Andare alle radici della nostra cultura attraverso una nuova chiave di lettura che da secoli è strumento di diffusione popolare: la moda. Dalle toghe, abiti ufficiali dei romani che ne simboleggiavano l’esemplarità come cittadini e magistrati, al Peplo e al Chitone, vesti drappeggiate caratteristiche dell’antica Grecia, la moda ha segnato il repertorio iconografico della nostra storia.
Gianni Versace, stilista e appassionato conoscitore dell’Iliade e l’Odissea dedica alcuni dei suoi lavori alla Magna Grecia. A vent’anni dalla sua morte, il Museo archeologico nazionale di Napoli apre la sala del cielo stellato all’esposizione Dialoghi/Dissing – Gianni Versace Magna Grecia tribute. Un’esposizione di abiti, accessori e oggetti da arredo firmati Versace, che fanno parte della collezione privata di Antonio Caravano, affiancati da reperti del Mann con cui sono state riscontrate similitudini.
«Mi ha ispirato la convinzione che le parole della moda possano leggere la storia. Il linguaggio della moda è per me un linguaggio storico, un codice che può decifrare tutto» dice il direttore Paolo Giulierini.
La mostra è arricchita ulteriormente dalle opere scultoree di artisti come Marco Abbamondi, Marcos Marin, Manuela Brambetti, Edoardo Tranchese e Ilian Rachov, in mostra nel giardino adiacente all’esposizione. Tutto sotto il segno di Gianni Versace, artista a tutto tondo che prende a piene mani e reinventa in chiave moderna l’iconografia della Magna Grecia, trasformandola in camicie colorate ricche di immagini. Il motivo del meandro che si interseca sui vasi greci e romani, oggi orna gli abiti di Versace.

In alto, uno scorcio della mostra (photo © Dario Bruno()

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