Gioca con la terra. Si sporca le mani nell’argilla per scoprire dove porta la materia. Ed è questo che subito dice a quanti vanno da lei per imparare a lavorarla giocare per capire come si muove e seguirla. Marina Orlando, capelli d’argento e un’esplosione di vita in parole e arte, accoglie chi scrive questa cronaca e gli “allievi” Paola, Sara, Francesca, Antonia, in una mattina di primo autunno, dopo un giorno speciale. Nel suo laboratorio di ceramica, Mavalù (sigla che armonizza le iniziali del suo nome con quelle dei figli poco più che ventenni, Valentina e Luca) al Vomero, in via Pigna, è arrivata la corrente elettrica da 24 ore, attesa sin dal trasloco d’agosto, quando in questo spazio ha trasferito i suoi oggetti più cari, tra questi un tavolo che l’accompagna da tempo nella sua gioia di creare. Tra i suoi principi, uno su tutti prepararla per eliminare insidiose bollicine d’aria che potrebbero farla scoppiare durante la cottura.
IL CONTATTO CON IL MONDO
Il suo punto di unione tra lei e il mondo è la creativit . Da bambina ha sempre una matita tra le mani, pronta a disegnare e le sue idee atterrano sui materiali differenti, dalla stoffa alla carta. Certa che alla fine il bisogno di sognare prevarr . Ragazza ubbidiente, con pap  ingegnere meccanico all’Aeritalia, non ha la voglia di opporsi alle decisioni familiari che la indirizzano al liceo scientifico, bloccandole il desiderio di iscriversi all’artistico. Ma quando si tratta di scegliere la facolt , piuttosto che Giurisprudenza, come suggerisce il buonsenso di famiglia (dove scorre il gene dell’arte tra musica e pittura, con una zia pittrice) sceglie Architettura perch le sembra più adatta al suo ritmo di pensiero. Venti esami, una media molto vicina al 30 e una decisione finale non laurearsi. Succede quando deve affrontare scienza delle costruzioni, preparato con l’aiuto paterno. Si siede, il docente le affida la struttura e lei lo fissa immobile; alla fine, gli risponde che è incapace di realizzarla. Torna a casa e affronta l’ira di pap . Ma al secondo tentativo, Marina confessa al professore che quella materia non le interessa per niente. E a casa comunica che non finir  gli studi.
IL NEGOZIO DI BELLE ARTI
I genitori si rassegnano e , una volta in pensione, il padre metter  su per i quattro figli (tre femmine tra cui Marina è la maggiore e un maschio, il più piccolo), Tecnoart, negozio di Belle arti in via Pitloo, non lontano dallo stadio Collana, prendendo parte anche lui con passione all’impresa collettiva. Un’esperienza importante per Marina che sviluppa contatti con esperti dei prodotti artistici e conoscenza di colori e smalti che le risulter  utile quando, molti anni dopo (siamo gi  all’inizio del terzo millennio), aprir  il laboratorio di ceramica (con forno) a Barletta.
UN INCONTRO “A FREDDO”
Ma prima di questa scelta, l’argilla ha gi  sfiorato le sue mani con il suo ragazzo, ai tempi dell’universit , partecipa a una manifestazione artistica presentando un gruppo scultoreo (essiccato a freddo), struttura a piramide che guarda da vicino la dimensione che l’affascina di più, il corpo umano. Però si distacca da quel tipo di creazione, un po’ infastidita da recensioni positive che, invece di scavare nell’opera, chiedendone il significato agli autori, la coprono di supposizioni personali, lontani dall’idea stessa della scultura.

LA MACCHINA DEI CARTONI ANIMATI
gi  mamma e moglie, quando entra da insegnante nella scuola (vomerese) di Rachele Furfaro Dalla parte dei bambini dopo aver preso il diploma magistrale che le fa amare la filosofia, tanto odiata al liceo, la psicologia e la pedagogia, discipline attente all’universo degli altri. E gli altri sono i miniallievi che coinvolge in un laboratorio multimateriale dove nasce la macchina dei cartoni animati, disco di legno gigantesco dove si susseguono le immagini disegnate di un elefante che bruca l’erba. Passano circa tre anni, preferisce lasciare per dedicarsi ai propri bambini, cresciuti sotto il faro dell’indipendenza.
Dopo poco, affronta la separazione dal marito con sofferenza, sviluppando con lui un’amicizia che dura ancora oggi. La sue visioni negli anni trovano spazio nel dcoupage, raffinata tecnica decorativa che risale al Settecento francese e trova la sua radice nel verbo dcouper ritagliare. Assembla immagini, Marina testimonianza di quel periodo, nel suo atelier, un vaso giallo e arancione ornato con carta di riso su cui ha dipinto una figura.
IL TRAFERIMENTO IN PUGLIA
Fa parte del gruppo la tribù degli artigiani, partecipa a collettive e a mercatini natalizi che ancora privilegiano qualit  e ricercatezza. Finch, quando i figli possono ormai davvero camminare con le loro gambe, segue il suo compagno in Puglia dove resta per circa dieci anni. Poco prima di trasferirsi, a Napoli ha appreso un po’ di tecnica nel laboratorio di Massimiliano Santoro. Ma per la svolta, per cuocere gli oggetti che “impasta”, ha bisogno di un vero approfondimento e sceglie come guru il bri            6                 è« «    oè  á«sptBLlibrineBlinkBBd dBd d«BpGBB«7Be«BEBBèMODEBHlèNOèBB» OJBe
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BB»EWHEREUSINGB B B»RLIKERESETBeNULLBSHAREBSLAVErBPSIGNMIDptkoi8uBBtannico Simon Leach, immergendosi nel web. Su youtube, pur non parlando l’inglese, ne capta dai video i segreti guardando le sue mani. Cos atterra su un affascinante pianeta che diventa la sua giostra quotidiana.
UNA FIAMMA CHE NON SI SPEGNE
Le storie d’amore finiscono, non quella con l’argilla. Marina torna sotto il Vesuvio e la mamma l’accoglie nell’ appartamento di via Caldieri. Dove trasferisce la sua bottega d’arte, finch qualcuno non le suggerisce di insegnarla. La sua stanza inizia a straripare d’idee e anche di appassionati “apprendisti”, perciò pensa di espandersi in un altro luogo dove plasmare sogni & cose.
IL GIARDINO DEL MAGO
Intanto, sulla rete si forma il collettivo spontaneo di ceramiste da tutta Italia, DonnaArgilla, alcune gi  sono amiche, altre lo diventano attraverso i social. Insieme, mettono su un libro che racconta le loro storie e lo diffondono sulla piattaforma issuu. Intanto il futuro scalpita. Si sono da poco incontrate a Roma per confrontarsi sulla mostra da organizzare in primavera nella capitale, coltivando l’obiettivo di divulgare e chiarire il concetto di “lavoratore del proprio ingegno”. Che si muove in un giardino magico, alla ricerca del bello.

Per saperne di più
www.mavalu.it

www.facebook.com/Maval%C3%B9-_-Laboratorio-Artistico-112402338821355/timeline/

issuu.com/donnargilla/docs/racconti_di_donne_e_argilla

Nelle immagini, oggetti d’arte firmati Mavalù. In alto, al centro il corpo umano, spesso protagonista delle sue creazioni. In basso, da sinistra, anemoni come bomboniere, "fior di caffè" in azzurro e Marina in azione con i bambini mentre trasmette loro un pezzetto della sua passione quotidiana

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