Un libro speranza, quella di una capitale smarrita, perduta nelle contraddizioni quotidiane che consumano il presente. Ma che non perde la fiducia di rinascere, di rimettersi nel posto che ha meritato un tempo. Rosario Ruggiero – Elogio della civiltà musicale napoletana – Edizioni Savarese – pagg. 63 – Euro 7,90, affronta con questo spirito un lavoro editoriale per i più.
Istituzioni, strutture, forme create o perfezionate, stilemi tecnici, scuole interpretative e compositive, autori, tecniche di diffusione, aneddoti, citazioni ed altro; di questo argomenta Rosario Ruggiero.
Il Conservatorio di San Pietro a Majella nel 1800 assume in sé ben quattro strutture. Si parte dalla prima metà del ‘500 quando un artigiano fondò una cappella in città, Santa Maria di Loreto, con l’intento di raccogliere i ragazzi che vivevano in strada. I fanciulli questuavano per mantenere l’istituzione e veniva loro riconosciuto vitto e divise, ricevendo l’opportunità di imparare un lavoro.

Qui sopra, la copertina del libro. In alto, il chiostro grancde del Conservatorio di San Pietro a Majella
Qui sopra, la copertina del libro. In alto, il chiostro grancde del Conservatorio di San Pietro a Majella

Un secolo dopo si aggiungerà la possibilità di diventare compositore, cantante o strumentista. Nasceranno i conservatori di “Porta Capuana”, “I poveri di Gesù Cristo” e “Pietà dei Turchini”; nell’ottocento confluiranno tutti in “San Pietro a Majella”.
Napoli nel settecento era già un imprescindibile riferimento mondiale per la musica.
L’Auditorium della Rai di Napoli è unico in Italia, con i suoi mille posti a sedere e i 400 metri quadrati di palco; il Real Teatro di San Carlo, voluto da Carlo di Borbone, fu costruito in soli 8 mesi, è il più antico teatro d’opera del continente, il più capiente ed unico per l’eccellenza acustica. Nel 1812 nasce la scuola di danza d’Italia, la più antica dello stivale.
Di Giacomo, Murolo, Capurro, Russo, autori partenopei riconosciuti da tutti; le canzoni napoletane sono state cantate da Enrico Caruso, Placido Domingo, José Carreras, Elvis Presley, Pavarotti, Mina, Claudio Villa, Beniamino Gigli, Mia Martini e tantissimi altri.
Citazioni come ‘o zingariello oppure ‘o posteggiatore, si accompagnano ad aneddoti rimasti celebri quali quello dello scrittore francese Stendhal che del teatro San Carlo sosteneva:” Non c’è nulla, in tutta Europa, che non dico si avvicini a questo teatro, ma ne dia la più pallida idea”.
Un libro ordinato nella forma e efficace nella sostanza, che permea la città di Napoli di un lavoro a disposizione dei non addetti ai lavori,  accostando il dovuto linguaggio tecnico a una capacità di comprensione soprattutto per chi tecnico non lo è. Un lavoro snello, agile e di facile lettura, sicuramente arricchente dal punto di vista della cultura musicale partenopea.

 

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