La Medea di Portamedina atterra al Maschio  Maschio Angioino. Venerdì 8 settembre alle 21 arriva del romanzo di Francesco Mastriani. Era il settembre dell’anno 1882, quando la casa editrice Gennaro Salvati pubblicò la prima edizione e, secondo alcune indicazioni dell’epoca, risalirebbe al giorno 8. E , nello stesso giorno, per un caso, 135 anni dopo, ecco la messa in scena al Maschio Angioino di Napoli dello spettacolo, tratto dal romanzo di Mastriani,  con la drammaturgia e la regia di Annamaria Russo.
Presentato da Il Pozzo e il Pendolo in collaborazione con l’assessorato alla cultura del Comune di Napoli, si avvale del disegno luci a cura di Sebastiano Cautiero, i costumi sono di Annalisa Ciaramella. Sul palco Rosaria De Cicco, Marianita Carfora, Giuseppe Gavazzi, Peppe Romano, Alfredo Mundo, Gennaro Monti, Sonia De Rosa, Paolo Rivera, con la partecipazione di Rita Ingegno, Federica Grosso e Marco Amodeo.
«Nello scenario più suggestivo che potevamo sperare – sottolinea la regista- all’ombra delle torri del maniero più bello di Napoli, la storia di Coletta Esposito, scivola fuori dalle pagine di quella antica edizione e prende vita sulle assi di legno di un palco a forma di ruota». Che simboleggia quella dell’Annunziata: nel complesso monumentale, costituito  dalla chiesa, da un ospedale, da un convento. All’ingresso, a sinistra dell’arco cinquecentesco, si vede ancora, nonostante sia chiuso, il buco che consentiva di far scivolare su una bussola girevole e cilindrica i bimbi abbandonati  dalle mamme per povertà o perché illegittimi.
Coletta Esposito è una giovane popolana di via Portamedina. Il 19 maggio 1793 uccide la figlia di pochi mesi e getta il corpicino esanime sul sagrato della chiesa, dove si stanno celebrando le nozze dell’uomo che aveva promesso di sposare lei e non quella donna vestita di bianco accanto a lui.
Poco più che ventenne, la popolana balza sotto i riflettori della cronaca nera: il suo delitto richiama i toni foschi della tragedia greca perciò sarà ribattezzata la Medea di Portamedina. Una belva snaturata per il popolo napoletano che non può avere nessuna per chi massacra l’amore materno, il più sacro e intoccabile dei sentimenti. Per condannarla non basta lo   “strascinamento” e la decapitazione, ma l’ignominia nei secoli dei secoli.
L’indignazione cancella la pietà. E la scrittura teatrale del testo nasce da una domanda inquietante: quante donne sottoposte allo strazio di una vita tormentata avrebbero potuto trasformarsi in altrettante Medee? Lo spettacolo non cerca risposte ma solleva ineludibili interrogativi, sospesi  sulla soglia di orrore e compassione.
L’ingresso costa 15 euro
Per saperne di più e prenotare
0815422088, 3473607913
info@ilpozzoeilpendolo.it
Nella foto in alto, un momento dello spettacolo: da sinistra, Rosaria De Cicco e Marianita Carfora

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