Dallo studio sui libri allo studio di pittore. Un cambio di corso universitario (ingegneria) può portare a un cambio di residenza (da Alcamo a Napoli). Ed è cos che Fabio Rocca, pittore siciliano, conosce Partenope nel lontano 1964. “La grande citt  mi ha sempre attratto -spiega l’artista- ma in realt  venni qui per frequentare l’Orientale”. Erano anni di contestazioni e moti studenteschi. “Mi trovavo nel vivo dell’azione. La “lotta” mi occupava più o meno a ritmi full time. Ero il consigliori del capo degli studenti dell’Orientale. Mi piaceva quel ruolo, dato che in pubblico non parlo fluentemente e cos passavo a lui la dritta. Riscuotevamo un certo successo”. Tra cortei e volantinaggio, i quattro anni previsti dall’Orientale diventano otto. E Rocca ha tutto il tempo di ambientarsi alla citt . E cos “sono rimasto”.

L’amore per la pittura comincia a svilupparsi agli inizi degli anni Sessanta. Poi, la quiescenza. Studi e attivismo, ma anche viaggi. Lunghi viaggi in giro per l’Europa. “Giravo in autostop” ricorda il pittore. E continua: “Sono arrivato fino in Svezia, passando per l’Olanda, la Francia. Ovunque arrivavo, visitavo i musei”. Un’esperienza fondamentale per la formazione del suo gusto di artista. “Molte delle opere che osservavo mi commuovevano. E capii che volevo creare le stesse emozioni negli altri. In fondo, è questo lo scopo della pittura: emozionare”. E sono dunque scelte con cura le parole di Klee ad apertura di un catalogo dedicato a Rocca: “Il quadro non ha fini particolari, ma solo lo scopo di farci felici”. Come precisa l’artista: “è anche un mio modo per richiedere la benevolenza, l’affetto, la simpatia degli altri. Come dire: guarda come sono bravo, amami per le cose che faccio”.

Anche un modo (forse) per vincere la depressione. “Credo che la depressione sia un elemento importante per la creativit , anche se ancora mi sfugge il perch”. E ricorda: “All’inizio Napoli mi deprimeva, come del resto i viaggi fatti nel nord Europa. Una depressione terribile rivisti con gli occhi di oggi. Poi c’è stato un periodo in cui Napoli ha cominciato a piacermi molto…”.

Autodidatta del colore, amante della tecnica dell’olio su carta, “rispetto alla tela, mi d  risultati che meglio esprimono ciò che voglio comunicare” e avvezzo all’uso delle spatole, “i pennelli ho cominciato a usarli da poco”, riprende a dipingere sul finire degli anni Settanta. Di l a poco (è il 1984) arriva la prima mostra. A Napoli, in una galleria di via Crispi. “Piacqui!” ricorda soddisfatto.

“Rispetto a quanto produco, mostre ne ho fatte poche. Adesso me ne hanno proposta una in Tailandia, dove gi  ci sono dei miei quadri e un’altra a Hong Kong”. Ma confessa: “Trovo le mostre cos faticose, che preferisco sempre rimandare”.

Nelle foto (di Maria Volpe Prignano) Fabio Rocca e un’opera dell’artista.

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