La rivoluzione a teatro partendo da “’O Vico” di Viviani. Nello Mascia e il gruppo di Attori Indipendenti riportano in scena il dramma e l’umanità del popolo napoletano. Al teatro Totò di via Frediano Cavara, da giovedì 11 gennaio a domenica 21. Il primo atto unico con cui Viviani comincia a discostarsi dall’esperienza del varietà per approdare alla prosa e il primo spettacolo degli Attori Indipendenti, un atto di resistenza contro il sistema teatrale asservito al potere che invece di guardare al merito favorisce gli “amici”.
«Rivendichiamo un’idea di teatro – dichiara il portavoce dei rivoluzionari Mascia – che restituisca all’attore la dignità e la centralità dell’attività creativa. Da napoletani sentiamo forte il bisogno di tutelare il nostro patrimonio attoriale, ormai disperso, per trasmetterlo integro e puro come i nostri maestri hanno fatto con noi. Partiamo con niente. Una produzione no budget che si affida al botteghino. Attori da una parte. Spettatori dall’altra».
Ambientata in un vicolo, la messinscena propone dodici personaggi, di diverse fasce sociali, tutti accomunati dalla mancanza di un posto di lavoro: Mastu Rafele, il ciabattino in miseria con la moglie Rachele, giocatrice del lotto; i due innamorati Prezzetella ‘a capera e l’Acquaiuolo; Donna Nunziata ‘a cagnacavalle; Totore ‘o guappo ‘nnammurato; lo Spazzino e Ferdinando, ‘o cane ‘e presa.
A ricoprire i vari ruoli accanto allo stesso Mascia, attori di provata esperienza come Cloris Brosca, Rosaria De Cicco, Giancarlo Cosentino, Franco Javarone, Giovanni Mauriello, Matteo Mauriello, Massimo Masiello, Marianna Mercurio, Ciccio Merolla e Francesco Paolantoni, con il commento musicale dal vivo di Mariano Bellopede e Merolla.
‘O Vico, debuttò per la prima volta il 27 dicembre 1917 al teatro Umberto di Napoli. A dominare è un tema che ricorre spesso nel teatro di Viviani: la disoccupazione. L’iniziativa, nata spontaneamente e in seno a un settore teatrale eternamente in crisi, si muove tra le stesse lamentele che furono di Viviani un secolo fa.
«Oggi come ieri – commenta l’attore – il teatro vive uno stato di crisi perenne. Ormai è chiaro. Per lo Stato il teatro non ha più una funzione pubblica e la miope classe politica attuale non vede in esso una chiave di sviluppo sociale. In questo clima di crescente disagio e di smarrimento nascono gli Attori Indipendenti».
Senza aiuti, coperture, protezione. Un gruppo di attori che riconosce la propria storia, le ragioni poetiche della propria scelta di vita, nell’altro. «Siamo qui – dice Mascia – col disincanto dell’età, nella nostra gioiosa dichiarazione di resistenza. Con poche certezze. La prima, il teatro è necessario perché di tutte le arti rivolte a un pubblico, è il solo che passa da bocca a bocca, da occhio a occhio, da mano a mano, da corpo a corpo. La seconda, sappiamo far bene il nostro mestiere. La terza, l’unica nostra possibilità di manovra e di azione sulla realtà, politica e culturale del nostro Paese, è quella di fare spettacoli belli, di cui il pubblico si innamori».
E così, con queste premesse, continua sull’onda del successo e dell’unanime consenso di pubblico la stagione del Teatro Totò diretto da Gaetano Liguori. Puntando sulle performance dei singoli interpreti, con “’O Vico”, proverà ad avvicinare ancora una volta il popolo napoletano alla grandiosità di un autore capace di andare al di là del tempo.
Far crescere il gruppo e portare in scena il romanzo “Speranzella” di Carlo Bernari è il sogno degli Attori Indipendenti, “sopravvivere”, quello di Mascia, convinto che il teatro possa davvero contribuire a cambiare le cose perché ha in sé il senso della comunicazione fra uomini.
L’attore e regista salernitano è anche il testimonial di SosPartenope, la campagna di crowdfunding lanciata da Il mondo di suk sulla piattaforma Meridonare (https://www.meridonare.it/progetto/sos-partenope2), per realizzare il libro della città, il “Dizionario appassionato di Napoli” di Jean-Noël Schifano, la cui traduzione dal francese è già in corso, affidata ai ragazzi dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli guidati dal docente Alvio Patierno. Scopo del progetto: rilanciare nel mondo l’immagine di Napoli, contro quelle etichette e luoghi comuni che i media, nazionali e non, continuano a far circolare, danneggiando la città e chi ci vive e lavora onestamente.
Soffermandosi sul ruolo della cultura, dice: «Quello che vedo è che i governi che si sono alternati negli ultimi vent’anni in Italia, composti da una disastrosa classe politica, hanno agito tutti allo stesso modo. Hanno massacrato la cultura. Il primo passo che segna la decadenza di un Paese è quando la cultura viene ignorata, cancellata o addirittura svenduta. Che il 62% del patrimonio mondiale si trovi proprio in Italia ha ben poca importanza visto che non siamo neppure in grado di sfruttarne il potenziale, nonostante rappresenti una ricchezza storico-artistica unica al mondo, né di competere con quei Paesi che nel corso degli anni hanno saputo puntare sulla cultura sostenendo processi di sviluppo validi e efficaci che hanno fruttato in termini economici. Il modello Berlino è solo un esempio indicativo di come un governo possa puntare e muoversi al fine di produrre ricchezza esclusivamente attraverso la produzione creativa. Lo testimoniano migliaia di nuovi posti di lavoro. I dati degli afflussi turistici parlano da soli».

Teatro Toto’
Via Frediano Cavara 12E
80137 Napoli
telefono 0815647525
‘O Vico di Raffaele Viviani
Da giovedì 11 gennaio a domenica 14 e da venerdì 19 a domenica 21 gennaio 2018
Orari: giorni feriali ore 21 – il sabato doppio spettacolo ore 17.30-21.00 – domenica ore 18
http://www.teatrototo.it/

In foto, Nello Mascia (a destra) in una scena dello spettacolo

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