Ferito a morte il romanzo più noto di Raffaele La Capria, premio Strega 1961. Un monumento della letteratura, una enorme e ininterrotta fortuna critica. la storia chiaramente autobiografica di Massimo De Luca, giovane posillipino della Napoli “bene”, colta a met  dei Quaranta, nel momento delicato del passaggio dalla giovinezza spensierata alla maturit , segnata dal doloroso distacco dalla citt  natale e dal suo mare, all’epoca limpido, ricco e pescoso.
Il mare di Mergellina Mergoglino, il sito prediletto degli uccelli acquatici- allora ancora semplice spiaggia di pescatori con barche e reti stese ad asciugare. E, in controluce, un intero microcosmo fatto di battute di pesca all’ombra del palazzo Donn’Anna, seicentesca monumentalit  incompiuta, il mare ancora libero, non ancora ingiuriato dalle scogliere; discussioni appassionate e frivole al Circolo Nautico, ma soprattutto la Grande Occasione Mancata, l’amore irrinunciabile e perduto per la bella Carla, intravista qualche anno dopo in Via de’Mille. Fugace apparizione.
Di questo microcosmo vacuo, perso e inetto non vi è traccia in FERITO A MORTE PRELUDIO. Il senso della felice operazione di regia di Claudio Di Palma è racchiuso tutto nel titolo la trasposizione teatrale vuole essere un preludio nel senso tutto romantico di componimento strumentale autonomo, breve e intensamente lirico ci di poesia qui prosa d’arte- che si accompagna per lunghi tratti alla musica per esaltare ancor più le note intime, malinconiche e di rimpianto, che trasudano dal testo, anche quando esso descrive, con enfasi tutta giovanile, la lotta “titanica” che il giovane Massimo ingaggia con una spigola.
Di Palma riduce il romanzo all’essenza, in grumi di significato espressi in forma di monologo, riconducibili al mal di vivere e al rifugio nella scrittura come estrema difesa. Un attore, una voce, una sedia e, su uno sgabello, la macchina da scrivere portatile – la mitica lettera 22 della Olivetti?- ipersegno dello scrivere. Croce e delizia.

Sposato alla musica, il monologo si trasforma in un melologo suggestivo e di grande raffinatezza. Al parlato conferiscono valore aggiunto la timbrica seducente e i cromatismi vocali di Mariano Rigillo, un “cantare altro” " che la voce ottiene con un sapiente gioco di registro, inclinazioni alte e basse in alternanza, un crescendo/diminuendo di volume, in funzione dei valori semantici ed emozionali della parola e del racconto.
Gran bella voce sola quella di Rigillo che, unita all’antico magistero attoriale, ancora esaltato dalla figura elegante e slanciata, conferisce al dettato verbale note intense e vibranti, in un crescendo chiaroscurale di commozioni.
Le note al piano sono di Paolo Vivaldi, autore anche delle musiche, ricche di echi minimali e impressionistici ed eseguite peraltro con grande delicatezza di tocco, particolarmente apprezzata nei pianissimi. Ad esse si uniscono le note vibranti del violoncello di Federico Odling e quelle del violino di Salvatore Moresco che, assieme al piano, ammantano il parlato di un’aura di onirica sospensione, accentuata dalla suggestiva vocalit  di Antonella Ippolito, parimenti efficace nel canto senza parole e nella “trenetiana” Que-reste-t- il, silloge per antonomasia di tutte le malinconie e i rimpianti d’amore.
Musica e vocalit  avvolgono le parole di nebbia sottile e incantata, grazie anche ai velari scenografici semplici cui la sapienza delle luci affida il compito di tradurre cromaticamente il variare degli stati d’animo, prima di assumere sul finale la tonalit  calda e avvolgente del rosso.
Consensi calorosi e prolungati da parte del pubblico

Ferito a morte- Preludio
Teatro Nuovo
Via Montecalvario, 16,Napoli
081 497 6267
Fino a domenica 8 dicembre

In homepage, Rigillo in scena

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