Indimenticabile Dalida. Nella prima parte abbiamo raccontato i suoi successi, una parte della sua storia artistica e  e gli amori che nascevano e finivano tragicamente. Come l’incontro con Luigi Tenco.
Era il 1966. Dalida conosce Luigi, si innamora di lui e decide di lasciare Christian de la Mazière. Nel 1967, la canzone “Ciao amore ciao” scritta da Tenco viene proposta al festival di Sanremo. La commissione rifiuta il brano, ma Dalida si impunta, minaccia di non partecipare alla kermesse, cosi il brano viene portata sul palco del teatro Ariston,  cantata da Dalida e da Tenco, la canzone viene eliminata.
Luigi è molto arrabbiato, sconfortato, non può pensare che altri brani con testi deboli vadano in finale, mentre il suo, che è pieno di rabbia di sentimenti, un bel brano (il tempo gli darà  pienamente ragione) è stato bocciato. Se ne torna in albergo, Dalida in ansia per lui lo raggiunge… lo trova morto…
Ufficialmente Luigi Tenco si toglie la vita con un colpo di pistola alla tempia destra nella sua stanza all’Hotel Savoy, nella stanza 219. l’artista lascia un biglietto. «Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda “Io, tu e le rose” in finale e una commissione che seleziona “La Rivoluzione”. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi».
Ma rimangono dubbi.  “E’ stato un suicidio o un omicidio?”, ci si chiede. Tanto si è scritto sulla “misteriosa” morte del bel tenebroso dal carattere schivo, ma con una grande sensibilità, un poeta della canzone italiana. Stimato per la sua bravura- in questi giorni si celebrano i 50 anni alla sua scomparsa. E Tiziano Ferro ha aperto Sanremo 2017 proprio con un emozionante brano di Tenco ,”Mi sono innamorato di te”. Restano indelebili brani come “Vedrai vedrai”, parole di amore e di speranza. “Quando la sera ritorno a casa/Non ho neanche voglia di parlare,/Tu non guardarmi con quella tenerezza/Come fossi un bambino che ritorna deluso. Sì lo so che questa non è certo la vita che ho sognato un giorno per noi…/Vedrai vedrai, vedrai che cambierà”.
La canta anche Dalida che, devastata dal suicidio dell’amato (ma anche dai sensi di colpa, prima del suicidio di Luigi i due avevano litigato) torna in Francia, non si dà pace. E, distrutta, pensa sempre a finire la propria vita con un suicidio.
Comunica a parenti e amici la sua intenzione di partire per l’Italia per una visita alla famiglia di Tenco. I suoi cari non sanno che Dalida si reca in modo del tutto anonimo all’hotel Prince de Galles di Parigi (lo stessa dove Tenco soggiornava quando sostava a Parigi), chiusa nella sua stanza ingerisce una dose molto forte di barbiturici. Una cameriera dell’hotel, insospettita dal fatto che da quella stanza filtrava una flebile luce ed era sempre occupata entra e trova Dalida incosciente. L’artista viene subito portata in ospedale e si risveglia dopo ben sei giorni.
Tormentata dalla depressione, tenta il suicidio anche nel 1977. Due anni dopo, conosce Lucio un ventiduenne  studente italiano, resta incinta di lui,  ma le pressioni del suo staff – che teme uno scandalo – la inducono presto a desistere dal continuare la storia, così abortisce con un intervento clandestino in Italia ( l’aborto è ancora illegale). E le complicazioni dell’intervento le causeranno la sterilità: non potrà più avere figli.
Troppi eventi tragici. Dalida inizia a studiare Sigmund Freud e Teilhard de Chardin. Un momento di introspezione per dimenticare? Certo, la psicoanalisi la porta a cercare di distaccarsi da tutto quello che è materiale.
Parte per il Nepal dove cerca di ritrovare se stessa avvicinandosi alla religione Indù. Al suo ritorno Dalida si reinventa e la sua carriera riprende slancio. Nel 1971, un recital al tempio della musica. l’Olympia di Parigi segna il cambiamento artistico della cantante.
Dalida propone testi impegnati come “Col tempo” di Léo Ferré, ma in quel periodo sono gli anni di Darla dirladada, Il venait d’avoir 18 ans e Gigi l’amoroso, brani che saranno ai vertici delle classifiche francesi e italiane.
Ritorna  all’Olympia nel 1974 e nel 1977.  Oltre alle canzoni citate e sempre nei primi posto con “Tornerai “(in Francia “J’attendrai”, al top della hit parade), “Ciao come stai”, “Tua moglie” e un Lp “Sempre più Dalida”.
Anni ottanta. Inizia un nuovo stile musicale- un altro cambiamento- una sorta di dance music ballata con classe: sono gli anni dei grandi successi francesi e internazionali.
Monday Tuesday sarà un successo che la porterà ad una serie di recital al Palais des sports. Debutta in seguito anche negli Stati Uniti al Carnegie Hall . Poi il ritorno a Parigi sempre all’Olympia, dopo Simone Weil, risulta il personaggio piu amato dal pubblico, mentre invece un sondaggio di Télé 7 jours,  dopo Mireille Mathieu, designa come la cantante più amata dai francesi lei, l’elegante e bella Dalida.
Paolo Dossena, l’artefice dei suoi maggiori successi, produce due incisioni di Dalida “Femme” (Smile) e “Danza” (in italiano) nel 1983. E un anno dopo, con la regia di Jean Claude Averty,  registra un programma dal titolo “Dalida idéale, per la televisione francese”.
Nel 1985 incide un Lp intitolato “Dali”. Spesso in televisione, corteggiata dai format e dai conduttori che le danno tanta visibilità, Patrick Sebatier l’invita a partecipare alla trasmissione piu in auge del momento “Jeu de la verité” (“Gioco della verità”).

