Pezzi di ceralacca raffiguranti il sigillo di Maria Stuarda: un leone rampante affiancato da due unicorni e sormontato da un cimiero e da una corona. E’ il principale indizio della spy story “I Leoni d’Europa” (Scrittura & Scritture, pagg. 402, euro 13,50) che Tiziana Silvestrin ambienta alla corte dei Gongaza nella seconda met  del ‘500. Verit  storica e finzione letteraria si mescolano in questo noir dalla trama fitta e avvincente che tiene il lettore con il fiato sospeso fino alla chiusa del romanzo. Nella cupa e torbida temperie controriformista, che vede cattolici e protestanti fronteggiarsi come “leoni” assetati di potere, una tempesta diplomatica investe il ducato di Mantova a seguito di un presunto assassinio avvenuto in circostanze misteriose, tutte da chiarire. In un duello, scoppiato apparentemente per futili motivi, il principe Vincenzo Gonzaga avrebbe inferto una ferita mortale alla scozzese James Crichton in fuga dalla basilica palatina di Santa Barbara insieme con Thomas Samerie, una volta scoperti, mentre cercavano di introdursi furtivamente all’interno della cripta. A detta dell’erede al trono il colpo era stato lieve, sferrato in gesto di stizza per vendicare Ippolito Lanzoni, compagno di bagordi, su cui si era avventato inspiegabilmente Crichton. Per scagionare Vincenzo e uscire dall’impasse il duca Gugliemo, consigliato dai suoi fedelissimi, decide di sguinzagliare Biagio dell’Orso, capitano di giustizia, alla ricerca di prove schiaccianti che presentino James Crichton come un uomo di malaffare, un attaccabrighe in cerca di grane. Lo scozzese, in realt , era un fine erudito, avvezzo alle disquisizioni teologiche e filosofiche, poliglotta e studioso di lingue classiche, figlio dell’avvocato della corona di Maria Stuarda e nipote di un importante esponente della Compagnia del Gesù. In un viaggio che lo porter  a Padova, nella Serenissima, a Milano, Biagio dell’Orso riuscir  a portare a termine la missione affidatagli, ma restano oscuri molti lati della vicenda che tolgono il sonno all’arguto capitano, deciso ad andare fino in fondo e a ricostruire i tasselli di mosaico che cela verit  scottanti. Quei pezzi di ceralacca sigillavano delle missive attestanti un complotto internazionale ordito dalla potenze cattoliche, da una fazione del Consiglio dei Dieci, organo di spicco della Repubblica di Venezia, dalla famiglia Throckmorton, per uccidere Elisabetta I d’Inghilterra e liberare Maria Stuarda. Sar  sedato nel sangue, ma il giovane scozzese, spia della Serenissima, assoldato per cento corone d’oro per rubare la più prestigiosa reliquia della cristianit , era vivo e vegeto con buona pace per la coscienza di Vincenzo.
Ne parliamo con l’autrice, raggiunta al telefono.

Come nasce questo giallo?
Da cartigli e manoscritti in cui mi ero imbattuta nel corso dei miei studi universitari. Le vicende che racconto sono tutte documentate. Su dati attendibili ho costruito questa romanzo che ruota intorno a personaggi storicamente vissuti, come Critonio, Biagio dell’Orso, il tipografo Aldo Manuzio.
Le pagine sono dense di scorci che illustrano la societ  del tempo…
Mi interessava che le figure prendessero corpo e filtrassero, come in un gioco di specchi, il vissuto che respiravano: la vita di corte, i fermenti nelle piazze, il ruolo delle cortigiane, il timore dei contagi.
Progetti per il futuro?
Posso anticiparvi che il personaggio di Biagio dell’Orso mi seguir  in prossimo lavoro, incentrato su un altro mistero, quello di Giulio Romano, passando per Tiziano.

Nella foto, la copertina

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