Che la societ  italiana e quella andalusa fossero simili è una credenza popolare molto diffusa. E in effetti, basterebbe prendere uno dei tantissimi aerei in rotta verso la penisola iberica per rendersi conto di come quest’assunto, a primo acchito falso, non può che rivelarsi parzialmente vero. E quindi seguiamo un italiano, o meglio un napoletano, nel suo meraviglioso viaggio nella splendida Andalusia, tra Siviglia e Cadice, alla ricerca delle tante similitudini e delle differenze tra le due culture, diverse ma inevitabilmente connesse. Il mese di maggio 2014 è stato per Siviglia, e per il napoletano in questione, davvero straordinario.
Quando l’aereo low cost ha toccato terra, ha avuto subito l’impressione di essere tornato indietro. Disservizi all’aeroporto, come nella classica immagine di Napoli, ritardi degli autobus e nessun punto d’informazione turistica. E invece, arrivato in centro, si è subito reso conto di essere fuori dai confini nazionali. Siviglia o Sevilla, con la cattedrale gotica più grande del mondo, il Real Alcazar, simbolo del passato musulmano della cittadina ed emblema della cristianizzazione di questo lato dell’occidente, accoglie i turisti e i viaggiatori come anche Napoli sa fare. Basta immergersi nell’allegria coinvolgente dei sivigliani, sempre pronti a scherzare, ridere e ballare. E la vitalit  andalusa si manifesta in tutta la sua bellezza durante la famosissima Feria de Abrl, che a discapito del nome, quest’anno si è tenuta durante la seconda settimana di maggio.
Per sei giorni l’anno l’intera citt  si trasferisce nel quartiere di Los Remedios, dove tra canti, balli, grida e bevute, si esorcizza l’amaro sapore della quotidianit , quasi a riprendere il verso della famosa canzone napoletana (“ma i’ tanto ch’aggia vut , e tanto ch’aggia gir , c”o ddoc e sott a tazz fino a mmocca m’add’arriv !”). Ma Siviglia è famosa, si sa anche questo, per le tapas, ossia le razioni di stuzzichini che accompagnano il sivigliano durante tutti i suoi pasti. Verdura, carne, pesce qualsiasi cibo è perfetto per creare una tapa, che nella preparazione non può non ricordare i piatti serviti in uno dei tanti bar Vomeresi.
E anche la sera, le due culture, napoletana e andalusa, finiscono col coincidere in maniera ancora più estrema. Le piazze del centro storico, calle Betis e la zona dell’Alameda, brulicano di giovani studenti. E come per una sorta di teletrasporto, il giovane napoletano sembra essersi trasferito in un secondo in quella Piazza Bellini partenopea divenuta, ormai, luogo di ritrovo degli universitari. Il clima altalenante, tra sole cocente e giorni piovosi, ha accompagnato il giovane italiano nei suoi spostamenti andalusi. E cos, pochi km più in l  di Siviglia c’è il centro di Cadiz, sull’oceano Atlantico. Tranquillo, caratteristico, pacifico. Una Pozzuoli in miniatura, se si può azzardare un paragone.
Al ritorno del suo viaggio, insomma, il giovane napoletano, esterrefatto di come una realt  cos lontana possa sembrare a lui molto vicina, non può che rammaricarsi per le recenti classifiche delle mete più gettonate dai turisti, che vedono Napoli scendere sempre più in basso e Siviglia recuperare, a sua volta, sempre più posizioni. E c’è da chiedersi, ancora una volta, di chi sia la colpa per questa triste situazione.

In foto, particolare di Plaza de Hispania, Sevilla

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