Metti una sera … assieme un grande romanzo, una felice riscrittura teatrale, due superbe prestazioni attoriali e ottieni uno spettacolo memorabile. La morte della bellezza, capolavoro di Peppino Patroni Griffi (fino al primo febbraio al Ridotto del teatro Mercadante) romanzo di formazione, storia omoerotica scabrosa per i tempi in cui è ambientata, sfrontata per i riferimenti insistiti alle sue modalit  espressive, bench largamente sublimate nella trasfigurazione letteraria una invenzione linguistica, raffinatissima ed estetizzante, che brucia ogni sospetto residuo di compiaciuta volgarit  e diventa orgogliosa rivendicazione del diritto all’Amore. Al di l  dei generi.
La fama che lo precedeva – “irrappresentabile”, sfuggente a ogni “adattamento”-lo “relegava” tra i romanzi da leggere, alimentava la curiosit  e il senso di attesa. Come avrebbe trattato l’autore-attore- regista Benedetto Sicca la storia romantica e crudele, tenera e erotica tra Lilandt, giovane insegnante italo-tedesco (lo stesso Sicca) el’adolescente Eugenio, dalla identit  sessuale ancora incerta (Mauro Lamantia)? Come avrebbe rappresentato, senza tuttavia snaturarle, situazioni dirompenti, nudit e intrecci di corpi, cui la visivit aggiunge ancora più forza?Con una serie di “invenzioni. Primo, la confusione arte-vita gli interpreti dichiarano la loro identit  sessuale e provocatoriamente invitano il pubblico a interrompere, interloquendo, magari insultandoli nel corso della performance. Ciò non avverr  troppo radicata la distinzione tra actor, colui che agisce e spectator, colui che guarda, per andare oltre qualche sorriso suscitato da situazioni o battute. In un certo ambiente intellettuale gli atteggiamenti erotici sarebbero out of date.

Per il resto l’escamotage si rivela felice, perch giustifica in qualche modo l’entrata-uscita degli attori dai loro personaggi e fa passare l’eresia narratologica di affidare a ciascuno di loro il doppio ruolo di Personaggio e di Narratore;
e ottieneil doppio scopo di legittimare l’ampio a ricorso a sequenze narrative tra le più suggestive e per elevata poeticit  e di non tradire la concezione che Sicca ha del teatro, da lui stesso definito, in una intervista, “teatro linguistico”. Secondo, il regista prescinde dal contesto storico del romanzo una Napoli devastata dall’ultima guerra mondiale e dagli abissi morali nei quali era scivolata tanta umanit  nella lotta per la vita; fatta eccezione dell’inizio due sedute di legno, segno di un’intera epoca,uno schermo illuminato, che allude alla sala cinematografica in cui l’incontro abbraccio tra i due segna la provvisoria vittoria di Amore su Tanato. Terzo, Sicca si concentra sul topic l’amore tra due uomini, un prendersi e lasciarsi, un incontro-scontro tra la sapienza seduttiva del trentenne e i tormenti del quindicenne che vuole dare al completo dono di s consapevolezza adulta e solennit  dicrisma.
Sorprendente per maturit  artistica il ventisettenne Lamantia-Eugenio, ennese di nascita, forgiato all’Accademia di Arte drammatica del Piccolo di Milano, riccioluto come una testa di Gemito, sottile e credibile nella sua fisicit  adolescenziale. La sua performance è tutto un susseguirsidi slanci e ritrosie, tormenti e audacie tipiche della et , resi ancora più sofferti dalla riluttanza ad accettare la propria sessualit . Un susseguirsi che si serve di un sapiente gioco di esitazioni, balbetti, frasi interrotte, dubbi ora sibilati ora gridati; di solenni dichiarazioni di intenti, disattese e poi riaffermate. Riempie la scena. All’insegna di un raffinato understatement la prestazione attoriale di Sicca-Lilandt.

Il Sicca regista traduce l’estetismo prezioso della pagina in plasticit  scultorea di greca classicit , assecondato dall’accuratissimo disegno luci di Marco Giusti
un gioco sapiente che veste di eleganza le nudit , esaltate al tempo stesso con effetti luce di taglio e dall’alto. Non meno efficace l’ essenzialit  delle scene di Luigi Ferrigno nere le tre pareti, un provvido pannello verticale che scorre per coprire la sovraesposizione delle pudenda,un drappo nero steso sul palcoscenico, che all’occasione si solleva e diventa un lenzuolo, a complice protezione di ripetuti amplessi. Nella realizzazione in video (Alessandro Papa) il titolo, una mano che scrive un indirizzo per dare seguito alla loro storia; rose sparse con rosso dominante. Gentilezza e passione. Sensibile, la scelta dei costumi di Zaira De Vincentiis, attenta a evidenziare nell’abbigliamento dei protagonisti i gusti dell’epoca e la differenza di et .

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In foto, una scena dello spettacolo

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