Il sapore amaro dell’amore che voluttuosamente Salome assapora sulle labbra di Jokanaan, orribile preludio alla morte della bella e dissoluta ragazza, ordinata da Erode, pone fine alla scandalosa vicenda nata dalla penna di Oscar Wilde e rivestita di note da Richard Strauss. Salome, in scena al San Carlo in questi giorni, fino al 26 novembre, da qualcuno letta in chiave attualizzante, per vie di certi accostamenti con le vicende di moderni satrapi, avvezzi a circondarsi di leggiadre fanciulle, nulla a che vedere con queste amenit  da commedia all’italiana. Salome è la quintessenza del decadentismo, la raffigurazione icastica di quel connubio tra ambizione, sensualit , potere dell’arbitrio e arbitrio del potere, che sembra non fermarsi davanti a nulla.
Di questo allestimento, forse proprio l’intento attualizzante, voluto dal regista Manfred Schweigkofler, è la parte più debole. Di tutt’altro segno la direzione d’orchestra, affidata a Gabriele Ferro, che ha saputo tenere con il fiato sospeso il pubblico sancarliano dalla prima all’ultima nota. Spiace apprendere che qualcuno ha voluto cogliere nella Danza dei sette veli il culmine dell’opera, che è invece tutto nel finale, dopo un itinerario in cui i sentimenti si mescolano in un caleidoscopio di sensazioni, emozioni e passioni, tutti contemporaneamente vibranti e sottesi da cellule ritmiche e melodiche che si susseguono con calibrata, crescente intensit , fino all’esplosione conclusiva.

Le rappresentazioni di Salome, fina da quella del 1905, hanno sempre destato scandalo
la ragione è sicuramente nella vicenda, narrata dall’evangelista Marco e ripresa da Wilde, ma ancor di più è nella musica, forse più che nella protagonista. Nel ruolo del titolo, in luogo dell’attesa Catherine Naglestad, Annemarie Kremer, giovane olandese che assomma in s una presenza scenica convincente e una vocalit  molto interessante. Niente lap-dance sulla scena, per carit , come pure di recente si è pensato, per esplicitare una tensione erotica, che invece nella rappresentazione sancarliana è tutta in lei, nel giovane soprano olandese.
All’altezza del ruolo le voci di Kim Begley nei panni di Erode e di Marqus Marquardt che indossa gli abiti di Jochannaan il profeta. Un cenno a parte merita l’Erodiade della brava Natascha Petrinsky. Suggestive le scene di Nicola Rubertelli, efficaci gli interventi del Corpo di ballo del San Carlo, impegnato nelle coreografie firmate da Valentina Versino.

Repliche
Marted 18 novembre 2014, ore 18.00
Venerd 21 novembre 2014, ore 20.30
Domenica 23 novembre 2014, ore 17.00
Mercoled 26 novembre 2014, ore 19.00

Per saperne di più
www.teatrosancarlo.it

Nelle foto di Francesco Squeglia due momenti dello spettacolo

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