All’arrivo a Malta il visitatore sembra ricevere un saluto di benvenuto racchiuso in un abbraccio di colore giallo e bianco appena mosso dal vento che scompiglia i capelli cos come i pensieri. Ma appena oltrepassata la porta d’ingresso della capitale talvolta può accadere di essere pervasi d’altri colori, il rosso e l’oro, che raccontano storie di culture diverse, ma pur sempre attuali e in qualche modo universali.

E’ quanto accaduto in occasione della recente mostra di pittura dell’artista napoletano Pietro Loffredo, dal al St. James Cavalier Centre for Creativity di Valletta. La mostra rientra nel progetto Confluenze Mediterranee- Arte e Conflitti ideato e curato da Fabio De Chirico e organizzato dall’Associazione Amantea Amore per l’Arte nella persona del suo presidente Giuseppe Mantella. Patrocinato dall’Istituto Italiano di Cultura di Malta, il progetto, che prevede al momento due mostre, è partito con la personale di pittura di Pietro Loffredo e prosegue con la mostra fotografica di Giovanni De Angelis. Il filo conduttore è quello dell’arte e dei conflitti che animano l’area del Mediterraneo caratterizzata dalla comune nascita della cultura propria dei paesi che vi si affacciano, ma anche da conflitti tuttora irrisolti. proprio dall’isola di Malta, avamposto della storia, che l’arte prova a trovare una forma di coesione e di confluenza.

Pietro Loffredo presenta diverse opere create appositamente per Malta e alcuni lavori gi  esposti nel museo di Tunisi Bach Hamba nel 2008 e in quello siciliano di Gibellina (Tp) nel 2009. La personale di pittura vede l’espressione artistica dell’autore attraverso la presentazione di opere dalle quali prende forma quello che è ormai considerato il suo segno distintivo: il cornetto portafortuna.

Il rosso, colore predominante nei lavori di Loffredo, ha pervaso e scalfito i segni della storia del St. James. L’impatto visivo è affascinante e coinvolgente, complice anche la splendida installazione dell’artista, una cascata di cornetti che sembra piovere dal cielo fino a giungere accanto al visitatore e che acquista quasi vita al suo passaggio. L’artista ha voluto creare un’installazione con la quale interagire e che al contempo traccia il percorso emotivo degli ospiti. il simbolo dell’uomo che cerca l’approdo della propria limitata condizione, che si affida alla superstizione nell’attesa di un futuro meno iniquo. Un’allegoria oscillante che pervade la storia e le storie, la cultura e le culture di ogni popolo.

Pietro Loffredo propone una ricerca e un confronto tra i simboli a cui differenti culture popolari affidano ruoli propiziatori. Il cornetto rosso si accosta, fino a trasformarsi in coda di pesce, richiamo alla fortuna nella cultura tunisina, per poi riflettersi nell’occhio di Osiride simbolo della stessa nella cultura del paese che ospita la mostra.

Eppure l’artista sembra voler dire che il simbolo della fortuna trova il suo limite nella sua stessa natura effimera. Accanto ai cornetti, a volte imprigionati dagli stessi o ancora in uno strenue tentativo di raggiungerli c’è, infatti, l’uomo. Il punto focale del messaggio che l’artista propone è in realt  la stessa condizione umana. La fortuna non basta a combattere le ingiustizie, le sopraffazioni, le condizioni degli ultimi della terra. L’artista-uomo non rinuncia a farsi portavoce di un messaggio universale che valica le frontiere attraverso i volti impressi sulla tela. Le figure dalle tinte cupe, in netto contrasto cromatico con gli elementi allegorici, hanno lo sguardo rivolto al suolo, piegato dalle ingiustizie, dalle disuguaglianze che l’umanit  sempre e ovunque crea.

Loffredo sembra voler ribadire con forza la sua stessa natura di essere umano, con i limiti, le paure, le speranze sue proprie. Non rinuncia ad essere figlio del mondo, della precaria condizione del mondo. Partendo dal confronto tra i simboli dell’effimero si sofferma sull’uomo, simbolo reale, senza tempo e senza luogo. Chi osserva è chiamato a guardare oltre la forma sinuosa e solo apparentemente disimpegnata di un cornetto, a leggere le note poste sul fondo dei colori, le ombre, le figure che si innalzano appena, ma l ferme a ribadire che l’uomo c’è. Che le coscienze non possono più tacere per rendere voce a quanti sono stati relegati al silenzio dalle disparit  del mondo.

Durante l’inaugurazione sembra proprio che questo messaggio sia giunto chiaro ai partecipanti, giovani studenti, insegnanti, turisti inglesi, indiani o tedeschi stupiti e ammirati. L’arte riesce a parlare più lingue contemporaneamente e cos è accaduto anche che l’uno si facesse interprete dell’altro come forse altrove non avrebbe fatto. L’entusiasmo dei visitatori si percepiva nettamente negli occhi dei ragazzini come in quelli dell’anziana signora dai capelli bianchi e raccolti, attenta, scrutante, desiderosa di capire, di vivere le opere e riflettersi nelle stesse.

Il lavoro di Loffredo affascina e suscita un’interessata partecipazione. Attraverso tinte gioiosamente ludiche parla all’uomo dell’uomo, della precariet  dell’essere umano,             6                  «    oè è á«sptLlibrined dd ddella sua ricerca di una sorte migliore. Gli ultimi non hanno collocazione e ogni paese rivede i suoi. L’arte ha sempre un ruolo privilegiato, comunica attraverso scelte cromatiche o installazioni e soprattutto si stacca dalla mano che la crea per divenire di tutti, si rivolge a tutti coloro che vedranno e che sapranno vedere.

In alto, “Progetto Tunisi/Gibellina n1”. In basso, da sinistra, “Progetto Malta n1” e “Progetto Malta n4” (foto di Giacomo De Filippo)

Guarda il video con le opere di Pietro Loffredo

http://www.youtube.com/watch?v=UKmmveVI27Q

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