Mi occupo principalmente di produzione di giochi, la mia qualifica è responsabile di produzione; è quella figura che si interpone tra l’autore e la stampa di un gioco. In genere lavora per una casa editrice o ne è il direttore, ma a volte, come nel mio caso, lavora sia per una casa editrice, La Fabbrica dei Giochi, sia per conto proprio sui singoli progetti che gli vengono commissionati.

“L’autore non ha un’idea precisa di come il proprio gioco possa prendere forma e, quando ce l’ha, è sbagliata”, con questa premessa cerco di presentare la mia professione: fare in modo che l’idea di un gioco, spesso geniale ma strampalata, diventi una realt  concreta fatta di plance, carte, pedine e dadi, il tutto pensato per ottimizzare i costi di produzione e quindi il prezzo al pubblico e per massimizzare l’impatto sul pubblico rendendo il gioco attraente. E’ un gioco di equilibri tra le sacrosante richieste dell’autore, le necessit  dell’impresa, l’ingestibilit  di alcuni disegnatori e le esigenze tecniche del proprio grafico. Si, perch il grafico è la prima e più solida spalla di un direttore di produzione, da anni ormai collaboro con Giuseppe Masone grafico, pubblicitario e fotografo che un po’ per gioco, un po’ coinvolto dagli amici ha iniziato a interessarsi di giochi e della loro produzione. Adesso, con decine e decine di titoli all’attivo io e Giuseppe siamo in grado di dialogare e, a volte, correggere gli omologhi delle principali case editrici europee. L’Europa è il principale orizzonte delle imprese e dei professionisti del gioco italiano, il mercato italiano è piccolo e raramente richiede contatti diretti con la Cina, vero e proprio colosso della produzione di giochi. Solo quando i volumi sono alti si tratta direttamente con qualche fabbrica in Cina e questo complica leggermente il mio lavoro. I partner europei hanno più volte dimostrato di gradire il giusto mix di professionalit  e inventiva di noi italiani coinvolti in questo settore. Capita spesso che si rivolgano a noi per risolvere problemi per cui la mera professionalit  non basta.

Ludotecario o ludologo si nasce o si diventa? Questa è la domanda che parecchie persone mi hanno rivolto durante la mia carriera, purtroppo sono costretto a rispondere che si nasce, perch un vero e proprio percorso formativo non esiste ancora, anche se da più parti qualcosa comincia a muoversi. L’esperienza me la sono dovuta fare sul campo, ho iniziato con un’associazione e una ludoteca insieme a un caro amico, all’interno di questa prima struttura siamo cresciuti e abbiamo cominciato a capire quale rapporto esiste tra il prodotto e i suoi usufruitori finali. Durante questa esperienza ci siamo fatti notare principalmente per competenza e correttezza, e dopo un anno e mezzo gi  accettavo il mio primo incarico part-time: gestire i campionati nazionali di un gioco da tavolo.

Ho avuto modo di lavorare anche nel sociale, situazione in cui i giochi e gli esperti di giochi hanno una marcia in più, progetti come Scafati Sicura pongono molta attenzione sulla valenza formativa del gioco nelle relazioni con l’altro e con la comunit .

Più volte mi sono occupato del coordinamento e dell’organizzazione fiere ed eventi ludici, avvenimenti che ti assorbono moltissimo per un breve periodo e che, quando riescono come speri, ti riempiono di soddisfazioni. Ho partecipato a varie imprese, sempre in ambito ludico, come la fondazione e l’organizzazione del Volver, un bar ludoteca del centro storico da cui mi sono poi staccato per seguire più da vicino quello che mi interessava.

La mia vera passione sono i regolamenti e i materiali del gioco stesso. Ho sempre avuto una passione per le miniature e una profonda conoscenza di queste e dei metodi di produzione. Dalla posizione privilegiata del lavoro in ludoteca e in una casa editrice insieme, non mi ci volle molto a individuare una delle più grosse pecche del mercato italiano: l’editing. Regolamenti scritti con i “piedi” hanno pesato sulla crescita del mercato stesso, quante volte sar  capitato a tutti noi di approcciare un gioco e di “non capirlo”, ancora oggi a me capita, dopo anni e anni di regolamenti esistono ancora giochi che non riesco a capire, ne leggo il libretto e mi stanco, questa non può essere solo colpa del consumatore distratto, è tranquillamente imputabile al produttore.

In Italia circola da sempre l’idea che i giochi da tavolo siano difficili, in parte è dovuto al retaggio di vecchi, bruttissimi regolamenti e in parte alla poca propensione alle attivit  culturali. E’ vero che esistono giochi su cui bisogna veramente applicarsi, ma ne esistono tanti altri che si imparano in cinque minuti, senza per questo risultare stupidi o poco interessanti e con i quali si possono passare splendide serate in compagnia. Il mio lavoro è orientato principalmente a questo: rendere fruibile il gioco. Oltre a ciò, sono un ambientalista convinto cerco di orientare al produzione dei giochi nella direzione della massima eco compatibilit .

Buon gioco a tutti

Nella foto, una partita a "I coloni di Catan&     quot;

*Responsabile di produzione

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