Attività che s’intensifica durante l’estate, sia per motivi estetici che terapeutici, il Massaggio ci sembra un argomento adatto a venir trattato in questo periodo così disarmonico (direbbe un saggio cinese) tra le esigenza della natura e l’avarizia del cielo, prodromo di una ben più grave disarmonia detta siccità, funesta per la Terra sotto tutti i punti di vista. Ne parliamo quindi esaminandone gli aspetti che spesso sfuggono alla nostra cultura, ma che sono ben radicati negli studi e nell’attività dei suoi maestri.
Perché il massaggio è azione e pensiero, manualità tecnica e conoscenza teorica, difficile da definirsi con con una sola parola sia per le sue infinite specializzazioni che per i millenni di studio e di pensiero, di orientamenti sociali e politici e di filosofie di vita che si porta dietro. Una delle sue più affascinanti espressioni è quella della ‘riflessologia del piede’, che già col nome anticipa la molteplicità dei suoi scopi.
Ne parliamo con Nicola Pallonetto, docente di tale materia presso l’Università popolare di Napoli e l’Istituto cultutrale Humaniter, studi e master nazionali e internazionali e una lunghissima esperienza  alle spalle. Ha raccolto la sua trentennale esperienza in un libro che pone a confronto alimentazione e riflessologia, aprendo la strada a sempre nuove indagini per snidare i malesseri che si celano sotto insospettabili insidie.
 Convinto apostolo del suo credo, Nicola Pallonetto affronta il suo lavoro diagnostice e curativo con competenza e dedizione e il suo rapporto con i pazienti è ispirato alla fiducia e alla reciproca convinzione di potercela fare.
I suoi studi gli consentono di assurgere a esperienze straordinarie e da lui apprendiamo gli affascinanti precedenti storici e filosofici della sua arte che nasce da un un pensiero antichissimo,  risalente a circa cinquemila anni fa, partito dall’estremo oriente e giunto a noi, come i colori e i profumi, le favole e altre e molteplici  fonti di conoscenza e di civiltà, sull’onda dei mercanti girovaghi, dei filosofi, dei cantori e di quanti decisero di ampliare i confini dei territori di nascita per diffondere nel mondo i loro saperi e assumere dagli altri mondi tutto quanto vi era nato.
Tra questi doni che l’Oriente ha offerto al mondo occidentale rientra sicuramente la medicina, la cura per l’uomo in tutte le sue espressioni, quasi un culto alla vita perché non provocasse, deviando dalle sue giuste vie, i mali che aggrediscono l’individuo fino a renderlo altro da sé, nemico di sé stesso e apportatore a sua volta di malessere.
Sempre da Nicola Pallonetto, nel corso di lunghe e interessanti conversazioni, apprendiamo che la storia della massoterapia comincia all’incirca nel 2.600 a. C. mentre le documentazioni risalgono al  quattrocento a. C. Lo Hiundli neijing, testo basilare della Medicina Tradizionale Cinese detto per brevità M. T. C., si esprime in forma dialogica tra Hiuangdi e il medico Qibo, ma non mancano altre documentazioni raccolte sotto le diverse dinastie.
Dalla dinastia Smi (581-618 d.C.), il massaggio diventa disciplina indipendente, distinta dalle altre insieme alla medicina interna, all’agopuntura, alla psicologia. Soppresso dalla dinastia Song (960-1279 ), il massaggio fu ammesso solo in pediatria dalla dinastia Ming (1368-1644) per motivi di pudore, e sempre per motivi di pudore nasce la riflessoplantologia limitata al piede, perché il resto del corpo doveva restare esente da contatti estranei.
Nonostante revisioni e mutamenti nei secoli, fu solo nel 1928 che, con la repubblica popolare cinese l’insegnamento del T.M.C. venne proibito, per venire poi ripreso nel 1949. In Cina, la massoterapia si definisce con la parola Tuina e Anmo, spingere e sfiorare, ma tra le cose più interessanti che dobbiamo alla cultura medica cinese è certamente la divisione delle forze in Yin e Yang,  principio fondamentale dell’universo dal cui equilibrio dipendono salute e malattia, materia ed energia, elementi complementari e opposti, in reciporca trasformazione.
Il principio che li produce è il Dao, e il campo energetico è formato da forze dette Qi, soffio. I soffi assumono diversi nomi secondo la loro funzione. Xue è il sangue, manifestazione fluida di Qi e la circolazione energetica si ramifica nel corpo attraverso i 12 meridiani previsti dalla medicina cinese. Ogni organo ha la sua funzione e il pericardio, organo yin, che protegge il cuore, presiede alla gioia e al piacere,  consentendone l’equilibrio.
L’uomo è una replica dell’universo, formato dai 5 elementi: Terra, Legno, Fuoco, Metallo, Acqua che ricevono energia l’uno dall’altro. Ogni elemento ha le sue caratteristiche, ma la cura di uno di essi si estende agli altri, secondo i principi dell’ armonia che assicurano l’equilibrio della salute, mentre la disarmonia lo rompe. Anche le emozioni influiscono sui vari organi, ad esempio la gioia sul cuore, la malinconia sullo stomaco, e così gli agenti esterni, come il freddo il caldo, e o stile di vita, l’ereditarietà e quanto l’uomo fa nella sua vita e della sua vita può creare disarmonie, sviare energie, creare malanni.
Per il M.T.C. la diagnosi si fa attraverso diversi esami, da quello visivo all’ auditivo all’olfattivo al tattile, e l’anamnesi può venir fatta anche osservando il volto, gli occhi, la pelle.

Antonio Cardarelli | ilmondodisuk.com
Nella foto, in alto ecco come  si pratica la rifflessologia plantare. Qui sopra,  Antonio Cardarelli

Di questo principio, a Napoli vi è stato un moderno e perfetto assertore, il grandissimo Antonio Cardarelli, (1831 – 1927) invocato per strada come un santo da chi ne conosceva la miracolosa intuizione. Detto anche ‘occhio clinico’ per la sua capacità di diagnosticare anche da lontano la malattia, attraverso la voce o altri minimi indizi, Cardarelli fu il medico di due sovrani, Vittorio Emanuele II e Umberto I, di Verdi e di Garibaldi, di Croce e di quanti in quell’epoca ebbero la fortuna di poterlo conoscere, oltre che di tutto il popolo minuto che si rivolgeva a lui come a un santo, ricevendone gratuitamente le cure.
Senatore del regno, citato dalla letteratura del tempo, Cardarelli è il protagonista de Il Paese di Cuccagna di Matilde Serao (1890). Forse un soffio, un Qi, di quella miscela di anima e corpo, spirito e cuore e di tutto quanto ispirò la Cina di millenni fa la sua, tuttora valida cura per i mali fisici e morali dell’uomo, è giunto fino a noi attraverso Meridiani spirituali e terrestri, ma ci piace concludere che questo soffio ha scelto Napoli per attecchire dando i suoi frutti non effimeri, nello studio, nel magistero e nelle tuttora valide testimonianze del sapere di un uomo che fa onore alla sua specie: il nostro immenso Antonio Cardarelli.

 

 

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