Progetti, programmi, piani nazionali, protocolli, partenariati, reti, laboratori. Sono queste alcune delle parole entrate nel lessico della scuola italiana. Abbandonata, sembra, la logica dell’improvvisazione, la scuola oggi appare tutta centrata sulla previsione di modelli organizzativi sempre più attraenti e efficaci. I risultati non sempre rispecchiano le aspettative, ma è noto che il cambiamento di rotta da una logica verticistica a una policentristica dell’autonomia scolastica ha richiesto e richiede ancora tempi lunghi e assimilazioni condivise. Lo sforzo è tangibile e i risultati non si faranno attendere, soprattutto se la normativa sapr  coniugare la tradizione con l’innovazione, senza trascurare quanto di significativo e di importante è stato realizzato nel corso degli ultimi anni.
Il Ministero dell’Istruzione Universit  e Ricerca ha varato, su tutto il territorio nazionale, per il secondo anno consecutivo, il programma “Scuole aperte”, la cui selezione in Campania si è conclusa pochi giorni fa. Le scuole sono state invitate, con apposito bando, a partecipare a una selezione, superata la quale hanno avuto accesso a un finanziamento con cui possono arricchire l’offerta formativa e offrire un tempo di permanenza degli alunni più ampio e articolato. La denominazione scuole aperte vuole indicare proprio questo.
Sul tempo scuola si sono confrontati illustri pedagogisti e psicologi. Gli studi affrontati dalla psicologia cognitiva hanno messo in relazione il grado di apprendimento di una competenza e i tempi effettivamente necessari per raggiungerla. Il tempo, quindi, è diventato una variabile fondamentale nella qualit  dell’istruzione, oltre che un’esigenza di carattere sociale dovuta alle mutate condizioni e ruoli dei diversi componenti all’interno della famiglia. Il titolo emblematico e gi  di per s esplicito è indicativo delle finalit  dell’azione progettuale aprire le scuole per sottrarre i giovani alla strada, aprire le scuole per coinvolgere le famiglie e le associazioni in un’offerta formativa sempre più ampia e diversificata, allungare i tempi di funzionamento per creare quei centri di aggregazione che sempre più la scuola sta assumendo a modello sul territorio, particolarmente in quelle realt  che sono prive praticamente di tutto.
Quest’anno, a differenza dello scorso, le tematiche sono quattro e nello specifico sono relative all’apprendimento pratico della musica; all’approfondimento della lingua italiana, per gli alunni di recente immigrazione; al potenziamento delle conoscenze scientifiche, attraverso l’implementazione delle attrezzature che possono favorire la didattica laboratoriale e alla promozione dell’attivit  motoria e sportiva.
L’approfondimento dello studio di Dante e la storia locale sono stati tralasciati per dare spazio a quegli ambiti, come recita la stessa nota del MIUR, che sono “individuati come quelli che assumono carattere di priorit  rispetto alle attuali criticit  espresse dal sistema scolastico…”. Inoltre, recita la circolare ministeriale, i fondi assegnati possono essere integrati con altre risorse, per garantire il funzionamento della struttura scolastica finanziamenti, ad esempio erogati dagli enti locali, per esempio. Questa opportunit  è difficilmente realizzabile in Campania, dove gli enti territoriali operano generalmente in condizioni di estremo disagio.
Ma diamo un po’ di spazio anche ai dati numerici, senza trascurare il fatto che l’iniziativa è rivolta alle scuole statali e paritarie con un unico fondo assegnato alle regioni che verr  distribuito equamente secondo criteri scelti autonomamente dai singoli Uffici Scolastici Regionali.
In tutta la ragione sono stati finanziati circa trecento progetti suddivisi in tutti e quattro gli ambiti. Il dato più esiguo riguarda quello relativo alla lingua italiana per gli alunni immigrati, solamente diciannove scuole hanno ricevuto finanziamenti per questa tematica; dato significativo di un’esigenza forse non troppo sentita, almeno dalle nostre parti.
Che le scuole restino aperte anche di pomeriggio è sicuramente un buon risultato, se si considera che spesso costituiscono, in molti territori, l’unico presidio dello Stato, l’unico luogo dove la parola regola ha ancora un senso, l’unico ambiente che diffonde modelli positivi.

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