Dalida | ilmondodisuk.com
Dalida con Tenco. In alto, una bella immagine della cantante di origine italiana

Il programma viene trasmesso in diretta, l’artista  canta affascinando come al solito tutti. Arrivano le domande. Lei, sempre con un’apparente calma che la distingue, risponde e parla del suo strabismo, degli interventi agli occhi la sua infanzia, parla di omosessualità – da non dimenticare che è ancora oggi una icona gay. «Oggi sono sola» dice e continua parlando della sua vita privata. Ricorda i suoi ex che si sono suicidati, parla di politica dichiarando che è amica di Mitterrand, che lo rispetta come l’uomo è presidente. Un ennesimo successo, Dalida risulta amabile, preparata, spigliata nelle risposte.
“Reviens-moi” e “Le temps d’aimer” sono due 45giri che registra oltre un album “Le visage de l’amour”, titolo di una canzone scritta da Charles Trenet. Nel 1986, per la prima volta in un ruolo drammatico, recita come protagonista nel film “Le sixième jour” (Il sesto giorno, di Youssef Chahine) girato in Egitto. sua terra natale.
La prima nazionale  viene proiettata nel quartiere dove Dalida ha vissuto la sua infanzia,  a Choubra. E’ anche un momento per ritrovare le sue origini: un vero trionfo, mentre i il film  a Parigi avrà un accoglienza molto fredda da parte del pubblico. Positiva, invece, l’opinione della critica. Viene poi commercializzato un Lp con una canzone omonima ispirata al film.
Gennaio 1987. Dalida è  sempre più soffocata dalla depressione. Esce poco, dirada i suoi impegni. La sua ultima uscita  risale al 7 marzo 1987 per la serata dei César, gli Oscar del cinema francese. L’ultimo concerto ad Antalya, in Turchia, alla presenza del presidente della repubblica.
Pardonnez-moi, la vie m’est insupportable (Perdonatemi, la vita mi è insopportabile).  Le ultime parole scritte da Dalida, ritrovate scritte su un biglietto vicino al suo corpo esamine, uno shock per il mondo intero- in special modo la Francia, l’Italia e l’Egitto, paesi che l’avevano adottata artisticamente, paesi che l’amavano e le avevano dato la meritata fama.
Forse stanca di vivere una vita sotto i riflettori – da lei tanto bramati- il suo sogno era di diventare una stella del cinema e della musica. Ci è riuscita perfettamente, vive nel lusso di Parigi e accolta  sempre come una star in tutto il mondo. Forse prestigiose onorificenze, successo e denari non le bastavano, forse delusa da amori finiti tragicamente,  forse… non ci sono “forse” per giustificare un suicidio che porta alla morte di una delle artiste più amata di quegli anni.

