori sul palco” ideata e diretta da Antonio Mocciola.
 Con l’autore, intervengono:  Ileana Capurro (avvocata e presidente associazione transessuale Napoli), Giorgio Esposito (dermatologo e lettore appassionato), Donatella Gallone (editrice).
Gino Curcione e Annalisa Renzulli leggono brani dal testo. Pausa  musicale con il soprano Leontina Alvano. Performance delle ballerine Ginevra e Virginia De Masi.
Pubblichiamo di seguito la recensione di Delia Morea.

Bambola di stracci” (ilmondodisuklibri), l’ultimo romanzo di Pasquale Ferro, con prefazione di Marcello Colasurdo e postfazione di Vincenzo Trani, si presenta dapprincipio in una forma letteraria quasi “atipica”, nel senso che in esso convivono gli stilemi del racconto, della scrittura drammaturgica, per confluire infine in una narrazione più dilatata e corposa.
Egli stesso, nell’introduzione al romanzo, ne chiarisce la genesi:” “Anni ottanta al San Carlo, davano “Tosca” con il tenore Placido Domingo, acquistai il biglietto per la prima. […] Nell’intervallo ero nel foyer. […]La mia attenzione andò subito a una specie di bambola, una signora seduta su una di quelle poltrone in legno dorato, ricoperte di velluto rosso. Aveva un abito di tulle a falde rosse, verdi e gialle, truccatissima, con rossetto color vermiglio, sulle palpebre un ombretto verde. Capelli biondissimi, legati con fiocconi che raccoglievano due code ai lati della testa. Calzava ballerine dorate. «Chi è questo strano personaggio che tutti salutano?» incuriosito chiesi informazioni a una signora… lei “inciuciona”, subito rispose, disponibile. «È una duchessa decaduta, la famiglia l’ha allontanata perché è un poco pazzerella». La signora parlava, parlava… nemmeno si accorse che mi ero allontanato per avvicinarmi alla duchessa. Fu molto gentile, parlammo a lungo – mi spiace ma non ricordo cosa ci dicemmo. Rammento solo la sua gentilezza e il suo sorriso. E la mia mente iniziò a elaborare a viaggiare, scrissi “Bambola di stracci”, un testo teatrale – che ora diventa un romanzo – dove nomi, storia, luoghi vengono reinventati.”

Qui sopra, la copertina del libro. In alto, Pasquale Ferro intervistato da Francesca Panico per "Anteprima tv"
Qui sopra, la copertina del libro. In alto, Pasquale Ferro intervistato da Francesca Panico per “Anteprima tv”

Partendo da questa ispirazione, Pasquale Ferro racconta la storia di Barbara, duchessa decaduta, che vive la condizione di barbona, soggiornando spesso sotto i portici del teatro di San Carlo di Napoli.
Barbara è, dapprincipio, il filo conduttore, il trait d’union, per raccontare di altre storie femminili, storie di donne disperate, che hanno delle mancanze fisiche o psicologiche, che vivono ai margini di un quotidiano “normale” e incrociano la vita di Barbara, anche in circostanze drammatiche, come per esempio la permanenza in un manicomio.
Storie come quella di Anita Sciortino, Giannina ‘a scartellata, Marilù possono essere considerate narrazioni nella narrazione generale, interferendo con la storia di Barbara ma vivendo, altresì, di vita propria, di propria autonomia.
Sono spaccati di vite difficili, che Pasquale Ferro racconta con un linguaggio realistico, a volte ironico, dipingendo personaggi intriganti e dimostrando di saper fotografare i furori dell’animo umano, spesso anche con occhio divertito. Ecco le commistioni di cui sopra, con il racconto, con la scrittura drammaturgica.
Pasquale Ferro non è nuovo a queste “sperimentazioni”, già nel precedente romanzo “Macedonia e Valentina”, usa questo tipo di linguaggio composito, cedendo spesso il destro alla drammaturgia. D’altronde anche in questo caso c’è materia per rappresentazione teatrale, specie nel momento dei racconti e/o monologhi femminili.
Ma poi “Bambola di stracci”, si sofferma maggiormente nel cuore della storia, nel cuore delle vicende che riguardano Barbara e non mancano colpi di scena – quando scopriamo la complessa identità genetico/sessuale della protagonista – e lieto fine.
Qui la narrazione allarga il respiro, cede il passo maggiormente alla prosa, e la storia di Barbara e di altri personaggi che le fanno corona, descritti con arguzia, rientrano in un canone narrativo più aderente al romanzo anche se, ci sono momenti in cui Pasquale Ferro non rinuncia al racconto nel racconto come il capitolo intitolato ‘A Zingara o quello intitolato Storia di Marilù.
Per questa sua variegata possibilità, “Bambola di stracci”, può catturare l’attenzione del lettore, la scrittura di Pasquale Ferro si attesta in maniera realistica, descrive la realtà nella sua concretezza, talvolta, come si diceva, anche divertendosi in certe descrizioni. Infine su tutto regna sovrana la leggerezza, anche nelle situazioni drammatiche e ci piace sottolineare la vocazione drammaturgica di alcune delle storie, quasi che la visione teatrale prendesse  comunque il sopravvento.
Un libro ironico, svelto, dove lo scrittore dimostra di descrivere bene ambienti nobiliari, borghesi e ai margini della società – in questi ultimi è pertinente nel raccontare situazioni e mondi difficili, di frontiera – pur distaccandosene e guardandoli con il terzo occhio della narrazione.

 

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