Il sogno di Lucio Amelio ritorna a Napoli. Il 23 novembre del 1980 la Campania fu sconvolta dal disastroso terremoto che fece perdere fiducia negli uomini e nella natura. Lo storico gallerista napoletano chiamò a raccolta i “suoi” artisti per lasciare un’impronta che nessuno avrebbe potuto cancellare e distruggere mai, una traccia che sarebbe stata da monito e ricordo di quel fatidico giorno. Nacque Terrae Motus. “Si doveva rispondere all’evento catastrofico – scrisse il gallerista napoletano c’era tanta energia nell’arte, tanta energia da potersi contrapporre a quella scatenata dalla Terra”.

Donata al palazzo Reale di Caserta per vincolo testamentario, la mostra di 71 opere ha trovato collocazione definitiva nel palazzo vanvitelliano nel 1993 dopo essere stata a Villa Campolieto nel 1984 (Ercolano, Napoli) ed in tour al Grand Palais di Parigi nell’87 ed al museo di arte contemporanea di Boston nell’83. Nell’anniversario dei trent’anni la Reggia vanvitelliana ha inaugurato un nuovo allestimento “Terrae Motus trent’anni dopo. Attualit  di una collezione”, nel nome di Lucio Amelio e dei “suoi amici artisti”. Oggi il Pan (via dei Mille, 61) alle 17,30 propone la mostra “Opere di Carlo Alfano, Bruno Di Bello, Sergio Fermariello, Nino Longobardi, Gianni Pisani ed Ernesto Tatafiore dalla collezione Terrae Motus del Palazzo Reale di Caserta”, frutto di una prima importante collaborazione del Palazzo Roccella con la Soprintendenza dei Beni architettonici per le province di Caserta e Benevento.

All’inaugurazione presenziano l’assessore alla Cultura del comune di Napoli Nicola Oddati, il direttore del Pan Marina Vergiani, il direttore regionale per i beni paesaggistici e culturali della Campania Gregorio Angelini, il Soprintendente dei Beni per le provincie di Caserta e Benevento Paola Raffaella David.

L’allestimento presenta un nucleo significativo di opere della collezione “Terrae Motus” documentato in mostra dalla sequenza di immagini di Luciano D’Alessandro.

Carlo Alfano restituisce la triste storia di Eco che ama di un amore non corrisposto il bellissimo Narciso attingendo al mito classico, come accade anche nel lavoro di Bruno Di Bello che indaga sul rapporto di Apollo e Dafne.

L’uomo guerriero di Sergio Fermariello difende le singole memorie dal dramma collettivo al quale Nino Longobardi ci riconsegna, tentando di esorcizzare la forza distruttrice della natura attraverso l’arte. “La credenza” di Gianni Pisani ci riconduce ad una visione intimistica e personale mentre Ernesto Tatafiore porta in scena i simboli più tradizionali del paesaggio partenopeo, rileggendo il più tradizionale Vesuvio, attraverso un’immagine nuova e inedita. Arricchiscono la mostra le numerose sequenze fotografiche realizzate da Peppe Avallone, che documentano, attraverso i ritratti degli artisti all’opera durante l’allestimento della collezione “Terrae Motus” ad Ercolano.

Completa il percorso espositivo la documentazione del lavoro di Daniel Buren, un testo ed un’immagine su Napoli con i quali l’artista contribu all’edizione della mostra, in occasione del suo riallestimento al Grand Palais di Parigi. La mostra è organizzata da Electa Napoli con il contributo della Metropolitana di Napoli.

Nelle immagini, alcuni degli scatti in mostra

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