Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Mia citt  stanca
come automa vaghi
lacera, avvilita;
ti vergogni,
nascondi le ferite.
Nelle giornate di sole
sei allegra, serena
grata al cielo;
ma il tuo animo piange;
la tua bont  è fatale,
non accettata,
offesa.
Discinta pellegrina,
alle promesse vaghe
non ti ribelli,
accetti.

Ti accontenti di niente.

La tua terra sussulta
altre ferite
altri lutti,
ormai sei fatta di dolore,
ma tu non gridi,
piangi in silenzio
i tuoi morti.
Altre parole
scriver  la stampa
demagogia
retorica.
Si parler  ancora
dibattiti,
uomini colti
sereni
intellettuali di rango
pipe fotogeniche
barbe insigni
parole difficili Risposte attente
misurate;
Tanti “ni”
ai giusti quesiti.
Presente il governo
la regione
la provincia
il comune.
Un disoccupato
rappresenta il popolo.
Moderatore irreprensibile
imparziale,
dizione pura.
Si rispetti la clessidra.
Arco costituzionale
democrazia
democrazia
resistenza
resistenza.
Si riscopre la storia
infine la sentenza
Colpe antiche…
Svevi
Normanni
Angioini
Aragonesi
Borboni
Francesi
ancora Borboni
poi i Savoia
E poi il ventennio, il ventennio.
Mai diranno
il popolo è stanco
è tempo di finirla.
Siamo noi la storia
non infieriamo ancora.
Citt  nobile,
civile
Colomba bianca.
Cristo si fermò
a Eboli
ma non passò per Napoli.

Napoli, 23 novembre 1980

Come scritta ieri

7 gennaio 2013

In alto, Napoli in uno scatto di Vincenzo Amato

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