Il sentimento muove i comportamenti umani. E questi ultimi sono protagonisti del romanzo di Mariacarla Rubinacci “Chi ha raccolto le conchiglie”, LCE edizioni, pagg. 117, euro 12,00.
Linguaggio lucido, scorrevole, penetrante, che resta nel lettore.
Sandra, una delle due protagoniste, a Londra per seguire un corso di inglese liberer  il suo istinto omosessuale. Al ritorno rientrer  nella solitudine per non lasciar sospettare la famiglia. Poi riprende il cammino della “normalit “; incontra Marco e diventa moglie e mamma. Ma presto cambier  ancora la sua vita.
Mara, giornalista, amica d’infanzia di Sandra, allontanatasi per motivi prima di studio e poi di lavoro.
Si ritrovano, si raccontano, si prendono.

Ne parliamo con Mariacarla Rubinacci.

Le protagoniste dei suoi romanzi sono sempre donne. Un significato particolare?
Ho un forte senso di appartenenza al “pianeta donna”, a cui attribuisco una visione estremamente lucida della realt . Le donne affrontano le difficolt  della vita stoicamente per cui giungono alla soluzione di un problema senza farne un dramma.

Il ruolo di una delle donne raccontate, Sandra, è quello controcorrente, al di fuori del branco. Vivere il rapporto con il sesso in modo tormentato, una non chiara identit  sessuale. Dopo tanti anni è ancora difficile parlarne o passi avanti sono stati fatti?
Sandra non si colloca fuori dal branco. Sono le condizioni sociali del periodo storico in cui è ambientata la vicenda a farla sentire inadeguata. Vive la sua identit  sessuale con difficolt , alla continua ricerca di un chiarimento a cui giunger  solo nella maturit . Oggi il panorama sociale non impone schemi di sesso si parla e si discute senza condanne.

Lei inquadra la libert  sessuale come scelta di vita o una “malattia genetica”?
La libert  sessuale indica, a mio avviso, la completa adesione al proprio essere e a quegli impulsi, dettati non certo da una deviazione genetica, intesa come “malattia”, bens frutto dell’amore.

Insomma, secondo lei l’omosessualit  si sceglie o si sente?
Si sente, non è mai una scelta.

L’amore, la solitudine interiore, la ricerca di se stesse, l’inquietudine, accompagnano le esistenze di Sandra e Mara. Le due protagoniste rappresentano il genere umano, quello più specificamente femminile o vi è anche altro?
Sandra è il personaggio più tormentato in quanto prigioniera di uno “status” a cui non sa opporsi, al contrario di Mara che è consapevole delle proprie tendenze sessuali e le accetta. Non dimentichiamo che un travaglio simile è stato vissuto anche dal mondo maschile.

Altro filo conduttore del libro è la lettura, il leggere e scrivere. Sandra lavora a scuola, Mara è scrittrice, ambedue trovano i libri nella loro vita. Quanto è importante il libro come compagno di viaggio?
Leggere apre la mente e spinge al confronto, consentendo di vivere realt  lontane dalla propria. Per Sandra è il paravento dietro cui nascondersi, per Mara si traduce in un mezzo attraverso cui esprimere pienamente il proprio modo di essere.

Nella postfazione Marisa Vettali sostiene che l’autrice del libro ascolta tutto l’affanno di vita delle protagoniste ma non lo condanna, un romanzo “intimista” che racconta una condizione sociale. Quanta identificazione personale esiste tra l’autrice e le donne narrate?
Mi identifico nella figura di Mara. La voce di Sandra che ho ascoltato nel raccontarne la storia, è la testimonianza di come io, in quanto donna, sia libera di esprimermi liberamente. Non c’è condanna chi è libero non giudica, si confronta con l’altro.

luned 14 ottobre 2013

In foto, l’autrice e la copertina (particolare)

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