Un fiume di carne, sudore e t-shirt riempie gli spazi della mostra d’Oltremare. Mentre i tecnici montano il palco (luci, postazione dj, amplificatori su cui campeggia un inquietante ragno), un coro unico: “Pro-di-gy Pro-di-gy Pro-di-gy”. Sotto il palco del Carpisa Festival, l’atmosfera si scalda… l’afa diventa insopportabile e gli inglesi si fanno attendere… troppo. Dal coro “Pro-di-gy Pro-di-gy Pro-di-gy”, una voce “Picchiamo il dj!!!”… qualche fischio… ma quando il gruppo di Braintree irrompe sul palco e partono le prime note di “Worlds on fire”, si fa perdonare il ritardo…

In scaletta, i classici “Breathe”, “Firestarter” e “Smack my bitch up”. E i nuovi singoli “Invaders must die”, “Omen” e “Warrior dance”.

Prima del gruppo che ha riscritto la storia della dance, sul palco si sono succeduti Motel Connection, elettrici; !!! (Chk Chk Chk), divertenti e Juliette Lewis (carina) con la bassista jap che fa tanto ste. Ma è il “Prodigio” a dominare il pubblico… svelando (forse) il perch del titolo di quel pezzo… “Their law”… E cos la folla si muove come un’unica onda, tra pogo e ballo furiosi. L’energia rilasciata dal gruppo inglese, aiutati dai giochi di luci stroboscopiche e la potente amplificazione, lascia senza parole. Un mix di rave, rock, distorsioni e droghe, rigorosamente acide.

Se William Burroughs (“Il pasto nudo”) avesse scritto musica e non libri, suonerebbe i pezzi dei Prodigy.

Nelle foto (di Maria Volpe Prignano) alcuni momenti del concerto dei Prodigy

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