Dalida
Qui sopra, un’altra immagine dell’artista

E’ il 2 maggio 1987. Dalida chiama il suo manager, il fratello Bruno (più noto sotto il nome d’arte Orlando, in origine nome del fratello più grande) gli annuncia che il previsto servizio fotografico a causa del freddo è stato rinviato. Poi alla sua  fedele governante dice di  prendersi una serata di libertà perché lei sarebbe andata a teatro.
Dalida l’accompagna personalmente a casa e per essere sicura dell’assenza della donna  imbuca una lettera indirizzata al fratello, si dirige nella sua casa in rue d’Orchampt sulla Butte di Montmartre e ingerisce una dose letale di  pasticche.
Il 3 maggio 1987 muore una stella: Paolo Limiti, cultore della musica, spesso la ricorda nelle sue trasmissioni di revival. Nello special “Dalida, amore mio”  invita Bruno Gigliotti che rivela inaspettati aspetti del suicidio di Dalida e della sua vita di donna ricostruendo così alcuni momenti.
Racconta il fratello: «Salì in camera sua e per la prima volta si è addormentata dopo aver spento le luci. Dalida aveva il terrore di dormire al buio e non l’avrebbe mai fatto. Dalida ha voluto uccidere Dalida perchè il conflitto tra la donna e l’ artista era ormai insaziabile. Dalida aveva tutto, il successo, la ricchezza. Jolanda invece era rimasta sola, senza un uomo e senza figli. Insomma, senza una famiglia e senza affetti. Si disse che mia sorella scappò dal Festival di Sanremo dopo il suicidio di Tenco, mentre invece furono gli organizzatori e i discografici  di Dalida che la obbligarono ad andare via, Dalida era disperata, stava convincendo gli altri partecipanti a far saltare il festival in segno di solidarietà nei confronti del suicida».
E’ sepolta nel cimitero di Montmartre a Parigi; sulla sua tomba c’è la sua statua: la mostra con gli occhi chiusi rivolti allo spettatore. Insieme a lei giace Il fratello maggiore Orlando, morto nel 1992 e  la madre Giuseppina. Dopo la sua morte, sempre  grazie a Paolo Limiti, esce un doppio cd “Dalida collection” (con brani originali e remixati) che  ritorna nella classifica dei dischi più venduti.
Tanti i nomi dei musicisti che hanno lavorato con lei: tra questi  Ennio Morricone, Nino Rota,  Mikis Theodorakis, Manos Hadjidakis. Molte canzoni interpretate da Dalida sono state scritte da autori che già all’epoca erano (o sarebbero divenuti) poeti, scrittori o giornalisti di chiara fama internazionale, da Jacques Prévert a Bertolt Brecht. Mentre in Francia i suoi Cd e dvd continuano a essere venduti. Adieu, Mademoiselle Dalida.
(2.fine)

 

