A proposito del commissariamento del Massimo napoletano, dall’artista Tony Stefanucci, gi  direttore degli allestimento del teatro di San Carlo, riceviamo e volentieri pubblichiamo

Mi vergogno. Mi vergogno come uomo, come professionista del settore, come cittadino contribuente, mi vergogno di non aver contribuito abbastanza a evitare questa ennesima vergogna cittadina dell’ennesimo vergognoso commissariamento del Teatro di San Carlo vergognosamente commissariato come una qualsiaasi vergognosa istituzione pubblica in odore di camorra o di insipienza e incapacit  gestionale della cosa pubblica. Non conosco questa persona designata come commissario, ma certo deve essere persona capace di insegnarci e dimostrarci come si gestisce un Teatro.
Mi vergogno che la cittadinanza napoletana, della quale faccio parte, non sia in grado, cos come nei secoli dei secoli, di esprimere persona o persone in grado di gestire con orgoglio e dignit  qualsivoglia istituzione cittadina. Ammettiamolo non ne siamo capaci! Non ne siamo capaci noi artisti e intellettuali, non ne sono capaci i nostri politici, non ne siamo capaci noi cittadini perch non abbiamo mai assunto consapevolezza di essere tali, ma solo e soltanto sudditi. Sudditi di chiunque venga proditoriamente a dirci come e cosa fare.
Il precedente commissariamento ha prodotto danni irreparabili alla più bella e perfetta macchina teatrale esistente al mondo. Quali saranno i prossimi. Ma a noi Francia o Spagna, basta che si magna.
E cos sia, se è questo che vogliamo e siamo. Per la nostra vergogna.
Dato sfogo all’istinto, diamo spazio alla ragione.
Quello napoletano non è un popolo di melomani, forse lo è stato nei secoli scorsi limitatamente alla nobilt  o a certa borghesia, ma oggi certamente non lo è, e a quei pochi che ancora lo sono gli chiudiamo pure il sipario in faccia! Cui prodest? Se il teatro di San Carlo dovesse chiudere definitivamente nessuno si strapperebbe i capelli ne si alzerebbero barricate; come nessuno lo ha fatto per le librerie che si chiudono una dopo l’altra, per le biblioteche desertificate e in preda ai ladri, o che marciscono in depositi inadeguati; per Pompei che va in malora o per i musei che sono dei veri e propri deserti dei Tartari e cos via. L’interesse si accende solo quando arrivano un po’ di soldi da fondi europei o governativi, finiti i quali finisce l’interesse.
Io lo so come funziona un comissariamento del San Carlo perch l’ho vissuto da vicino se il commissario si porta dietro un po’ di soldi pubblici, allora tutti contenti, i sancarliani dico, per lo scampato pericolo di chiusura e tutti a casa (magari accadesse, per la gioia di essere smentito). Il Teatro Mercadante, Teatro Stabile della citt  di Napoli fu e rimase chiuso per trenta e più anni, e se tanto mi d  tanto…
Il teatro di San Carlo non è un’azienda dove contano solo i costi e i ricavi e non è neanche solo un serbatoio di posti di lavoro, ma è ben altro. Lo sappiamo tutti, cittadini comuni e sancarliani, ma solo quando ne prenderemo coscienza, soprattutto questi ultimi, non ci saranno più pericoli di chiusura, tantomeno di commissariamenti. E forse crescerebbe anche il popolo dei melomani. Fellini docet.

In foto, uno scorcio del Massimo napoletano

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