Lirismo erotico, purezza nella linea che morbida e netta confluisce sul candido foglio per tracciare segni di un’iconografica emotiva ed evocativa. E’ l’arte di Pierre Yves Le Duc, autore francese che vive e lavora a Napoli dal 1988. Prossima installazione, in fieri, è una mostra che si terr  ad Atlanta, una sorta di summa poetica che raccoglie i lavori più significativi che il maestro ha realizzato in differenti momenti della sua vita e le creazioni recenti. Le origini italiane inducono Le Duc ad inscriversi ai corsi di italiano presso la Facolt  di lettere della Sorbona, dove si laurea nel 1988, lo stesso anno in cui decide di trasferirsi a Napoli, affascinato dalle suggestioni e dai contrasti della citt  partenopea.
Approda a Napoli come lettore al Mercalli. Qui frequenta assiduamente l’ambiente artistico e inizia le prime ricerche ricerche nell’ambito della pittura. “Il mio rapporto con l’arte inizia da bambino, usavo il disegno come alienazione inconsapevole dal mondo circostante; anche oggi il mio studio è il mio rifugio al di l  del mondo, soltanto il contatto acustico mi riporta al contesto in cui vivo”.
Ma è nel 1992, dopo l’incontro con Alfredo Bovio di Giovanni, maestro napoletano oramai ottantacinquenne, che decide di dedicarsi definitivamente all’arte estetica. “Non fu un vero e proprio maestro, eravamo entrambi autodidatti; fu per me un caro amico e seppe trasmettermi quel profondo senso della individualit  che solo una ricerca artistica assennata e disciplinata può portare”.
Il passaggio dal 93 al 94 è segnato da una frattura in cui l’opera passa dall’invadenza dei colori, forti, primari, di influenza baconiana, alla purezza del contrasto bianco-nero e soprattutto l’opera innesca un dialogo dinamico con lo spazio circostante; nelle sue complesse istallazioni il luogo è indissociabile dall’opera che vi prende corpo.
Il primo confronto col pubblico ha luogo nel maggio del ’94 a Piazza S. Domenico Maggiore dove installa il suo “Cenacolo” tredici tele, ognuna raffigurante il sesso femminile in gigantografia(180 x 180 cm), poste circolarmente intorno al totem fallico dell’obelisco barocco. Questi grandi segni neri d’inchiostro su carta bianca sembrano angeli “snelli, austeri come certe immagini gotiche, cavalleresche che non riuscivo a mettere a fuoco nella mia memoria”, e invece capovolgendo il punto di osservazione ecco che appare l’origine del mondo, una sessualit  aperta, morbida, sacra e profana al contempo.
” un erotismo molto delicato, non sarei capace di esprimerlo altrimenti, non vorrei usare la volgarit  per far parlare di me” La ricerca che egli continua nel maggio del 95 con “Nove Muse e Nove Poeti”, 18 tele raffiguranti degli immensi dettagli anatomici di penetrazioni in una perfetta ambivalenza del segno con un Vesuvio in eruzione, prevista per l’emiciclo monumentale di Piazza del Plebiscito, si scontrer  con la censura politica. Nel dicembre del ’96, scende nel profondo dell’acquedotto greco-romano per istallarvi un’opera intitolata “I 40 ladroni” 40 monoliti disposti a labirinto a simboleggiare altrettante vagine e insieme delle sintesi del corpo femminile come espressione della vanit  stretta nella morsa della morte ovvero la filigrana d’uno scheletro.
Nel 1998 è la volta di “Medium”nel Lazzaretto di Napoli un’istallazione che vede la perfetta fusione e intelligenza dell’opera nello spazio. Il 2004 è il momento di G.U. una installazione messa in piedi nella Sala della Meridiana nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli. G. U. sta per giudizio universale ma anche per genoma umano ed è un’installazione realizzata in un ambiente quasi totalmente privo di luce e composta da tre elementi un pannello costituito da cento tavole ad inchiostro di china retroilluminate da un sistema di cento tubi al neon, sospesa ad una struttura di alluminio-litio; una scultura in bronzo sospesa a bandiera a un cavo all’interno di una struttura in acciaio ed un accompagnamento sonoro. Quest’opera è il risultato di centinaia di schizzi preparatori di un lavoro che nasce come studio del singolo particolare per creare una sinfonia di uomini nel loro giorno della verit .
Nel 2008 Le Duc presenta a Torino la mostra “Soap Opera” una serie di disegni in cui le carte ripercorrono l’evoluzione di un’onda e la sua dissoluzione nel tempo. L’immagine nasce dal movimento circolare di una spugna insaponata passata su una superficie nera specchiante; le tracce di schiuma, consumandosi, creano le varie fasi di saturazione dell’opera. La serie di disegni si articola come una sequenza in cui ad ogni foglio l’artista introduce variazioni minime che rendono le opere similari ma uniche nella particolarizzazzione dei dettagli, aprendo la ripetizione all’intenzione cinetica.
La successione veloce delle immagini riporta alla visione mobile del cinematografo e alla dimensione ciclica dell’onda.

Nelle foto (di Semmola), opere dell’artista

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