Quando Dalida  cantava “Guaglione” e diventò mademoiselle Bambino

PRIMA PARTE
“Ciao amore, ciao”. Con queste parole l’avremmo salutata incontrandola per caso nelle vie di Parigi. Già, perché Dalida era un amore di bellezza e di classe, era un amore di artista. Fu la prima donna a vincere il disco di platino per aver venduto oltre 10 milioni di dischi; fu la prima donna a ricevere la medaglia della Presidenza della Repubblica, ma tanti furono i riconoscimenti ricevuti, come quello che ottenne dalla Francia per aver recitato nel film “Io ti amo”: “Commendatore delle Arti delle Scienze e delle lettere”, un titolo meritatissimo, in più era un punto di riferimento per le donne.
Cantò “Bambino” (versione francese della nota canzone napoletana “Guaglione”) e con questo brano vinse il suo primo disco d’oro e fu soprannominata “mademoiselle Bambino”. Dalida ebbe con Napoli un forte rapporto d’arte. Cantò anche “Kalimba de Luna”,  “Lazzarella”,  “O sole mio”.  Mentre Leopoldo Mastelloni interpreta un brano di Dalida,  “Je suis malade” che diventa  “Malata ’e te”. E a Napoli  Dalida registra  due spettacoli Live con Little Tony nel ‘70 e nel 71 con Morandi per la storica “Senza Rete”.
Chi era Dalida? Figlia d’arte, Jolanda Gigliotti nasce il 17 gennaio 1933. Jolanda è affetta da strabismo e si sottopone  a diverse operazioni chirurgiche. A diciassette anni, vince il concorso di bellezza Miss Ondina e, poi, Miss Egitto, che le consentono di avvicinarsi al mondo dello spettacolo  e del cinema. Nel film del 1954, “La regina delle piramidi”, è controfigura di Joan Collins; poi entra anche nel cast di Le Masque de Toutankhamon (La maschera di Tutankhamon) e di Sigarah wa kas (Un bicchiere, una sigaretta).
Il nome d’arte lo sceglie quando si  trasferisce in Francia, ispirandosi alla protagonista femminile del film “Sansone e Dalila”. E’ Fred Machard che le consiglia di cambiarlo in Dalida, per rendere la sua identità più gioiosa e spensierata. Vede la luce a Choubrah (alle porte del Cairo) in una grande comunità italiana, da genitori calabresi nativi di Serrastretta in provincia di Catanzaro,  fra due fratelli, Orlando e Bruno. Il padre Pietro è primo violino all’Opera del cairo.  Poi, decide  di andare  in Europa e arriva a Parigi dove prende casa in Rue Ponthieu, vicino agli Champs Elysées.
Con la sua voce, conquista la Francia, ma anche l’Italia e l’Egitto. Sono gli anni sessanta, dopo la ricostruzione del dopoguerra. E’ il periodo della contestazione, delle lotte di classe, il mito dell’arte, insomma della trasformazione, la musica la fa da padrona. E’ finalmente consentito, finalmente, di sognare sulle note di canzoni d’amore.
Così diventa diva acclamata e amata, registra  il suo primo disco su vinile con “Madona”, (versione francese di Barco negro di  Amalia Rodrigues). Poi ancora cinema, musica, spettacoli: una star internazionale. Recita a fianco di attori come  Ugo Tognazzi, Alberto Lupo e Paola Borboni.  Viene diretta anche da registi come Jean Stelli, accanto a Frank Villarde  recita in Egitto  nel film “Le sixième jour” (Il sesto giorno, di Youssef Chahine) per la prima volta in un ruolo drammatico e come protagonista.
Spesso ospite di celebri trasmissioni televisive come Il Musichiere, condotta da Mario Riva, Canzonissima, Scala reale, Partitissima, ospite di Maurizio Costanzo. Nel 1984, per la televisione francese, con la regia di Jean Claud Averty, registra un programma dal titolo “Dalida idéale”. Aveva una  aria melanconica, si leggeva nei suoi occhi una sorta di mal di vivere, ma la sua arte faceva dimenticare quel sorriso triste.
Oltre ad aver collezionato successi come cantante e attrice, è stata una icona gay, (tante sono le Drag Queen  che ancora oggi che la imitano). Sempre in prima linea per i diritti e la lotta contro la discriminazione. A Los Angeles, Liz Taylor, insieme a molti altri artisti, inizia una crociata contro l’AIDS. Vengono coinvolti anche altri paesi, compresa la Francia. Dalida, con Thierry Le Luron, Line Ranaud e Nana Mouskouri, vi parteciperà attivamente.
Tanti sono i titoli che la portano al successo: “Mama”, “Piccolo ragazzo”, “Tornerai” “Gigi l’amoroso”, “Quelli eran giorni”, “Un Po’ d’amore“, testi emplematici come “Per non vivere soli” “ Amare per vivere”, “Amo l’amore”, già perché la vita amorosa di Dalidà non è  mai stata facile. Storie passionali ma anche costellate  di tragici eventi.
Nel 1961, sposa Lucien Morisse, direttore di Radio Europe 1. Un matrimonio che  dura molto poco. Infatti Dalida incontra Jean Sobieski, bellissimo  e giovane pittore, nonché attore. e  decide di divorziare da Lucien (rimanendo comunque in ottimi rapporti visto che lui era  il suo pigmalione. Nel 1970 Lucien Morisse si suicida sparandosi un colpo in testa, provocando tanto dolore a Jolanda).
In seguito avrà una relazione col filosofo Arnaud Desjardins ma poi finisce perché lui è sposato. Nel 1972 incontra Richard Chanfray on cui intreccia un legame che dura 9 anni nonostante il carattere di lui che rende la loro storia alquanto burrascosa. Nel  1981 i due si lasciano e nel 1983 Richard Chanfray si suicida insieme alla sua nuova compagna.
Questi eventi la inquietano molto: confidandosi con qualcuno che le è vicino esprime il dubbio che qualche stupido malpensante possa affibiarle una brutta etichetta. La malignità, soprattutto nel mondoddello spettacolo, regna sovrana. E, solo per il gusto di far del male oppure in nome di  un “sentimento” che si chiama invidia, fanno circolare voci cattive, senza rendersi conto di quanto male fanno, portando all’esasperazione fragili personaggi come  Dalida.
Anche in Italia sono state distrutte vite e carriere di grandi talenti come la nostra indimenticabile “Mimì”(Mia Martini).  Spesso non ci si rende conto che la  diffamazione è un reato (art. 595 c.p.). E parliamo di chi offende l’altrui reputazione in assenza della persona offesa e  in presenza di almeno due persone. La pena è della reclusione fino a un anno e della multa fino a euro1032,91.
Tornando alla nostra Dalida, l’ultima relazione, inizia nel 1985 con uno sfuggente medico di nome François Naudy e termina col suicidio di lei. E, facendo qualche passo indietro nel tempo, scopriamo che Dalida già aveva sfregiato la sua vita con altri tentati suicidi. Dopo una storia di tre anni con Christian de la Mazière,  nel 1966 conosce Luigi Tenco:  “Vedrai Vedrai” e  “Ciao amore ciao” entrano a far parte della storia musicale italiana. Ma dei suoi successi e ancora del  suo mal di vivere ci occuperemo  nella seconda parte di questa nota.
(1.continua)

 

 

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